Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Catechisti: tessitori di legami
Sabato 5 ottobre, ore 15: la Cattedrale gradualmente si riempie di catechisti provenienti da tutta la diocesi per partecipare al mandato conferito dal vescovo Michele; presenti in cinquecento, giovani e meno giovani, alcuni nuovi, alla loro prima esperienza, altri dal volto familiare, fedeli ormai da decenni a questo importante appuntamento ecclesiale.
Li traevo con bontà
Legami di speranza. Il titolo del mandato riecheggia un versetto del profeta Osea e aiuta i catechisti a comprendere il senso del servizio a partire dai legami che intessono la loro vita di credente e la loro missione di evangelizzatori. Davanti all’assemblea, sul presbiterio, si delinea uno scenario significativo: “Il fonte del battesimo, spiega il Vescovo, con l’acqua che immerge nella vita stessa di Cristo, nella sua morte e risurrezione; il senso di ogni cosa, la Parola di Dio contenuta nelle Scritture Sante, rivolta all’umanità, al suo popolo, a ciascuno di noi. E poi c’è una rete che collega l’origine e il senso, il senso e l’origine e lega tutti noi con l’origine che abbiamo vissuto, anche se ci è stata donata da qualcun altro e la gran parte di noi non se la può ricordare”. Le parole del Vescovo danno significato al gesto compiuto all’inizio della celebrazione, la memoria del Battesimo, del dono che accomuna e crea legami di familiarità tra tutti i cristiani, tra quei cinquecento catechisti, in silenziosa fila davanti all’acqua benedetta per tracciare sulla fronte il segno della croce.
Riannodare i fili
“E poi c’è un lavoro paziente, prosegue il vescovo, mentre quattro catechisti della parrocchia di Salgareda, seduti sulla scalinata del presbiterio, continuano a tessere la rete. “C’è un riannodare legami, vedere dove i fili si sono spezzati, c’è da avere pazienza e costanza, un lavoro nascosto, spesso non riconosciuto, che alle volte può sembrare inutile. E’ la fatica nello specifico ministero della catechista, del catechista di continuare a tessere dei legami buoni, continuare a riannodare, a mettere insieme, a riavvicinare tutte quelle persone che vengono affidate a noi, perché sentano la parola buona, perché possano appassionarsi a far parte di questa nostra Chiesa, possano incontrarsi anche loro con Cristo, prendendo forza dall’origine e dal significato della Parola”.
Con lo sguardo di Dio
Le parole del profeta Osea, proclamate durante la liturgia, evocano il tratto spirituale del catechista, chiamato a testimoniare ai ragazzi l’amore di Dio che lui stesso ha sperimentato: “Sorelle, fratelli, Cristo è come Dio, guarda noi, si china su di noi per darci cibo, ci trae alla sua guancia, ci prende per mano, ci insegna a camminare, si muove a compassione e si commuove per noi, affinché noi possiamo vivere una in vita pienezza, una vita che tutti sogniamo. (...) Guardate coloro che vi sono affidati con lo stesso sguardo; ci sarà fatica, incomprensione, ci saranno problemi con i genitori, problemi in parrocchia, i bambini che non si riescono a tenere... guardateli con questo sguardo perché il Signore così li sta amando attraverso di voi”.
I nuovi catechisti vengono chiamati davanti al presbiterio per ricevere il mandato: si muovono inizialmente dalle prime file, dove alcuni banchi erano stati loro riservati. Troppo pochi: continuano a uscire, dal centro, dal presbiterio e dal fondo della chiesa, sotto lo sguardo compiaciuto e forse un po’ sorpreso del Vescovo, del direttore, di tutta l’assemblea. La cattedrale si svuota, torna nelle comunità il “popolo bello” dei catechisti, segno eloquente di una Chiesa che si rinnova, che continua a credere nell’annuncio.