Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Mafie: non siamo immuni
La storia di Rocco, imprenditore Veneto, vittima del taglieggiamento della mafia, costretto a infiltrarsi per smascherare i suoi aguzzini e della moglie, che ne ha condiviso il dramma, è stato come un pugno nello stomaco per il centinaio di ingegneri che, lunedì 18 settembre, ha partecipato al momento di aggiornamento proposto dall’ordine regionale, e che si è svolto all’auditorium Sant’Artemio di Treviso. Le due attrici di Arcipelagos teatro hanno raccontato la vicenda, che portò in carcere i membri di Aspide, la prima organizzazione mafiosa scoperta in Veneto, con intensità, senza trascurare non solo i particolari complessi dell’inchiesta, ma anche i momenti più intimi di questa drammatica storia, rivissuta attraverso i pensieri della famiglia di Rocco Ruotolo.
La vicenda risale al 2009, e mise in ginocchio più di 130 imprenditori veneti, alcuni subirono pesanti violenze fisiche, qualcuno non resse e si suicidò. Non c’era modo migliore per sviluppare il tema che gli ingegneri si erano dati “Lotta alle infiltrazioni mafiose nel tessuto socio-economico in Veneto: impegno degli ingegneri”.
Non si deve neppure credere che la storia sia finita con la sentenza del 2011, che condannò tutti i mafiosi coinvolti. Lo ha ricordato, qualche giorno fa, Bruno Cherchi, capo della procura distrettuale antimafia di Venezia: “In Veneto c’è una presenza radicata della criminalità organizzata che permea, da tempo, ogni settore imprenditoriale senza distinzione di settori merceologici. Un radicamento in cui gioca un ruolo determinante la scarsa attenzione culturale del problema dell’infiltrazione mafiosa negli ambienti socio-economici, che non significa necessariamente connivenza, ma che di fatto si tramuta sia in un inquinamento del vivere quotidiano, sia nella mancata presa di coscienza reale della società civile e dei suoi organi rappresentativi”.
“La prima cosa è parlarne - ha detto la dinamica presidente dell’ordine degli ingegneri di Treviso, Eva Gatto, che ha organizzato l’evento assieme alla presidente dell’ordine di Belluno, Eleonora Dalla Corte -. Il rischio presente della criminalità è reale, l’evento di quest’anno è un modo per proteggere la collettività. Non dimentichiamo che siamo alla vigilia della edizione delle Olimpiadi che si svolgeranno tra Milano e Cortina, che stiamo mettendo a terra i fondi del Pnrr, che siamo un’area ad alta vocazione produttiva”.
Se nel 2008 esisteva la crisi economica degli imprenditori privi di liquidità, oggi ci sono questi investimenti a fare gola.
Gli ha fatto eco il presidente della provincia di Treviso, Stefano Marcon, che nei suoi saluti ha ricordato il protocollo firmato con Guardia di Finanza e Carabinieri. “Non siamo più immuni e nel nostro territorio si sta diramando la mafia”.
Il consigliere regionale Roberto Bet, della cabina di regia del Protocollo di legalità della Regione Veneto, ha ricordato come manchino le segnalazioni da parte dei professionisti sulle operazione sospette: “Su 45 mila segnalazioni di operazioni sospette, solo il 2 per cento è fatto da professionisti, il resto arriva dalla Pubblica amministrazione e dalle banche. Ciò ha sollecitato tutti a drizzare le antenne, come si è fatto ad esempio in occasione della realizzazione della nuova Superstrada pedemontana veneta. Serve coscienza della presenza e conoscenza del fenomeno”.
Luca Scappini consigliere nazionale dell’Ordine degli ingegneri, ha detto: “Quando radiamo dall’Ordine un ingegnere, gli togliamo la possibilità di lavorare perché condannato per mafia, è molto difficile umanamente, ma lo dobbiamo fare, senza esitazioni”.
Ha concluso gli interventi di apertura l’onorevole Marina Marchet Aliprandi testimoniando l’impegno del Governo su questo fronte: “Dobbiamo vigilare soprattutto nella fase del cambio generazionale nelle aziende. Dobbiamo stupirci e controllare se al posto di una successione familiare si fa strada improvvisamente una spa e persone fino ad ora non conosciute”.