Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il grande dono di Giulia, Gino Cecchettin presenta a Treviso il libro dedicato alla figlia
“Non è vero che sono forte. Ho sofferto e sto soffrendo le pene dell’inferno. Però sono anche un essere razionale... Ricordo che appena morta mia moglie, tenevo un diario... Quello che mi faceva star bene era raccontare gli ultimi istanti della sua vita”. Gino Cecchettin, alla vigilia della festa del papà, è a Treviso, nell’auditorium del collegio Pio X, per presentare il libro-lettera alla figlia, “Cara Giulia”, in un incontro promosso da Famiglie 2000 e libreria Ubik. Con queste parole spiega anche il perché del libro. “Ho provato a buttar giù alcuni pensieri, a tentare di rispondere a tante domande, dove ho sbagliato, cosa potevo fare... Una malattia la posso anche comprendere, quello che è successo a Giulia no”. Giulia, “la figlia che definiresti perfetta, brava a scuola, pronta ad aiutare in casa, capace di una parola di conforto quando tornavo stanco dal lavoro”, uccisa il 23 novembre 2023 dall’ex fidanzato, pochi giorni prima della sua laurea, continuerà a fare del bene con i proventi della vendita di questo libro che andranno per una Fondazione a lei intitolata, per un team di professionisti che possa fare formazione nelle scuole e l’erogazione di borse di studio. La platea, oltre trecento persone presenti, ascolta, in assoluto silenzio, quest’uomo, a cui la vita ha tolto tantissimo, raccontare della sua famiglia, del rimorso per il tempo perso, per quei “ti voglio bene” non detti, per quei figli accuditi, accolti, ma non sempre ascoltati veramente. Scritto con l’autore Marco Franzoso, edito da Rizzoli, è un libro sulla cura e sull’ascolto, sul valore potente della famiglia che “è maggiore della somma dei singoli componenti”, sull’importanza delle parole che possono essere veicolo di amore, oppure di aggressività e di violenza. Non c’è solo un atteggiamento machista, c’è anche un linguaggio machista.
Ad ascoltare Gino Cecchettin ci sono soprattutto donne, giovani, madri, nonne... Quanto bisogno ci sarebbe che lo ascoltasse anche l’universo maschile!
Racconta della discussione con la figlia Elena, “una tosta”, quando lei ha parlato per la prima volta di “patriarcato”. “Ho dovuto cercare il significato nel vocabolario” per accorgersi di tutti quegli atteggiamenti violenti degli uomini nei confronti delle donne. Retaggio del passato, ma non solo. Atteggiamenti che non sono distanti dal nostro quotidiano, come può non esserlo la violenza. “Prima che accadesse a noi, avevo sempre associati gli omicidi alle periferie delle città, alle periferie della società, era per me impensabile che accadesse alla mia famiglia”.
“Ho scritto questo libro perché vorrei che non succedesse ad altri. E se le mie domande e i miei pensieri dovessero salvare o aiutare anche una sola persona, avrei compiuto qualcosa di importante e utile. Ogni vita ha un valore inestimabile. Che almeno ciò che è capitato a noi serva a qualcosa”.
Tra il pubblico in molti hanno il fazzoletto in mano. Ti chiedi come quest’uomo possa sopportare un peso così grande.
Racconta le telefonate ricevute dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da papa Francesco, “è stato come avere una comunità dietro che mi sosteneva, non solo papa Francesco, ma chi lui rappresenta”.
Se potesse, riavvolgerebbe il nastro della vita. “Il sogno ricorrente è che mi sveglio alle due di notte, vado in zona industriale a Fossò e la salvo”. Però, sottolinea papà Gino, questo rimane solo un sogno. Per questo avverte l’importanza di supportare le associazioni che aiutano le donne che hanno subito violenza. E questo farà. Per onorare la memoria di Giulia, Gino Cecchettin ha deciso di impegnarsi in prima persona contro la violenza di genere. “Questo è il dono di Giulia”.
Un’immagine che l’uditorio si porta a casa è quella di Gino Cecchettin che va a camminare in montagna con il parroco di Vigonovo, uno scalatore, sul Pasubio in una giornata nebbiosa, fredda, con lui stanco, con alle spalle due ore di sonno, che teme di non farcela. Si siedono per riposarsi e a quel punto esce il sole. Che il sole possa tornare a splendere anche per la famiglia Cecchettin.
Lucia Gottardello