Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Aperto in diocesi l’Anno giubilare
Una partecipazione di popolo bella, domenica 29 dicembre all’apertura del Giubileo a Treviso, espressione di quella fede che sostiene e accompagna vite giovani e anziane, percorsi sereni e anche faticosi, di uomini e donne che ogni giorno si affidano alla “speranza che non delude” (come il Papa ha titolato la Bolla di indizione del Giubileo 2025).
Almeno 2.500 i fedeli che, dentro e fuori dalla Cattedrale (grazie a un maxischermo in piazza Duomo), hanno seguito, nel giorno della Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, la celebrazione di apertura dell’Anno giubilare, “pellegrini di speranza” che hanno accolto le tre consegne del Vescovo per l’anno che sta per iniziare: troviamo un momento quotidiano di preghiera, incontriamoci tra noi gratuitamente, andiamo pellegrini dal Cristo che aspetta la nostra visita, andiamo a trovare infermi, carcerati, anziani in solitudine, persone con diverse abilità, persone che non riescono più a sperare. “Il Giubileo è un tempo nuovo, di grazia, di speranza, donato da Dio e condiviso tra noi”, ha detto mons. Tomasi, sviluppando nella sua omelia una riflessione importante sul tempo e sulla speranza. Presenti alla celebrazione tutte le autorità civili e militari.
L’avvio con l’annuncio a Sant’Agnese. Il rito era iniziato nella chiesa di Sant’Agnese, in Borgo Cavour, dove è stato dato l’annuncio del Giubileo, dal libro del Levitico, letto anche in ebraico e con il suono del sax a imitare il corno d’ariete, lo jobel, con cui si dava inizio all’anno giubilare, che, nella tradizione di Israele, prevedeva un tempo di riposo della terra, la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi.
È seguita la processione lungo le vie cittadine, tra canti e preghiere, dietro al “crocifisso miracoloso”, fino alla cattedrale. Qui, dopo l’ostensione e la venerazione del crocifisso, tutti sono entrati dopo il Vescovo e i concelebranti. Insieme a mons. Tomasi, hanno concelebrato l’arcivescovo emerito di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, 120 sacerdoti e 15 diaconi.
Il tempo della santa famiglia. Un’omelia centrata sul tema del tempo e della speranza, quella del Vescovo, a partire dalla pagina di Vangelo che narra la vicenda di Gesù dodicenne che rimane nel tempio di Gerusalemme, dopo la festa della Pasqua, mentre i suoi genitori tornano a casa, in comitiva con i loro compaesani. “Papa Francesco ha voluto che in tutte le Diocesi il Giubileo venisse aperto con questa nostra celebrazione e con questo Vangelo. Accogliamolo come un dono grande – ha sottolineato il Vescovo -. Il Giubileo ci potrà aiutare a credere al grande messaggio biblico, che attraversa tutte le Scritture: “La terra è di Dio”. E scopriremo che anche il tempo è di Dio. Noi siamo accolti nel tempo, il Signore ci dona il tempo del vivere che è il ritmo del respiro, del battito del cuore, del sonno e della veglia, degli incontri, degli sguardi. Ma è Dio Padre il Signore del tempo”.
Una virtù regalata da Dio. Citando le parole di papa Francesco (“L’unica virtù possibile per guardare al tempo deve essere regalata dal Signore:è la speranza”), mons. Tomasi ha ricordato che è proprio questa la virtù centrale, “non la virtù dell’organizzazione, della pianificazione o della gestione. Men che meno quella della produzione o del consumo. “È la virtù della speranza”.
Il tempo e le nostre agende. “Anche per noi, come per Gesù, la fonte della speranza è la vita del Padre - ha ricordato il Vescovo -. È stare con Lui e grazie a Lui con gli altri. È ascoltare altri parlare di Lui. È narrare agli altri quanto di Lui ci fa vivere. Il Giubileo sia questo: sia tempo donato e dono ricevuto con semplice gratitudine, nutrita di speranza. Non rincorriamo gli eventi nel tempo così come li avevamo pianificati e decisi prima di questo momento, confezionati e immagazzinati, pronti all’uso. Torneremo anche noi dal tempio di Gerusalemme alle nostre quotidiane Nazaret, certo. Torneremo da questa celebrazione ai ritmi delle nostre comunità, delle nostre famiglie, dei nostri affari. Ma permettiamo a questo nostro momento di cambiare almeno un po’ le nostre vite. Tornando a casa - l’invito -, accorgiamoci se per caso non abbiamo perso qualcuno per strada, e corriamo indietro a cercarli, questi compagni di viaggio smarriti, questi figli, questi fratelli: sono più importanti delle nostre agende”.
Ecco, allora, le “tre piccole consegne alla Diocesi”, che il Vescovo ci rivolge in questo tempo giubilare: “Troviamo un momento quotidiano di preghiera, a seconda delle condizioni di vita e di impegno di ciascuno. E se abbiamo donato la vita consacrandola al Signore, torniamo - cari uomini e care donne di Dio - a una preghiera più intensa, più frequente, più generosa, in ascolto della Parola. È il tempo migliore da segnare sulle nostre agende. Incontriamoci tra noi gratuitamente, per amore di Dio e per la gioia di stare insieme, senza pretendere troppo gli uni dagli altri (anche nelle nostre comunità, anche tra preti e laici). Un tempo per condividere le ragioni della nostra speranza, narrare le opere di Dio nella nostra vita e lodare la sua giustizia. Un tempo per volerci bene. Da segnare in agenda anche questo, come tempo prezioso, donato in modo speciale da Dio. Infine, andiamo pellegrini dal Cristo che aspetta la nostra visita, colmo di speranza: andiamo a trovare infermi, carcerati, anziani in solitudine, persone con diverse abilità, persone che non riescono più a sperare. Forse queste nostre visite sono già segnate nell’agenda di Dio. Giubileo sia un tempo nuovo, donato da Dio e condiviso tra noi: il Giubileo sia un tempo di grazia”.
Al termine della messa mons. Tomasi ha ringraziato tutti per la partecipazione e chi ha lavorato all’organizzazione, i volontari, le forze dell’ordine e le autorità che hanno collaborato per la buona riuscita di un momento importante, di fede, in comunione con papa Francesco e con tutte le Chiese nel mondo.
La lettera pastorale. Il Vescovo ha, poi, consegnato la sua nuova lettera pastorale, “Un anno di grazia del Signore. Riflessioni sul Giubileo. Lettera pastorale per accompagnare il Giubileo della speranza”, ad alcuni rappresentanti delle Istituzioni e delle realtà ecclesiali, e anche a un giornalista. “Un semplice invito alla riflessione, una rilettura di alcune indicazioni del libro del Levitico e del Deuteronomio che culminano nell’istituzione del Giubileo biblico, e delle misure economiche, sociali, religiose e politiche indicate perché il popolo potesse vivere un’autentica fraternità, quotidiana e concreta. Ne sottolineo alcuni elementi e principi di fondo, e sviluppo poi una «lettura per l’oggi», in dialogo con alcuni principi e criteri che sono stati elaborati dal Discorso sociale della Chiesa”. All’uscita, dopo la celebrazione, la lettera è stata poi distribuita ai presenti. Le copie per le parrocchie arriveranno a metà gennaio.