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Cattolici-ebrei: il Messaggio Cei per la Giornata del dialogo

Auspicando una rinnovata passione per la Scrittura, i Vescovi parlano di una continua conversione: nel rapporto con Dio, fra le persone, tra Stati, con la terra, per un mondo in pace, riconciliato, giusto, rispettoso del Creato

“Oltre le passioni tristi. Credenti che contagiano speranza”. Questo il titolo che accompagna quest’anno il Messaggio della Cei per la 35ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, che si celebrerà il 17 gennaio 2024, come sempre alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il messaggio - a cura della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo - fa riferimento al passo biblico del profeta Ezechiele, scelto quest’anno per la giornata: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti” (Ez 37,11). “La situazione descritta dal profeta appare disperata - commentano i vescovi -. Le «ossa inaridite» richiamano l’immagine della sconfitta dopo la battaglia; la «speranza svanita» dice la sfiducia nel futuro e la paura. Su tutto domina un senso di morte e di pessimismo. Trionfano le «passioni tristi»: impotenza, delusione, inutilità, paura”. Sono “sentimenti - si legge nel messaggio - che spesso affiorano anche nelle nostre riunioni ecclesiali. Rimestiamo in questo pessimismo e viviamo da vittime impotenti. Lo stesso pessimismo, a volte unito a rabbia e rassegnazione, aleggia anche nella nostra società, spesso ripiegata sul presente, aggrappata al presente, incapace di fiducia nel futuro”. In tale contesto, al credente viene affidata, oggi, una missione: “Annunciare possibilità che vanno oltre l’esistente, possibilità che emergono dall’esistente e aprono prospettive inaspettate e che sono tutte collegate esclusivamente all’azione di Dio”. A questo proposito, la Commissione Cei fa riferimento al Cammino sinodale delle Chiese in Italia: “Ci auguriamo che il Signore, attraverso il Cammino sinodale, rigeneri fiducia e coraggio nella nostra Chiesa e, soprattutto, aiuti tutti i credenti a essere capaci di contagiare di fiducia e coraggio i nostri contemporanei”. Ma perché la speranza “non sia irenica e disincarnata”, “la nostra speranza in un futuro migliore deve appoggiarsi su una continua conversione: nel rapporto con Dio, nel rapporto fra persone, nel rapporto tra Stati, nel rapporto con la terra. Solo così possiamo sperare in un mondo in pace, riconciliato, giusto, rispettoso del creato”. “Nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare l’importanza del rapporto tra le nostre comunità in Italia. Soprattutto auspichiamo una rinnovata passione per la Scrittura, certi che proprio le sue pagine possono rigenerare in noi «passioni felici», aiutarci a sostenere l’umano che è comune, contagiare di speranza”.

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