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Profilo: il vescovo Gardin e l’idea di una “pastorale aperta”

“Formare cristiani adulti nella fede per una Chiesa adulta può essere la finalità che ben sintetizza l’azione pastorale del vescovo Gardin, come pure uno degli obiettivi che si è posto visitando le collaborazioni pastorali e le parrocchie. Adulto nella fede è chi ha scoperto con stupore la gratuità dell’amore di Dio e per questo è in grado di trasmetterlo ad altri”, un impegno di tutto il suo ministero

Monsignor Gianfranco Agostino Gardin nasce a San Polo di Piave (Provincia di Treviso, diocesi di Vittorio Veneto) il 15 marzo 1944. Con la famiglia si trasferisce a Venezia nel 1946. Gianfranco da ragazzo frequenta la parrocchia di Santa Maria Gloriosa dei Frari, retta dai Frati Minori Conventuali, e ha modo di avvicinarsi e di rimanere affascinato dalla spiritualità francescana.

Una ricca biografia a servizio della Chiesa

A 16 anni entra in convento, a 17 pronuncia la professione semplice, e a 21 la professione solenne, entrando nella Provincia patavina dei frati conventuali. A Padova compie gli studi filosofici e teologici. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 21 marzo 1970 nella Basilica di Sant’Antonio di Padova, dal vescovo Girolamo Bortignon. Dal 1973 al 1976 è vicerettore del Seminario teologico della provincia patavina dei Conventuali

Dal 1973 al 1988 insegna teologia morale all’Istituto Teologico Sant’Antonio Dottore di Padova e in altri istituti teologici. Frattanto, nel 1983, consegue il dottorato in Teologia morale all’Accademia Alfonsiana di Roma con una tesi intitolata “Sessualità e virtù di castità nella formazione seminaristica”. Dal 1978 al 1988 è redattore del “Messaggero di S. Antonio” e nel 1980 fonda la rivista di divulgazione teologica “Credere oggi”, che dirige fino al 1988. In quell’anno viene eletto Ministro Provinciale della Provincia Patavina del suo ordine, che a quel tempo comprendeva Triveneto e Lombardia. Mantiene tale carica fino al 1995, quando viene eletto Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali, successore di S. Francesco. In tale veste partecipa nel 1999 al Sinodo dei Vescovi sull’Europa. Nel 2000 viene eletto anche presidente dell’Unione Superiori generali, che riunisce i superiori maggiori degli ordini e degli istituti religiosi maschili di tutto il mondo. Nel 2001, al termine del suo incarico, sceglie di risiedere nel convento di Treviso. In questo periodo, attraverso l’esercizio del suo ministero, ha modo di conoscere e di coltivare relazioni con numerosi sacerdoti e laici della diocesi trevigiana; ad esempio, partecipa regolarmente al “gruppo del Vangelo” dei preti della città. Si dedica, inoltre, ad attività di formazione permanente a servizio di vari istituti di vita consacrata in Italia e all’estero. In quel periodo è anche membro del Consiglio Presbiterale diocesano, come rappresentante dei religiosi. Nel 2005 torna a Padova come direttore generale dell’Opera Messaggero di Sant’Antonio, ma vi rimane solo per un anno perché il 10 luglio 2006 viene nominato da papa Benedetto XVI Segretario della Congregazione vaticana per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e, contestualmente arcivescovo titolare di Cissa, e successivamente di Torcello. Viene consacrato vescovo nella Basilica del Santo, a Padova, dal card. Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano, il 26 agosto 2006. Sceglie come motto vescovile “Domini pulchritudine correpti”, che significa “affascinati dalla bellezza del Signore”. Si tratta di una frase presente nell’Esortazione apostolica “Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II, a seguito del Sinodo dei Vescovi celebrato nel 1994 sulla vita consacrata. A Roma il soggiorno non durerà molto. Il 18 dicembre 2009 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo, con il titolo ad personam di “arcivescovo”, di Treviso. Il 7 febbraio 2010 inizia il suo ministero di vescovo, facendo l’ingresso in Cattedrale.

