martedì, 17 settembre 2024
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"La guerra in casa": montano le polemiche su case popolari e tetto Isee

Che la nuova legge regionale in tema di residenzialità pubblica avrebbe suscitato polemiche, era prevedibile. Gli inquilini delle case popolari protestano per gli aumenti degli affitti, o perché corrono il rischio di perdere l’abitazione dove risiedono da una vita.

Ancora lo scorso gennaio La Vita del popolo aveva denunciato il rischio che i parametri dettati dalla nuova legge regionale in materia di residenzialità pubblica avrebbero potuto creare forti disagi alle fasce più deboli della popolazione come anziani e persone con disabilità.
Ora che il caso è scoppiato, gli inquilini delle case popolari in tutta la Regione protestano per gli aumenti degli affitti, spesso insostenibili, o perché corrono il rischio di perdere l’abitazione dove risiedono da una vita o di vedere consumati in spese per l’affitto tutti i risparmi che dovevano garantirgli una vecchiaia serena.
La legge 39/2017 e il relativo regolamento dell’agosto 2018 sanciscono, infatti, una rimodulazione dei canoni di affitto in base al calcolo di un Isee-Erp parametrato sul reddito e sulla situazione patrimoniale degli inquilini, determinando la decadenza del diritto all’alloggio stesso nel momento in cui si superino i 20 mila euro di Isee-Erp.
Chi supera tale soglia ha 24 mesi per rientrare nei parametri, oppure dovrà lasciare la propria abitazione. Nel frattempo l’affitto viene portato al canone massimo di locazione.
E’ naturale che nessuno metta in discussione che chi possiede grossi depositi in banca, tali da potersi permettere l’acquisto di un’abitazione o un canone di affitto alto, debba lasciare gli alloggi di residenzialità pubblica ai nuclei familiari che ne hanno più necessità. Anche perché il Veneto si trova di fronte a un’emergenza abitativa per la quale sicuramente non basteranno le abitazioni rilasciate grazie alla legge 39/2017.
La Cgil di Treviso, assieme a Spi Cgil e Sunia, sindacato degli inquilini, hanno infatti calcolato che, secondo i dati provenienti dalle graduatorie 2016/2017, a fronte di 14.748 domande di alloggio ammesse, in tutta la Regione sono stati assegnati 971 alloggi, mentre rimangono in attesa si assegnazione 13.777 domande, pari al 93,42% del totale. I nuclei familiari che hanno presentato l’Isee-erp superiore a 20 mila euro sono 5.823 (14,66%); il che significa che, a grandi linee, anche se tutti questi inquilini lasciassero le proprie abitazioni, mancherebbero comunque altri quasi 8 mila alloggi per far fronte alla domanda. Senza contare che la legge, come spiegato da Alessandra Gava, segretaria provinciale del Sunia, prevede la possibilità, per chi esce dai parametri, di acquistare il proprio alloggio Ater a prezzo calmierato.
Per risolvere almeno in parte il problema della mancanza di case, lo scorso 27 agosto, è stato pubblicato in Gazzetta il decreto n. 200 del ministero dei Trasporti con cui è stato effettuato il riparto di 250 milioni di euro tra le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per il programma integrato di edilizia residenziale sociale.
Il decreto, a firma ancora del governo “gialloverde” con cui il Governatore del Veneto Luca Zaia vantava un filo diretto, fa arrivare in Regione 16 milioni e 79 mila euro circa, cifra che ci colloca all’ottavo posto in Italia e che impallidisce di fronte ai quasi 48 milioni erogati alla Regione Lombardia.
In ogni caso, chi si è visto ridurre il canone di affitto grazie a questa nuova legge è pari al 18,16% delle persone che hanno presentato i propri redditi, mentre molte altre rimangono in una fascia intermedia: ancora assegnatari, ma con aumenti che alle volte diventano insostenibili. Per questo motivo, il sindacato ha lanciato un appello alla Regione, affinché tenga conto di cinque parametri nella revisione della legge che dovrebbe essere modificata entro il 30 settembre.
La Cgil dunque chiede l’aumento del limite Isee-Erp per la decadenza a 30 mila euro e la gestione e supporto di anziani over 75 e disabili che si troveranno a dover lasciare l’alloggio (in Regione sono in totale 2.295 i nuclei familiari di questo tipo che superano i 20 mila euro); un tetto massimo per gli affitti inferiore all’equo canone L.431; Una franchigia su redditi derivanti da Tfr, risarcimenti assicurativi o per malattia e patrimonio immobiliare non remunerativo; l’eliminazione dell’Iva del 10% sugli affitti e una nuova revisione dei canoni, da rendere proporzionali in base al limite massimo di affitto e all’Isee fino a 30 mila euro; la valutazione puntuale della quotazione degli immobili in base allo stato reale degli stessi e ad altre discriminanti, come l’entità delle spese condominiali e, infine, la possibilità di assegnare alloggi nello stato di fatto, come già avviene in Lombardia, cioè di assegnare abitazioni che abbiano necessità di lavori di riqualificazione fino a un tetto massimo basso, che può essere attorno agli 8 mila euro, che l’inquilino è obbligato ad adempiere in modi e tempi prestabiliti, venendo poi rimborsato delle spese sostenute.

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