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Scuole paritarie: Cei, “Assicurare libera scelta educativa”. 20mila borse di studio per gli studenti

La Presidenza della Conferenza episcopale italiana torna a “rilanciare la forte preoccupazione espressa in queste settimane da genitori, alunni e docenti delle scuole paritarie, a fronte di una situazione economica che ne sta ponendo a rischio la stessa sopravvivenza”. Lo si legge in una nota della Presidenza della Cei, nella quale si ribadisce il “servizio pubblico” dalle paritarie.

La Presidenza della Conferenza episcopale italiana torna a “rilanciare la forte preoccupazione espressa in queste settimane da genitori, alunni e docenti delle scuole paritarie, a fronte di una situazione economica che ne sta ponendo a rischio la stessa sopravvivenza”. Lo si legge in una nota della Presidenza della Cei, nella quale si precisa che “le paritarie svolgono un servizio pubblico, caratterizzato da un progetto educativo e da un programma formativo perseguiti con dedizione e professionalità”. “Le forme di sostegno poste in essere dal Decreto Rilancio – in relazione alla riduzione o al mancato versamento delle rette, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza, a seguito delle misure adottate per contrastare la pandemia – ammontano a 65 milioni per le istituzioni scolastiche dell’infanzia e a 40 milioni per le scuole primarie e secondarie, a fronte di un miliardo e mezzo destinato alla scuola tutta”. Per la Cei, “si tratta di un passo dal valore innanzitutto culturale, rispetto al quale si chiede al Governo e al Parlamento di impegnarsi ulteriormente per assicurare a tutte le famiglie la possibilità di una libera scelta educativa, esigenza essenziale in un quadro democratico”. Tra l’altro, precisa la nota, “le scuole paritarie permettono al bilancio dello Stato un risparmio annuale di circa 7.000 euro ad alunno: indebolirle significherebbe dover affrontare come collettività un aggravio di diversi miliardi di euro”.
“Come Presidenza della Cei chiediamo con forza che non si continuino a fare sperequazioni di trattamento, riconoscendo il valore costituito dalla rete delle paritarie. A nostra volta, stiamo verificando la possibilità di contribuire a sostenere alcune migliaia di studenti della scuola paritaria secondaria di I e II grado: un aiuto straordinario alle famiglie più in difficoltà, da imputarsi al bilancio Cei del 2020. Si tratterebbe di circa 20mila borse di studio, che agevolino l’iscrizione al prossimo anno scolastico, a tutela – per quanto possibile – di un patrimonio educativo e culturale unico. Uniamo le forze – conclude la nota della Cei -, già in vista dell’imminente passaggio parlamentare, per non far venir meno un’esperienza che trova cittadinanza in ogni Paese europeo, mentre in Italia sconta ancora pregiudizi che non hanno alcuna ragion d’essere”.

Lo "sciopero" del 19 e 20 maggio

Un gesto simbolico che vuole provocare un “rumore educativo”, e un “rumore costruttivo”. Con questa motivazione per la prima volta le scuole pubbliche paritarie annunciano un’astensione dalle attività scolastiche per il 19 e 20 maggio. È il grido d’allarme che gli oltre 300 superiori/e maggiori, in qualità di primi responsabili delle loro scuole, hanno lanciato al termine di una tavola rotonda organizzata dalle presidenze nazionali dell’Usmi e della Cism. Due ore di confronto sulla situazione delle tante scuole paritarie che non ce la fanno più a pagare gli stipendi dei docenti e del personale amministrativo. “Il nostro grido di allarme – si legge in un comunicato –, insieme a quello della Cei e del mondo associativo, nasce dalla verifica del disagio civico ed economico di tante famiglie e dalla sordità del governo giallorosso che continua a trattare la scuola pubblica paritaria ideologicamente, come un oggetto estraneo alla convivenza civile e culturale di questo Paese, elargendo briciole, trattandoci meno delle biciclette e dei monopattini, per i quali stanzia 120 milioni di euro per il 2020 e il bonus sarà pari al 60% della spesa sostenuta, meno degli ombrelloni. Noi siamo gli invisibili per questo governo”.

“Il nostro gesto – prosegue il testo – vuole fare un rumore educativo ed educato che coinvolga i genitori dei 900mila allievi delle scuole paritarie, i 7 milioni di allievi delle scuole statali, i docenti, il personale della scuola italiana, ma anche gli amici e tutti i cittadini italiani. Ma anche un rumore costruttivo, che obblighi i nostri parlamentari, che saranno impegnati nella discussione degli emendamenti nell’aula parlamentare, a non lasciare indietro nessuno” Perché il nostro Paese, si legge ancora nel testo “o riparte dalla scuola, da questo grembo dove si entra bambini e si esce cittadini di uno Stato democratico, o non ripartirà; o sarà disposta a fare i conti che c’è qualcosa che viene prima dei programmi, degli esami, del distanziamento sociale, che è quel di più della relazione educativa che può rendere adulto un ragazzo, o non ripartirà”.

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