Le priorità nelle sue Lettere pastorali

Già fin dalla sua prima lettera pastorale “Cinque pani e due pesci”, pubblicata a sette mesi dal suo arrivo, individua come priorità, da un lato, la continuità nella scelta fatta dalla diocesi delle Collaborazioni pastorali, come forma di Chiesa presente nel territorio per un annuncio e una testimonianza più efficaci e, dall’altro, si inserisce negli orientamenti pastorali scelti dalla Chiesa italiana per il decennio 2010-2020. Più volte il documento che li contiene, “Educare alla vita buona del Vangelo”, indica come priorità pastorale il rivolgere l’attenzione, sia per quanto riguarda il primo annuncio della fede, sia per ciò che riguarda la catechesi e la formazione permanente, al mondo degli adulti, rendendo gli itinerari formativi adatti al tempo presente e significativi per la vita delle persone. Mons. Gardin assume fin da subito queste istanze, come si può rilevare dalle sue lettere pastorali: formare cristiani adulti nella fede per una Chiesa adulta può essere la finalità che ben sintetizza la sua azione pastorale, come pure uno degli obiettivi che si è posto visitando le collaborazioni pastorali e le parrocchie tra il 2012 e il 2016. Questo tema si specifica meglio in quello della formazione cristiana degli adulti come settore al quale indirizzare in futuro le energie nella seconda lettera pastorale che mons. Gardin invia alla diocesi nel 2011: “Una meraviglia ai nostri occhi”. Così il Vescovo scrive: “Se mancano cristiani adulti nella fede, difficilmente questa potrà essere trasmessa ai piccoli, agli adolescenti, ai giovani cosicché raggiungano anch’essi la condizione di cristiani adulti”. Adulto nella fede è chi ha scoperto con stupore la gratuità dell’amore di Dio e per questo è in grado di trasmetterlo ad altri. A partire da questa prospettiva si sono avviati i percorsi per formare i catechisti adulti del battesimo e successivamente, a partire dal 2016, gli animatori laici dell’iniziativa “Il Vangelo nelle case”, attuata per avvicinare sia coloro che sono a margine della vita della comunità cristiana, sia i “cristiani della soglia”, sia quanti, pur partecipando normalmente alla vita della comunità, non hanno familiarità con la Parola di Dio.

La scelta delle Collaborazioni pastorali

Nel frattempo, già nel 2010 viene pubblicata la prima edizione degli “Orientamenti e norme per le collaborazioni pastorali nella Diocesi di Treviso”. Comincia, così, a prendere corpo questa scelta che si presenta per i prossimi decenni non reversibile. Nel 2012 vengono istituite le prime 8 collaborazioni, con la nomina da parte del vescovo dei Consigli delle collaborazioni; nel 2013 ne vengono istituite altre 8, in più c’è una prima modifica con l’allargamento di una già in atto; nel 2014 ne vengono istituite 6; nel 2015 ancora 5; nel 2016 ne vengono istituite 7 e altre 4 vengono modificate; nel 2017 ne vengono istituite 4 e modificate due; nel 2018 ne vengono istituite 5, e una nel 2019. Al termine dell’episcopato il quadro è quasi completo. Si tratta di un processo che va accompagnato nella sua attuazione nel territorio, che prevede una progressività e che è suscettibile di modifiche. Proprio per queste ragioni, durante il percorso, nel 2016, viene pubblicata una seconda edizione degli “Orientamenti e norme”.

