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Digiuno preghiera e carità

E’ il terzo anno consecutivo che il periodo del Ramadan, iniziato lo scorso lunedì 11 marzo, coincide, almeno in parte, con il tempo della Quaresima. Ci troviamo a vivere nello stesso momento un tempo di maggior impegno e purificazione nella fede

E’ iniziato lunedì 11 marzo, per i fedeli dell’Islam di tutto il mondo, il sacro mese di Ramadan, uno degli appuntamenti più importanti per la fede dei nostri fratelli e sorelle musulmani, che si concluderà con la festa di ’Id al-Fitr (“festa della interruzione” del digiuno) il 10 aprile. Noto soprattutto per l’impegno a digiunare dall’alba al tramonto, senza assumere né cibo né bevanda per tutto il tempo di luce della giornata, il Ramadan è un mese nel quale il digiuno si estende anche ai gesti di collera, al linguaggio violento, offensivo e maldicente e, in genere, agli atti immorali. E’ anche il tempo in cui il fedele musulmano intensifica la preghiera e la lettura del Corano, la cura nel tenere il pensiero rivolto a Dio e nel perdonare le offese, impegnandosi anche in opere di carità e di solidarietà, soprattutto verso i fratelli più poveri.

Origine e significato del Ramadan

La pratica di questa tradizione affonda le sue radici nell’origine stessa della religione islamica, essendo proprio nel mese di Ramadan – secondo la tradizione – che Maometto ricevette la dettatura del Corano, come lo stesso testo sacro afferma: “E’ nel mese di Ramadan che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne testimoni [l’inizio] digiuni” (Corano 2,185). Da qui deriva l’importanza che la tradizione islamica attribuisce a questo mese, il nono del calendario islamico, considerato mese di benedizione e di misericordia. Il senso del digiuno e delle altre pratiche religiose, infatti, è quello di ottenere l’abbondanza delle benedizioni dell’Onnipotente, avvicinando il fedele a Lui in una vera purificazione interiore e facendo crescere la carità e la solidarietà nella comunità dei credenti.

Pur in dottrine diverse, che conferiscono un senso distinto a Ramadan e Quaresima, questi “tempi penitenziali” ci aiutano a riconoscerci fratelli nella condivisione di quella fragilità e di quel limite che proprio la pratica del digiuno e l’esigenza della purificazione interiore ci portano a toccare con mano

Coincidenza temporale con la Quaresima

In questa prospettiva, non ci è difficile cogliere delle affinità con gli impegni di preghiera, digiuno e carità, che i cristiani sono chiamati a rinnovare durante il tempo di Quaresima, a partire dalle esplicite indicazioni di Gesù in Mt 6,1-6.16-18, che ogni anno ascoltiamo nella liturgia del Mercoledì delle Ceneri. Quest’anno, poi, è il terzo anno consecutivo che il periodo del Ramadan coincide, almeno in parte, con il tempo della Quaresima. La data del Ramadan, infatti, cambia ogni anno: dato che il calendario islamico segue il ciclo lunare e non solare, per cui i mesi contano 29 o 30 giorni, ogni anno la data del Ramadan si anticipa di una decina di giorni rispetto all’anno precedente nel nostro calendario. Il fatto che, anche quest’anno, cristiani e musulmani ci troviamo a vivere nello stesso periodo un tempo di maggior impegno e purificazione nella fede e nella carità, pur con le differenze che qualificano le due tradizioni religiose, può diventare motivo di vicinanza spirituale nella comune ricerca di crescita nella fede in Dio, Creatore e Signore, e nella carità verso tutti, soprattutto verso le persone più povere.

La chiamata a riconoscerci fratelli

Certamente l’impegno quaresimale si può comprendere soltanto come preparazione alla Pasqua, cuore della nostra fede cristiana, nella quale celebriamo l’evento della croce e risurrezione di Gesù per la nostra salvezza, in cui ci è donata la vita divina. Tuttavia, in un tempo che continua a essere tristemente segnato dal dramma della violenza e della guerra, che mina alla radice la fiducia e la speranza in un futuro di convivenza pacifica, ci fa bene ritrovarci accomunati – cristiani e musulmani – anzitutto dall’umile e sincero riconoscimento della creaturalità che tutti condividiamo. Infatti, pur in tradizioni religiose e in dottrine diverse, che conferiscono un senso distinto a Ramadan e Quaresima, questi “tempi penitenziali” ci aiutano a riconoscerci fratelli nella condivisione di quella fragilità e di quel limite che proprio la pratica del digiuno e l’esigenza della purificazione interiore ci portano a toccare con mano. Risvegliano in noi l’urgenza di ritornare con fiducia a Colui che ci ha creati, dove è la nostra origine e il nostro compimento, e a ritrovarci in Lui come fratelli in un’unica famiglia umana. Come papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb hanno ricordato nel “Documento sulla fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi nel 2019: “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”.

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