lunedì, 14 ottobre 2024
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La virologa: "Perché prevenire il contagio"

“Questo virus – spiega la professoressa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca pediatrica Città della Speranza e professore ordinario di Patologia generale presso il dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova – agisce come un virus influenzale, causando sintomi simili a quelli dell’influenza stagionale. Bisogna però tener presente che “ci sono parecchie differenze tra l’influenza che conosciamo abitualmente e questo nuovo virus – prosegue Viola –; il coronavirus, infatti, è completamente nuovo per tutta la popolazione mondiale". Giusta, dunque, la preoccupzione di limitare al massimo i contagi.

Tra decreti del Governo, ordinanze dei presidenti delle Regioni e cordoni sanitari, queste ultime ore vedono la situazione Coronavirus in Italia in aggiornamento costante.

E’ per questo che è importante che non si generi panico, che ci si attenga alle indicazioni che il Governo sta fornendo e che si acquisiscano le informazioni corrette su cosa è questo nuovo virus, come agisce e quali possono essere le conseguenze per chi ne viene a contatto.

“Questo virus – spiega la professoressa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di Ricerca pediatrica Città della Speranza e professore ordinario di Patologia generale presso il dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova – agisce come un virus influenzale, causando sintomi simili a quelli dell’influenza stagionale. Nella maggior parte delle persone si avranno quindi tosse, febbre, raffreddore. Nei casi più gravi, si può manifestare polmonite, sindrome respiratoria grave e persino insufficienza renale o morte. Se viene diagnosticata l’infezione da coronavirus, sarà il medico curante a decidere quale sia la terapia migliore, a seconda delle condizioni del paziente. Non serve, invece, prendere farmaci per prevenire l’infezione”.

Bisogna però tener presente che “ci sono parecchie differenze tra l’influenza che conosciamo abitualmente e questo nuovo virus – prosegue Viola –; il coronavirus, infatti, è completamente nuovo per tutta la popolazione mondiale e questo significa non solo che nessuno è protetto, ma soprattutto che tutte quelle fasce di popolazione a rischio che si proteggono normalmente attraverso il vaccino anti-influenzale, non hanno nessuna protezione per questo virus. Pensiamo agli anziani, a coloro che hanno altre patologie: questi soggetti più deboli, non avendo ricevuto un vaccino, possono, se contagiati, andare incontro a serie complicazioni”.

“Inoltre – prosegue – benché il virus non abbia una mortalità elevata, non è certo un ebola, si manifesta con conseguenze serie in una alta percentuale della popolazione. Si stima che circa il 20% dei contagiati hanno avuto bisogno di terapia intensiva. Se avesse la stessa diffusione della normale influenza, sarebbe molto rischioso”.

Ecco quindi spiegata la necessità di circoscrivere le zone a rischio e limitare i contagi.

Per comprendere meglio le vere ragioni per cui deve preoccuparci la sua diffusione la professoressa Viola aggiunge: “Come dicevo la sua mortalità non è elevatissima, circa tra il 2 e il 3%, ma è un virus del tutto nuovo, contro il quale non abbiamo al momento armi. Bisogna quindi a tutti i costi prevenire che l’infezione divenga incontrollata e incontrollabile. Il virus si trasmette da persona a persona come il virus influenzale, quindi vanno evitati contatti con le persone infette e, nelle aree in cui sono presenti focolai di infezione, vanno limitate le occasioni che possono facilitare la trasmissione”.

Nessun imminente pericolo di morte “perché – continua la direttrice scientifica dell’Irp – i dati a oggi ci dicono che su 100 persone che si infettano, 2 o 3 probabilmente non ce la faranno. Il tetano, per esempio, ha una mortalità che può arrivare all’80%”.

Attualmente nei laboratori si sta lavorando su più fronti: “Il vaccino – spiega  Viola – che rappresenta sempre un’arma strepitosa e insostituibile per combattere le infezioni e limitarne il diffondersi. Poi si stanno studiando dei farmaci antivirali, che limitano la replicazione del virus nei pazienti. Infine, si cerca di capire come limitare gli effetti gravi dell’infezione, quali siano i farmaci maggiormente utili”.

In questo momento non è possibile ipotizzare come si evolverà la situazione ma la professoressa Viola spiega che “quello che è certo è che il virus continuerà a circolare nel mondo ancora per molto e lo scenario più catastrofico è quello di una diffusione incontrollata nei Paesi che non sono in grado di offrire ai pazienti un sistema sanitario come il nostro. Penso all’Africa o ad alcune regioni dell’Asia. Per quanto riguarda l’Italia, avremo un quadro più chiaro nei prossimi giorni, durante i quali capiremo se le misure di contenimento sono state sufficienti a bloccare la trasmissione. Credo sia importante non andare nel panico e attenersi alle indicazioni che il governo ci sta fornendo”.

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