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Cammino sinodale: i Consigli diocesani hanno espresso due scelte

La diocesi verso la fase profetica

La nostra diocesi si avvia a vivere la fase profetica del Cammino sinodale, che sta impegnando tutta la Chiesa italiana fin dal 2021. E lo farà, nel prossimo anno, a partire da alcune scelte, che sono emerse nel discernimento comunitario di questi ultimi mesi, scelte che sono state ulteriormente vagliate e definite dal lavoro dei Consigli presbiterale e pastorale diocesano, riuniti in seduta comune lo scorso 27 maggio (vd. testimonianze nella pagina).

Dopo il tempo dedicato nei primi due anni all’ascolto prolungato, ampio e diffuso della fase narrativa, c’è stato (e in parte si sta ancora svolgendo nella nostra diocesi) il discernimento comunitario della fase sapienziale. Le restituzioni giunte da parrocchie, Collaborazioni pastorali e dalle Commissioni del Consiglio pastorale diocesano, sono state raccolte, raggruppate e sintetizzate dall’équipe sinodale, che ha, poi, consegnato il lavoro al Vescovo - per l’invio del contributo diocesano a livello nazionale - e agli organismi di partecipazione, per il loro discernimento.

“Corresponsabilità e ministerialità” e “fragilità” i due ambiti

Ecco che, i due Consigli riuniti hanno lavorato ancora per gruppi e, poi, in assemblea, arrivando a definire, fra i sei ambiti affrontati nella fase sapienziale (corresponsabilità e ministerialità, strutture per la missione, giovani, celebrazione e vita, fragilità, partecipazione), due sui quali impegnarci in modo prioritario come diocesi, per crescere come Chiesa sinodale e missionaria. E i due ambiti che hanno registrato più consensi sono stati quello della corresponsabilità e ministerialità e quello della fragilità. Anche gli altri ambiti hanno raccolto riflessioni importanti, e voti, da parte dei consiglieri, in particolare quelli che riguardano le strutture delle nostre comunità (sia i beni materiali che le strutture amministrative e pastorali) e il coinvolgimento dei giovani nella vita ecclesiale.

“Nelle consultazioni della fase narrativa è stato continuamente ribadito il desiderio che le nostre comunità assumano stabilmente uno stile sinodale - sottolinea don Antonio Mensi, vicario per le Collaborazioni pastorali, commentando le scelte -. Questo esige che ci si interroghi su come favorire una vera corresponsabilità ecclesiale a partire dal riconoscimento della comune dignità e ministerialità battesimale. Ecco il motivo per cui la prima scelta dei Consigli si è indirizzata in modo forte su questo ambito, rispecchiando, in questo, proprio quanto è emerso dagli anni di ascolto”.

“E’ importante che, soprattutto nel confronto in assemblea, sia stato valorizzato un tema come quello della fragilità - evidenzia Andrea Pozzobon, delegato per le Collaborazioni pastorali e referente diocesano per il Cammino sinodale -. Negli ascolti dal territorio è emerso forte il desiderio che le nostre comunità siano sempre più spazi di prossimità, di relazione autentica, dove ciascuno sperimenta accoglienza, ascolto, fraternità, soprattutto chi vive un tempo di “soglia” nella vita, perché tutti abbiano posto nella Chiesa, consapevoli che la fragilità è un luogo di evangelizzazione”.

Il valore di una decisione presa insieme

Il Vescovo Tomasi, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza di aver deciso insieme e, ricordando il percorso complesso, che si sta facendo ai vari livelli ecclesiali, intersecando anche il Sinodo dei Vescovi, ha fatto proprio l’auspicio che il card. Zuppi e mons. Castellucci hanno espresso all’assemblea della Cei lo scorso maggio: che non si arrivi a un risultato troppo al di sotto delle aspettative e che qualcosa cambi davvero. E questo sarà possibile se continueremo a vivere un ascolto reciproco e quell’ascolto comune dello Spirito, al quale la conversazione spirituale di questi anni ci ha abituati, frutto sorprendente del Cammino sinodale. “Nella legittima varietà delle voci, come ha ricordato il vescovo Castellucci, sta emergendo, se non una sinfonia, almeno una serie di accordi - ha concluso mons. Tomasi -. Impegniamoci a lavorare su questi ambiti, senza buttare ciò che abbiamo, ma cogliendo dov’è la profezia, oggi, a partire dall’ascolto delle Scritture. Il modello di ogni sinodalità, nell’armonia delle differenze, rimane l’Eucaristia, senza la quale non c’è Chiesa”.

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