Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Papa Francesco, primi incontri con i giovani a Lisbona: “Siate coreografi della danza della vita”
“Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre”. Così il Papa, incontrando i giovani universitari presso l’Università cattolica portoghese di Lisbona, ha spiegato loro la portata universale del termine “pellegrino”. “Diffidiamo delle formule prefabbricate, che sono labirintiche, delle risposte che sembrano a portata di mano, sfilate dalla manica come carte da gioco truccate”, l’invito: “diffidiamo di quelle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla”. “Cercare e rischiare”: sono questi, per Francesco, i verbi dei pellegrini. “Essere insoddisfatti è essere uomini”, la citazione di Pessoa: “Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. Essere insoddisfatti, in questo senso e nella giusta misura, è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. L’incompletezza caratterizza la nostra condizione di cercatori e pellegrini perché, come dice Gesù, ‘siamo nel mondo, ma non siamo del mondo’. Siamo chiamati a qualcosa di più, a un decollo senza il quale non c’è volo”.
“Stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzi, ma non siamo in agonia”
“Non allarmiamoci allora se ci troviamo assetati dentro, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudades do futuro! “, ha esclamato il Papa: “Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano”. “Cercate e rischiate”, il doppio imperativo per i giovani: “In questo frangente storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi, ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Siate protagonisti di una nuova coreografia che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita. Se i semi preservassero sé stessi, sprecherebbero completamente la loro potenza generativa e ci condannerebbero alla fame; se gli inverni preservassero sé stessi, non ci sarebbe la meraviglia della primavera. Abbiate il coraggio di sostituire le paure coi sogni: non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!”.
Alle “Scholae Occurrentes”: “Una vita senza crisi è asettica”. E “firma” un grande murales
“Una vita senza crisi è una vita asettica, è come l’acqua distillata: non ha nessun spore, non sa di niente, non serve a niente”. È il saluto, pronunciato a braccio e in spagnolo, ai giovani di Scholas Occurrentes, incontrati dal Papa nella loro sede di Cascais. “La crisi bisogna farla propria, affrontarla e risolverla”, ha proseguito Francesco: “Rimanere nella crisi neanche va bene, è come un suicidio continuo. Bisogna percorrerla, affrontarla, ma raramente da soli. Per questo è importante Scholas, per risolvere le crisi insieme e andare avanti”. “Scholas rende possibile questo: che ognuno si senta interpretato, quindi mostrando rispetto non statico ma dinamico”, l’omaggio del Papa: “muoversi per fare le cose, per esprimersi facendo”. Dopo il saluto di benvenuto del presidente, Francesco ha ascoltato la testimonianza di tre giovani appartenenti a religioni diverse e ha messo la sua firma su un drappo artistico di tre chilometri, il murales più lungo del mondo. “Questa pittura è come una appella Sistina, pitturata da voi, però”, l’apprezzamento del Santo Padre: “Scholas ti fa muovere, ti fa rispettare l’altro, ascoltare l’altro che ha qualcosa da dirti e anche lui ti ascolta perché hai qualcosa da dirgli. Scholas è un incontro che si vive camminando tutti: di qualunque paese, di qualunque religione. Guardando avanti e camminando insieme: questo è costruttivo, come i tre chilometri del murales che avete fatto qui”. “Trasformare il caos in un cosmo”, l’ultima indicazione di Francesco prima di congedarsi: “Fare qualcosa di attraente. Una vita che rimane nella dimensione caotica è una vita fallimentare, è come una vita distillata, dove tutto è perfetto. Ma questo non è vita, è destinato a morire. Invece, sentire la crisi e vedere come, con l’aiuto della comunità, si trasforma in un cosmo, va bene”. Dopo la recita del Padre Nostro e la benedizione finale, Papa Francesco, insieme ai leader religiosi presenti, prima di lasciare la sede di Scholas Occurrentes, assiste alla piantumazione dell’albero di ulivo della pace da parte dei giovani. Quindi rientra in auto alla nunziatura apostolica di Lisbona dove pranza in privato. Questo pomeriggio (18.15, ora di Roma) la cerimonia di accoglienza al Parque Eduardo VII, “porta di ingresso” per l’incontro con il popolo della Gmg, che lo attende per il primo abbraccio collettivo.