La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Nucleare in laguna?
Nessuno avrebbe potuto immaginarlo, eppure è successo. Renato Brunetta, presidente della fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità, ex ministro e dal 20 aprile 2023 presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), ha proposto Venezia o un territorio veneto, affacciato sul mare Adriatico, come sito per il nucleare di quarta generazione.
“Ormai è la tecnologia più sicura al mondo. Siamo stati segnati da Chernobyl, ma le nuove generazioni di nucleare hanno livelli di sicurezza altissimi e dimensioni di produzione molto più ridotte. Questo è il futuro”.
Un passato “difficile”
Lo sbigottimento iniziale ha riportato alla mente il passato di Porto Marghera: i fanghi industriali; l’inquinamento che uccide la laguna; l’incidente di Fukushima e le acque del Pacifico che ripuliscono l’acqua radioattiva, mentre la laguna di Venezia fatica a compiere il suo naturale riciclo; l’incidente della Dow Chemical del 2002, a Porto Marghera, che costrinse i mestrini e veneziani a barricarsi in casa per paura di morire gasati dal fosgene.
Favorevoli e contrari
Il dibattito che ne è seguito ha visto il mondo economico favorevole, mentre ambientalisti storici e sindacati veneziani sono radicalmente contrari. Oggi le centrali nucleari sono “di seconda generazione”, basate su tecnologie progettate oltre cinquant’anni fa. Molto è cambiato, ma non è ancora chiaro in che direzione: si parla di centrali più piccole, più sicure, ma tutti concordano che non saranno pronte prima del 2030. Ci sono reattori dai costi elevatissimi, legati all’aumento delle misure di sicurezza, e capaci di generare potenze molto superiori a quelle attuali. Altri reattori, invece, producono meno energia, ma a fronte di costi ridotti e maggiore flessibilità.
Della quarta generazione si sta occupando l’agenzia europea Euratom, in ritardo rispetto alla Cina, che nel 2021 ha collegato alla rete un reattore dimostrativo di quarta generazione. Nel 2019, la Francia ha interrotto il progetto Astrid, un reattore a sodio di quarta generazione. In ogni caso, la tecnologia si basa ancora su una turbina, un alternatore e sulla fissione nucleare. Servono grandi investimenti e resta irrisolto il problema delle scorie.
Marghera, poi, è il simbolo di un insuccesso industriale. Nel 1917, sotto gli auspici di Giuseppe Volpi e Vittorio Cini, fu inaugurata la prima zona industriale: quel ciclo si chiuse con la dichiarazione dell’area come Sito di interesse nazionale, a causa della necessità di bonifiche urgenti.
La specificità di Venezia
Oggi, Venezia, Mestre e Marghera sono strette nella morsa del turismo pendolare, con una popolazione sempre più anziana o in calo, l’entropia e lo smantellamento industriale di Marghera, i pericoli della corruzione e dell’infiltrazione mafiosa e lo scollamento dal resto del Veneto.
Collocare qui il nucleare, non è solo una questione ambientale, ma anche sociale e politica, con risvolti difficilmente prevedibili.
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