Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Quasi sessantamila sbarchi da gennaio. Molti i minori non accompagnati
A dare gli ultimi dati degli arrivi è Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Unhcr. “La situazione dell’accoglienza è critica soprattutto nelle zone di arrivo. La maggior parte dei profughi sono siriani, eritrei e maliani.
Sono 57.800 i migranti sbarcati nel nostro paese da gennaio. La maggior parte sono siriani, eritrei e maliani. Molti sono minori non accompagnati, il loro numero ormai sfiora il 7 per cento del totale. A dare gli ultimi dati (aggiornati a ieri) degli arrivi è Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Unhcr. “La situazione dell’accoglienza è critica soprattutto nelle zone di arrivo- spiega – qualche giorno fa nel Palasport di Racalmuto sono dovuti intervenire i soccorsi perché molte persone si sono sentite male. Questo è solo un episodio di una situazione generale che porta a riaffermare che l’accoglienza deve essere organizzata, perché ci sia un’assistenza reale. L’aspetto accoglienza – aggiunge – è un anello che va allacciato al salvataggio in mare. Da tempo parliamo di un piano organizzato che diventa sempre più indispensabile di fronte a un fenomeno che è strutturale. E’ perfettamente inutile continuare a parlare di emergenza, si tratta piuttosto di un fenomeno prevedibile”. Sami spiega inoltre che l’Unhcr giudica positivamente l’idea un allargamento di Mare nostrum in chiave europea. “Il salvataggio in mare aiuta tantissimo, è un’azione indispensabilee va allargata per abbracciare tutto il Mediterraneo”.
Ma la portavoce ricorda che il tema dei rifugiati non va affrontato solo attraverso i numeri e le emergenze. “Bisogna porre attenzione alle storie che sono dietro ogni numero – afferma – perché ogni storia vale la pena di essere ascoltata. Questo ci aiuta anche a costruire la memoria di ciò che sta avvenendo da anni non solo in Italia ma anche in tutta l’Europa”. E proprio il tema dell’integrazione e del racconto della quotidianità dei migranti , è il tema scelto dall’Unar per la Giornata mondiale del rifugiato che si celebra il 20 giugno prossimo. “Solo nel 2013 abbiamo rilevato 1.500 casi di discriminazione, il 70 per cento dei quali a sfondo etnico razziale – spiega Marco De Giorgi, direttore dell’Unar – E la forte pressione migratoria di questi mesi ha aumentato il livello della conflittualità. In questo incide anche la comunicazione che si concentra più sulle tragedie che sulle storie positive e di integrazione, per questo abbiamo voluto fortemente che il tema fosse quello del racconto delle storie dei rifugiati. L’obiettivo è promuovere un’informazione positiva che rappresenti al meglio il lavoro di accoglienza integrata svolto sui territori dallo Sprar”. Nel corso del convegno Unar ha lanciato il contest da Riugiati a cittadini: un concorso rivolto ai giornalisti che hanno raccontato le storie dei migranti accolti all’interno della rete Sprar. Il premio è la pubblicazione degli articoli vincitori sul portale repubblica.it.
“Vogliamo che ci sia un cambiamento culturale – aggiunge Daniela Di Capua, direttrice del sistema centrale Sprar – un’evoluzione positiva dell’immagine dell’immigrato. Noi cerchiamo di puntare sull’accoglienza e l’integrazione, in questo senso è importante che le città si aprano sempre di più verso i cittadini che arrivano da altri paesi”. Nel corso del convegno è intervenuto anche Mbede, un giornalista del Camerun, che ha raccontato la sua esperienza di accoglienza in Italia. “Nessuno più di un rifugiato po’ amare l’Italia che gli ha salvato la vita - sottolinea - ma se l’Italia è così ferma culturalmente è anche colpa dei media, su questo bisogna cambiare radicalmente passo”.