mercoledì, 20 novembre 2024
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Finanziaria: legge da modificare

Sciopero o manifestazione: sindacati divisi nel metodo di protesta, uniti dalle richieste

Sciopero generale che sia, come sostengono i sindacati Cgil e Uil, che interessa trasporti e pubblico impiego, o intersettoriale, come ha indicato il Garante, perché non riguarda tutte le categorie, chiamate a manifestare in date diverse, la situazione aveva già suscitato qualche perplessità per non vedere il mondo dei lavoratori uniti, o meglio i sindacati che li rappresentano. Cisl, infatti, si è smarcata dalle altre due sigle, non perché condivida la manovra del Governo Meloni contro cui Cgil e Uil scenderanno in piazza venerdì 17, ma perché ha scelto un modo diverso per esprimere il proprio dissenso, ovvero una manifestazione nazionale a Roma, sabato 25 novembre dal titolo “Partecipare per crescere” che ha il medesimo scopo di chiedere al Governo e al Parlamento modifiche a questa manovra economica, oltre a presentare le firme raccolte per “La partecipazione al lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori”, il nome della proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl.. Non è, quindi, una sconfitta per il sindacato, in un periodo già di difficoltà per i corpi intermedi, non essere riusciti a costruire percorsi condivisi dalle tre maggiori siglie? Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Treviso e Belluno, come il suo collega della Cgil Mauro Visentin, condivide l’analisi, ma tiene a precisare: “Abbiamo preteso i tavoli di confronto con il Governo e abbiamo scelto di rimanere al tavolo per discutere. Fintanto che è stato possibile, abbiamo visto alcune nostre richieste, fatte unitariamente dal sindacato, accolte, come il taglio del cuneo fiscale da rendere però definitivo o i 4 miliardi messi per abbassare il secondo scaglione Irpef dal 25 al 23%. Certo, le priorità di maggio - ovvero, i temi della pace, del lavoro e della crescita del Paese, ma soprattutto dei salari intaccati pesantemente dall’inflazione, delle pensioni, della lotta alla precarietà e della sicurezza - non sono cambiati, ma tutto e subito non si può portare a casa. Siamo stati responsabili, consapevoli che le cose si fanno per gradi. Auspichiamo, però, che sia ritrovata, il prima possibile, la via dell’unità dei sindacati, perché pensionati e lavoratori si aspettano altri risultati.

Allora, cos’è che non piace alla Cisl di questa manovra finanziaria?

Se si sono ottenute agevolazioni per le fasce più deboli, dall’altro lato la manovra va a toccare diritti già maturati, come nel caso delle pensioni dei dipendenti pubblici, in primis i medici. Sulle pensioni, in generale, non va nella direzione giusta. Pensiamo, ad esempio, alla rivalutazione per tutte le pensioni. Confidiamo di poterla modificare in corso d’opera, come già avvenuto col Governo Draghi. Ma non è solo il discorso delle pensioni, ci sono altre questioni aperte, come gli investimenti sul potere d’acquisto degli italiani o il recupero dell’evasione fiscale. I contratti collettivi nazionali da rinnovare alla scadenza. Noi non accettiamo qualsiasi compromesso, ma siamo convinti che per governare i processi sia necessario stare ai tavoli. E’ un percorso che stiamo facendo. E ribadiamo che lo sciopero è l’estrema ratio, uno strumento, non il fine.

La colpa di questa manovra così poco generosa è stata data al fardello del superbonus. Ma quando è stato pensato non si sono alzate molte voci contrarie, anzi. Per un periodo è stato un volano per l’economia malridotta dal Covid.

Quello che è stato sbagliato, è il mancato presidio sulle speculazioni. E alla fine solo il 3 per cento degli immobili sono stati ristrutturati con una incidenza davvero marginale sull’efficientamento edilizio. Ha, invece, generato un enorme debito pubblico, che è un’ipoteca pesantissima sul futuro, anche sulla capacità di investire del nostro Paese. In ogni caso, tutti i bonus sono interventi spot che non risolvono i problemi strutturali.

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