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Da Lisbona a Treviso, con Maria strumenti di pace e costruttori del bene comune

Festa dell’Assunta, l’omelia del vescovo Michele e il tradizionale rito del cero votivo: “Costruiamo una comunità di giustizia e di pace, generatrice di speranza, capace di essere vicino a chi soffre”

Il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, questa mattina, 15 agosto, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella solennità dell’Assunzione di Maria, nel santuario di Santa Maria Maggiore a Treviso (Madona granda). La messa è stata preceduta dal tradizionale gesto del dono del cero da parte del sindaco, Mario Conte, a nome della Città di Treviso. Mons. Tomasi, nell’omelia, ha ricordato la recente Giornata mondiale della gioventù (alla quale lui stesso ha accompagnato oltre 1.200 giovani della diocesi), che aveva come “brano guida” proprio il Vangelo di questa festa: la visita di Maria alla cugina Elisabetta.

Il Vescovo ha invitato alla “fretta buona” della giovane Maria, che si alza e va in fretta dall’anziana cugina, incinta come lei. E citando le parole di papa Francesco sulla fretta di Maria (“Chi ama, vola”), ha ricordato il valore buono della “fretta di chi sa l’urgenza di essere vicino a chi soffre ed è in difficoltà, fretta di collaborare per il bene e di costruire una città densa di legami di pace, fretta di non lasciare in sospeso rancori e inimicizia. La fretta, insomma, di Maria che condivide la sua gioia e si mette a servizio di Elisabetta”. Mons. Tomasi ha poi invitato a “essere persone pronte all’incontro, disponibili ad accoglierci al di là delle idee, delle posizioni e dei pur legittimi interessi. Prendere atto gli uni degli altri mettendo da parte l’aggressività che sembra sempre più invece crescere, e accogliere con sorpresa e meraviglia la bellezza del dono che gli altri portano alla nostra vita”. L’invito, poi, a “essere una comunità di giustizia e di pace, generatrice di speranza, capace di cogliere i germogli di bene nella storia”. Dopo il saluto, “Maria riconosce le grandi opere del Signore in lei e canta come già compiute le esigenze profetiche della giustizia e della pace (“...ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote...”)”.

“Anche nel nostro mondo segnato dal dolore, dalla sofferenza, dal male, dalla guerra e dall’ingiustizia, c’è bisogno di chi si fida così tanto di Dio, di Gesù Cristo e della sua Parola, da vedere al di là della fatica quotidiana i germogli di bene che sono piantati nel terreno buono della storia. Questa fiducia sarà stimolo, forza e incoraggiamento all’impegno di ciascuno e di tutti insieme per la giustizia e per la pace”. Ecco, allora, l’appello del Vescovo a partecipare, insieme, alla costruzione del bene comune: “Come l’immensa folla di giovani ritornata da Lisbona può diventare per il mondo strumento di pace, segno che la concordia tra i popoli è realmente possibile, così anche noi possiamo ritornare da questa nostra celebrazione mossi dalle ragioni del bene, testimoni convinti e convincenti di una speranza tenace di futuro, disposti a partecipare alla costruzione del bene comune con un impegno condiviso. Questa speranza può certo essere vista come illusione, ma essa ha in sé la forza dello Spirito Santo e diventa forza di trasformazione e di vita nuova”.

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