Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Cambiamenti climatici e agricoltura: produzioni compromesse
Siamo in estate, in primavera o in autunno? Il clima, nel Veneto e nel nostro territorio, tra maggio e giugno, ci ha trasportati su un ottovolante di temperature e di precipitazioni mai visto. Esondazioni, grandinate, bombe d’acqua, calori improvvisi: si è visto di tutto. Maggio 2024 ha segnato un record storico per le piogge, con gravi conseguenze idrogeologiche e agricole. Giugno ha visto un caldo eccezionale, che ha ulteriormente complicato la situazione dei raccolti. Da una parte, la qualità del grano, per fare un esempio, si è mantenuta alta; dall’altra, le rese sono drasticamente diminuite, evidenziando la vulnerabilità dell’agricoltura veneta ai cambiamenti climatici.
Con una media di 202 mm di pioggia, maggio 2024 è diventato il mese più piovoso degli ultimi trent’anni. Le precipitazioni sono state circa il 134 per cento superiori rispetto alla media degli ultimi tre decenni, con un totale stimato di 274 mm contro i 117 mm della media del periodo 1994-2023. Questo straordinario accumulo di pioggia ha portato la Regione a dichiarare lo stato di allarme rosso nei bacini del Basso Piave, Sile e Bacino scolante in laguna, a causa della criticità idrogeologica.
Nonostante le intense precipitazioni, le temperature si sono mantenute vicine alla norma stagionale. Il livello di innevamento, a fine maggio, è stato leggermente superiore alla media. La risorsa idrica nivale è stata stimata a 100-110 milioni di metri cubi nel bacino del Piave, 45-50 nel Cordevole e 30-40 nel Brenta.
Il servizio Arpav ha segnalato che la quantità di pioggia caduta rappresenta un fenomeno che si verifica in media ogni 300 anni. Eventi meteo estremi, come questo, sono destinati a diventare più frequenti, a causa dei cambiamenti climatici, come mostrano le rilevazioni statistiche dell’Università di Padova.
Giugno 2024 non è stato da meno per eccezionalità: caldo record a livello globale, siccità al Sud Italia e influenza negativa sulle campagne venete. Le operazioni di trebbiatura si sono svolte in ritardo di almeno dieci giorni.
Questa situazione ha compromesso la produzione agricola in Veneto. Le rese per ettaro sono praticamente dimezzate, rispetto all’anno precedente. Particolarmente grave il fenomeno nelle aree nord e sud del Veneziano (perdita di produzione stimata del 40-50 per cento). Fortunatamente, la qualità del grano si è mantenuta alta, ma la quantità è drammaticamente ridotta. Nelle zone ghiaiose e più drenanti la perdita è stata inferiore.
A livello nazionale, la produzione agricola è calata, mentre sempre forte, secondo Coldiretti, è la concorrenza sleale dall’estero. Le importazioni di grano trattato con sostanze vietate in Europa rappresentano una minaccia sia per la salute dei consumatori sia per il futuro delle aziende agricole italiane.
Coldiretti ha chiesto il rispetto del principio di reciprocità nelle importazioni, accordi di filiera per prezzi equi e la stabilizzazione della produzione interna.