Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Natale, Messaggio Urbi et Orbi: “Tacciano le armi”
“Fratelli e sorelle non abbiate paura! La Porta è aperta, è spalancata! Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici”. È l’appello del Papa, nel tradizionale messaggio di Natale che precede la benedizione Urbi et Orbi. “La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, dissolve l’odio e lo spirito di vendetta”, il riferimento all’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro, che ieri sera ha sancito l’inizio del Giubileo: “La porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona! Lasciamoci perdonare da lui, lasciamoci riconciliare con lui!”. “Questo significa la Porta Santa del Giubileo, che ieri sera ho aperto qui a San Pietro”, ha spiegato Francesco: “rappresenta Gesù, Porta di salvezza aperta per tutti. Gesù è la Porta che il Padre misericordioso ha aperto in mezzo al mondo, in mezzo alla storia, perché tutti possiamo ritornare a lui. Tutti siamo come pecore smarrite e abbiamo bisogno di un Pastore e di una Porta per ritornare alla casa del Padre”. “Gesù è la Porta della pace”, ha proseguito il Papa: “Spesso noi ci fermiamo solo sulla soglia; non abbiamo il coraggio di oltrepassarla, perché ci mette in discussione. Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo, di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace. In questo Natale, inizio dell’Anno giubilare, invito ogni persona, ogni popolo e nazione ad avere il coraggio di varcare la Porta, a farsi pellegrini di speranza, a far tacere le armi e a superare le divisioni!”.
“Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura. Tacciano le armi in Medio Oriente!”. E’ l’appello del Papa. “Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Palestina e in Israele, in particolare alla cara comunità Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima”, ha detto Francesco: “Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra”. Il Papa ha espresso inoltre la sua vicinanza “alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato”: “Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto”. “E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”, l’altro invito di Francesco, che ha chiesto anche “un tempo di speranza alle famiglie di migliaia di bambini che stanno morendo per un’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico”. “La crisi umanitaria che le colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone”, l’analisi del Papa, che ha implorato inoltre per le popolazioni dei Paesi del Corno d’Africa “i doni della pace, della concordia e della fratellanza”.
“Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale nel favorire l’accesso agli aiuti umanitari per la popolazione civile del Sudan e nell’avviare nuovi negoziati in vista di un cessate-il fuoco”, l’auspicio del Papa. “L’annuncio del Natale rechi conforto agli abitanti del Myanmar, che, a causa dei continui scontri armati, patiscono gravi sofferenze e sono costretti a fuggire dalle proprie case”, l’altra richiesta di Francesco, che si è poi rivolto alle autorità politiche e “a tutte le persone di buona volontà” nel continente americano, “affinché si trovino al più presto soluzioni efficaci nella verità e nella giustizia, per promuovere l’armonia sociale, in particolare ad Haiti, in Venezuela, Colombia e Nicaragua, e ci si adoperi, specialmente in quest’anno giubilare, per edificare il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, superando le divisioni politiche”.
Gesù, il Verbo eterno di Dio fatto uomo, è la Porta spalancata che siamo invitati ad attraversare per riscoprire il senso della nostra esistenza e la sacralità di ogni vita – ogni vita è sacra – e per recuperare i valori fondanti della famiglia umana”, ha concluso Francesco, facendo riferimento al Giubileo e alla Porta Santa. “Egli ci attende sulla soglia”, ha spiegato: “Attende ciascuno di noi, specialmente i più fragili: attende i bambini, tutti i bambini che soffrono per la guerra e la fame; attende gli anziani, i nostri antenati, costretti spesso a vivere in condizioni di solitudine e abbandono; attende quanti hanno perso la propria casa o fuggono dalla propria terra, nel tentativo di trovare un rifugio sicuro; attende quanti hanno perso o non trovano un lavoro; attende i carcerati che, nonostante tutto, rimangono sempre figli di Dio; attende quanti sono perseguitati per la propria fede”.