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Un Seminario unico per quattro Diocesi venete, da settembre 2025

Si tratta di Adria-Rovigo, Chioggia, Padova e Vicenza. Tutti i dettagli del progetto

Il 21 marzo 2025 presso l’Opera della Provvidenza di S. Antonio (OPSA) a Sarmeola di Rubano (PD) i vescovi delle diocesi di Adria – Rovigo (mons. Pierantonio Pavanello), Chioggia (mons. Giampaolo Dianin), Padova (mons. Claudio Cipolla) e Vicenza (mons. Giuliano Brugnotto), hanno presentato ai loro consigli presbiterali le linee di fondo del progetto del nuovo seminario che servirà unitariamente le quattro chiese.

Il progetto

A partire dal prossimo mese di settembre i seminaristi delle quattro diocesi vivranno insieme nella casa “Madre Teresa di Calcutta”, all’interno del grande complesso dell’OPSA, continuando a frequentare - come già accade - i corsi della Facoltà Teologica del Triveneto nella sede centrale di Padova.

Il progetto - ha spiegato il vescovo di Chioggia mons. Giampaolo Dianin - è nato un paio di anni fa nelle riunioni tra vescovi con l’intento di mantenere una formazione di qualità ai seminaristi anche se il numero è sempre più esiguo. «Volevamo iniziare un’esperienza nuova, diversa dal semplice accorpamento dei seminari in un’unica struttura» ha detto mons. Dianin. «Per questo abbiamo scelto una sede inedita rispetto alle attuali, che potesse - per quanto possibile - superare la forma di vita del collegio e mettere al centro del percorso i giovani in formazione».

La casa

Casa Madre Teresa di Calcutta è un corpo di fabbrica autonomo rispetto al grande complesso dell’OPSA. La direzione ha rappresentato al vescovo di Padova la disponibilità del secondo piano dell’edificio centrale, finora destinato al personale religioso di assistenza (le Suore Francescane Clarisse) e alle Monache Visitandine che si sono trasferite le prime in Casa Suore, le seconde in Casa Bortignon. Al nuovo seminario sono riservate le 24 stanze, sufficienti per i numeri attuali. L’area è dotata anche di una cappella, di due cucine, di una lavanderia e di alcuni spazi comuni. Tutto il piano può essere riservato ai seminaristi, senza interferenze con il resto delle attività. I seminaristi delle quattro diocesi insieme arrivano oggi a 19.

La gestione economica della nuova realtà sarà affidata ad un’Associazione che verrà costituita dagli enti dei quattro seminari.

Alla luce della sperimentazione, verrà individuata successivamente una diversa sede. Il progetto, del resto, rimane aperto alla collaborazione con altre diocesi.

Il percorso formativo

I rettori degli attuali quattro seminari diocesani hanno elaborato il progetto educativo del nuovo seminario, che è stato presentato da don Aldo Martin, attualmente rettore a Vicenza e da settembre prossimo rettore della nuova struttura unitaria. Il percorso di formazione al presbiterato si articolerà in quattro tappe: propedeutica (uno o due anni), discepolare (un paio di anni), configuratrice (due anni) e di sintesi (un anno prima e dopo l’ordinazione diaconale). La prima e l’ultima si vivranno per intero nella propria diocesi. Le comunità vocazionali attualmente aperte continueranno quindi a funzionare. Ciascun seminarista svolgerà nella propria diocesi anche le esperienze di servizio e tirocinio in parrocchia previste dal cammino formativo, in particolare il servizio diaconale. Non viene meno quindi il legame con la diocesi di origine anche negli anni della formazione insieme.

«Il nostro desiderio è di rendere indipendente il percorso formativo dal piano di studi» ha detto don Martin, «coinvolgendo ciascun seminarista nella progettazione del proprio percorso, in modo che sia protagonista della propria crescita».

L’équipe formativa per il 2025-26 sarà composta da don Aldo Martin della diocesi di Vicenza, don Maurizio Rigato della diocesi di Padova e dal padre spirituale don Giovanni Molon, di Padova, che continuerà a risiedere in parrocchia.

Gli interventi dei convenuti hanno espresso apprezzamento per la proposta, sottolineando sia l’importanza di un cammino condiviso tra diocesi vicine come pure la presenza del nuovo seminario all’interno di un’Opera che si prende cura, con spirito evangelico e grande professionalità, delle persone fragili.

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