La Visita pastorale e il Cammino sinodale

Il vescovo Gardin nel 2012 annuncia in Consiglio Presbiterale di aver scelto di compiere la visita pastorale, a partire da gennaio 2013 per concludersi nel 2016, non per parrocchie ma per Collaborazioni, avendo come obiettivo quello di verificare e insieme promuovere il cammino della diocesi sia nel settore della collaborazione pastorale, sia in quello di formare adulti nella fede. Tuttavia, la visita è programmata in modo tale che il vescovo possa tenere un incontro o una celebrazione in ciascuna parrocchia, che abbia però per destinatari i fedeli di un particolare settore della pastorale di tutte le parrocchie della collaborazione. Il vescovo la indice con la lettera pastorale che ha per titolo “Crescere insieme verso Cristo”, che è anche il motto della visita stessa. Al suo termine, il vescovo Gardin invia a ciascuna collaborazione pastorale, istituita oppure in fieri, una lettera in cui prende l’occasione per promuovere la realtà delle collaborazioni, le potenzialità in atto e anche i cantieri in cui lavorare.

Gli anni dell’episcopato sono contrassegnati da due appuntamenti “sinodali”: nell’aprile 2012, a distanza di oltre vent’anni dal primo, si svolge ad Aquileia il secondo Convegno ecclesiale delle Chiese del Nordest sul tema: “Testimoni di Cristo, in ascolto” e il 5° Convegno Ecclesiale italiano, celebratosi a Firenze nel novembre 2015, sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Questi sono appuntamenti nei quali il “convenire” di tutte le componenti ecclesiali e di tante esperienze e volti di Chiesa si offre come verifica del cammino pastorale e insieme di rilancio. Nel 2013 l’elezione di papa Francesco e il nuovo impulso dato con l’esortazione pastorale “Evangelii Gaudium” hanno portato un rinnovato vigore per dare alla Chiesa una forma sinodale e sospingerla in uscita alla missione verso le periferie esistenziali. In questa prospettiva mons. Gardin, a conclusione della visita pastorale e per raccogliere i frutti dell’esperienza vissuta attraverso la lettera pastorale “Discepoli di Gesù per un nuovo stile di Chiesa” apre un “cammino sinodale”. Fa parte della tradizione convocare, dopo una visita pastorale, un sinodo diocesano; rispetto a questo strumento, che ha un suo risvolto normativo, il “cammino” si presenta come un percorso più flessibile e aperto. Due sono gli obiettivi del cammino sinodale: la conoscenza di Gesù e l’incontro con Lui e la cura della fede dei cristiani adulti. Per raggiungere questi obiettivi si insedia fin da maggio 2016 una Commissione sinodale, composta da 26 membri, che, insieme alla presidenza, è il “pensatoio” e il motore che accompagna le varie fasi del percorso. I luoghi del Cammino sinodale sono le 14 Assemblee vicariali, che si riuniscono per 2 volte e l’Assemblea sinodale diocesana, composta di 273 membri, che si riunisce 4 volte e si articola in 26 gruppi di lavoro. Attraverso il metodo vedere-giudicare-agire si opera un discernimento e si approda a delle scelte per orientare il cammino futuro della diocesi verso una conversione pastorale e missionaria. Anzitutto vi è una scelta “chiave”, di metodo, trasversale alle altre scelte che riguardano un settore o un ambito: è quella di valorizzare i Consigli pastorali, ai differenti livelli territoriali, perché diventino luoghi di sinodalità e di corresponsabilità, di ascolto e di discernimento. Quindi l’Assemblea sinodale, attraverso votazioni, giunge a individuare altre tre scelte qualificanti: curare l’inserimento e l’accoglienza delle nuove coppie e famiglie; incrementare stili di vita maggiormente evangelici; curare una conversione alla prossimità. Il percorso, le scelte e la fase successiva del processo avviato dal cammino vengono raccolte nell’ultima lettera pastorale di Gardin, pubblicata nel 2018: “Per una Chiesa in cammino”.

Questa, in sintesi, la strada che la Diocesi di Treviso ha percorso con mons. Gardin. Al termine dell’episcopato trevigiano il vescovo si è ritirato nella Comunità francescana dell’Istituto Teologico S. Antonio Dottore a Padova, dove è rimasto fino al giugno 2022, quando è tornato a Treviso a risiedere nella Casa del Clero, dove ha concluso la sua giornata terrena il 21 giugno 2024.

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