venerdì, 13 settembre 2024
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Tamponi e nuovi farmaci: la strada per combattere “la più grande pandemia del secolo”

Presentato il progetto veneto dei tamponi a tappetto che vedranno coinvolti per primi gli operatori sanitari, i residenti e gli operatori delle case di riposo, e, a scendere, le persone più a rischio. Il progetto è coordinato dal professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova.

Dopo gli annunci dei giorni scorsi, è stato presento all'ora di pranzo il pregetto dei tamponi a campione, “on the road”. Insieme al presidente della Regione Luca Zaia e all'assessore alla sanità Manuela Lanzarin, erano presenti il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, il rettore dell'Ateneo patavino, Rosario Rizzuto, il presidente del Consiglio della Scuola di Medicina e Chirurgia Stefano Merigliano.

“Fino ad ora in Veneto abbiamo fatto 64.000 tamponi  - ha detto il governatore -. Tutti ora ci riconoscono la validità di questa intuizione. Continuiamo ad essere aggressivi contro questo virus. Oggi abbiamo 15.000 persone in isolamento“, grazie a questo modo di procedere, persone che altrimenti potrebbero infettare altri. “Abbiamo non poche difficoltà a trovare il materiale per fare i tamponi, ma siamo convinti che questa sia la via per combattere la peggiore pandenia del secolo” ha concluso Zaia che sui farmaci ha dichiarato “Ne stiamo sperimentando almeno 6 da soli o in associazione, da quello per l'artrite reumatoide ad altri. Per la sperimentazione dell’Avigam, provato in Giappone, siamo pronti ma siamo rispettosi della legge, stiamo aspettando il via libera dall'Aifa, l'Agenzia italiana per il farmaco, ma se c’è un barlume di luce, io sono favorevole alla sperimentazione e alla comunità scientifica chiedo di avere un approccio molto più liberale, c’è bisogno di sperimentare”.

Il rettore dell'Università di Padova Rizzuto ha ribadito che di fronte alla “pandemia del secolo, al più grande choc che questo Paese riceve dalla Seconda guerra mondiale, c'è la consapevolezza di essere una istituzione scientifica che deve aiutare a risolvere nel più breve tempo possibile questa crisi e lo stiamo facendo. Ringrazio pubblicamente il professor Andrea Crisanti che ci ha dato un indirizzo quando pochi lo dicevano, e cioè che trasmissione di questo virus avviene solo da persona a persona e, quindi, dobbiamo interrompere questa trasmissione. Lo possiamo fare in due modi, attraverso il comportamento dei cittadini che sono l’aiuto più grande, rimanendo a casa, e la seconda scovando le persone che sono in grado di trasmettere questa malattia, perché positive, asimtomatiche e che escono perché vanno a lavorare”. Ecco perché la strada dei tamponi. L'Università patavina mette a disposizione, con grande sforzo, i laboratori e anche i professori in aiuto nella diagnostica al professor Crisanti. E tutte le competenze della ricerca.

Il procedimento è stato spiegato ulteriormente dal prof. Andrea Crisanti: “Il coronavirus si combatte a casa, in ospedale e con la sorveglianza attiva andando a individuare le persone che inconsapevolmente possono trasmette la malattia, le persone che lavorano prima, poi a cerchi allargati, i famigliari, gli amici e il vicinato delle persone trovate positive. E' un progetto estremamente ambizioso che richiede una ingente macchina operativa: tutti i laboratori di microbiologia, con un aumento di macchinari, di reagenti e di personale. Siamo passati da 100 tamponi iniziali ai 2.000 fatti ieri, possiamo arrivare a 4/5.000 nei prossimi giorni e a regime, fra 2/3 settimane a 20.000 campioni al giorno. Il contributo dell'Università di Padova è importante, ma tutte le Università del Veneto potrebbero intervenire con i loro laboratori. Abbiamo acquistato un macchinario che aumenta di tante volte la possibilità di analizzare i tamponi”.

Ecco cosa ci aspetta nei prossimi giorni con questa politica dei tamponi: “Il successo lo potremo avere con l'aumento dei casi positivi che scopriamo e man mano dovrebbero diminuire le persone ammalate, le persone in ospedale e le persone in terapia intensiva. Già questa scala è una caratteristica veneta. Certo, abbiamo una percentuale di decessi più alta che in Cina, ma comprensibile per l'età media maggiore. Il problema della Lombardia, invece, è che non si fa diagnosi, non è un virus diverso da quello veneto. Noi fin dall'inizio con l'isolamento di Vo', con i tamponi a tutta la popolazione, abbiamo bloccato la diffusione. Non dichiarare il Bergamasco un'area rossa è stata autentica follia. Senza far polemica: se si fosse chiuso tutto, tutti fermi 25 giorni fa, e fatto a tutti tamponi, non ci sarebbe questa situazione”, ha evidenziato il prof. Crisanti.

Il professor Stefano Merigliano, presidente della scuola di medicina, ha sottolinerato il coordinamento tra tutte le realtà, per garantire che il sistema funzioni oltre l’ordinario, con uno sforzo per trovare anche le persone disponibili a lavorare al progetto su base volontaria o integrata. Interverrà la croce rossa con 15 squadre divise tra province, che andranno anche a fare controllo dei pazienti positivi a casa. “Abbiamo i nostri tirocinanti, 500, che non possono fare tirocinio dai medici di base in questo periodo e che sono stati dirottati sui sistemi territoriali, sono medici in formazione che ci aiuteranno nei controlli. Ultima cosa, è fondamentale lo sforzo dei ricercatori di tutta l'area biomedica dell'Università per recuperare macchine e persone. Il gruppo di medici cinesi è rimasto sconvolto positivamente dalle nostre aree semi intensive che sono una via di mezzo tra il reparto e la rianimazione, dove sono supportati dai famosi caschi. E' un'esperienza che loro non avevano fatto, e che ha dato una risposta a più pazienti che non erano in grado di gestirsi da soli”.

Oggi c'è materiale per 200.000 tamponi, altro si sta acquistando, come “i 13 milioni e mezzo di dispositivi in arrivo, 2 milioni di mascherine FFP3 - ha dichiarato Luca Zaia -. Sarà ifficile arrivare a questi dati in futuro, speriamo che non spariscano come le 550.000 dalla Svizzera una settimana fa. Abbiamo fatto richiesta di 200 respiratori, ne sono arrivati 49 fino ad ora”.

Continuano ad arrivare, invece, le donazioni, i Moretti Polegato di Geox e Diadora, hanno donato un milione di euro.

Sul fronte dei costi dell'operazione tamponi ha risposto l'assessore Manuela Lanzarin: “Per il momento interviene la Regione Veneto, conn l'Azienda Zero, che si fa carico dell'acquisto di materiale e attrezzature, dopo alla fine si vedranno i costi e i rapporti verranno ridefiniti.  Ad ogni modo è un progetto che va in parallelo con i 9 dipartimenti di prevenzione, igiene e sanità pubblica della Regione dove lavorano 714 persone che sono impegnate in questo. Abbiamo allargato lo spettro delle persone a cui fare il tampone. Ad esempio nelle 360 case di riposo ci sono 30.000 posti letto e poi tutti gli operatori. Quindi si procede, d'accordo con Crisanti, con le forze ordine, le cassiere dei supermercati e le altre categorie più a rischio”, fino alla popolazione “on the road”.

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