Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Ca’ Foncello, al via le attività della nuova cittadella della salute
Finalmente in funzione, per la prima volta martedì 21 novembre, le sale operatorie dell’edificio “High care”, cuore della nuova cittadella della salute. Il trasferimento dei pazienti è iniziato sabato 18, con i primi 150 spostamenti che hanno coinvolto le due Chirurgie, Gastroenterologia, Chirurgia senologica. Aperta anche l’area degli spogliatoi per il personale e alcune aree logistiche. Nel trasloco sono stati coinvolti 50 medici, 60 infermieri, 30 operatori sanitari e 20 studenti di Infermieristica. Inoltre, il direttore generale Francesco Benazzi ha voluto ringraziare gli Alpini e la Protezione civile che hanno aiutato il personale durante il trasferimento.
Durante la mattinata del 21 novembre, è intervenuto il presidente della Regione, Luca Zaia, che si è anche collegato con tre delle 18 sale operatorie, che stavano eseguendo dei delicati interventi chirurgici ad alta complessità: un intervento al fegato condotto dal professor Giacomo Zanus, direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale 2; un intervento al seno condotto dal dottor Paolo Burelli, direttore dell’unità operativa di Chirurgia senologica e un intervento al pancreas condotto dal dottor Marco Massani, direttore dell’unità operativa di Chirurgia generale 1. Con loro, naturalmente, le équipe di medici e infermieri.
Oltre alle quattro Chirurgie già trasferite e a quella plastica, nelle prossime settimane saranno attivate le altre Chirurgie e la Terapia intensiva, entro gennaio saranno completati i trasferimenti.
Iniziata a costruire nel giugno del 2017, inaugurata a fine dicembre 2022 è, dunque, ora operativa la Cittadella, con i suoi 60 mila mq di superfici occupata su sei livelli, 450 posti letto, 4 bunker per radioterapia, 96 posti letto in terapia intensiva e sub intensiva, sale operatorio iso 5, di cui 2 ibride, che hanno comportato 16 milioni di investimento tecnologico. La struttura ospita anche l’area materno-infantile con 50 posti letto, 10 sale parto, di cui 2 per il parto in acqua, 2 sale operatorie per il parto cesareo, il nido e la terapia intensiva neonatale e pediatrica. L’edificio 29, parte centrale della Cittadella, è una struttura ad alta complessità tecnologica, dotata di tutte le migliori innovazioni per interventi all’avanguardia. Il livello A ospita i laboratori di analisi, la radioterapia, spazi per la logistica, le sottocentrali tecnologiche, gli spogliatoi e la mensa per i dipendenti. Un’area commerciale sarà inoltre adibita alla realizzazione di un nido per i figli del personale. Il livello B è destinato ai percorsi dell’emergenza-urgenza e sarà collegata all’attuale pronto soccorso, che sarà ristrutturato. Il livello C è quello dell’ingresso visitatori, pazienti che si rivolgono all’unità diagnostica per immagini e ambulatori. Il blocco est ospita l’area materno infantile, con la terapia intensiva e verrà collegata alle strutture già esistenti dove sarà collocata la pediatria.
I livelli D, E, F sono dedicati alle degenze chirurgiche. Ogni piano ha anche 6 sale dedicate al colloquio dei medici e i familiari dei pazienti, riservate e confortevoli.
Di quello che era il vecchio ospedale, alcuni edifici verranno ristrutturati, altri demoliti e ricostruiti, come ha spiegato il dirigente delle Professioni sanitarie Marco Simeoni: l’attuale edificio due sarà demolito e ricostruito per ospitare le Medicine e la Neurologia. Nell’area sarà ricavato anche lo spazio per la cittadella universitaria. Il primo di dicembre verrà aperto, infine, il nuovo parcheggio, ottocento stalli a pagamento, cinquanta centesimi l’ora, che promettono di aiutare a risolvere l’attuale caos dei parcheggi attorno all’ospedale.
“L’ospedale di Treviso - ha sottolineato nel suo intervento Zaia - è ormai un vero e proprio policlinico: è attivata la facoltà di Medicina per tutto il corso di studi, ha otto cliniche ormai consolidate con docenti universitari che insegnano e contemporaneamente lavorano come professionisti. Oltre a un livello elevatissimo dal punto di vista assistenziale, garantisce un’occasione di grande formazione per tutti i giovani laureati e gli aspiranti medici”. Tra le sfide della sanità del futuro, il presidente del Veneto ha indicato la lotta all’antibioticoresistenza e alle infezioni ospedaliere il cui rischio va abbattuto evitando di portare le attività commerciali dentro gli ospedali. La battaglia di oggi, tuttavia, rimane quella, prima di tutto di reperire il personale per permettere agli ospedali di funzionare adeguatamente. E dunque, nuovo ospedale, nuove tecnologie all’avanguardia, un investimento da 250 milioni di euro, scuola di Medicina, ora, però, è il mantra che ripetono anche Zaia e Benazzi, perché la sanità pubblica funzioni, manca il personale, soprattutto mancano i medici: “La sanità veneta - precisa il presidente - ha 60 mila dipendenti, 12 mila dei quali sono medici ed eroga ogni anno 80 milioni di prestazioni sanitarie, garantisce 2 milioni di accessi al pronto soccorso, oltre alla cura e l’assistenza a novemila pazienti ricoverati quotidianamente. Purtroppo i medici non sono abbastanza, perché non se ne trovano da riuscire a soddisfare le esigenze di organico. Su un deficit di cinquantamila medici in tutta Italia, nella nostra regione ce ne vorrebbero 3.500 in più”. Questo permetterebbe di dare una risposta alle 38 mila visite specialistiche con priorità 30 giorni ancora in galleggiamento, cioè in lista d’attesa. La proposta di Zaia, per evitare la fuga dei camici bianchi, è di permettere di proseguire nella professione oltre i settant’anni, visto che molti medici, costretti al pensionamento nel pubblico, continuano a esercitare nel privato.
Benazzi ha, inoltre, chiarito: “Nella nostra Ulss mancano 152 medici, 80 per il funzionamento ottimale della cittadella, a fine anno riusciremo ad assumere nuovi chirurghi e internisti, ma per radiologi e anestesisti toccherà attendere il termine delle scuole di specializzazione nel 2025”.
Il direttore ha, infine, ribadito che l’impegno per ottimizzare i servizi della sanità pubblica e rassicurato sul futuro degli ospedali di Castelfranco e Vittorio Veneto: “L’ospedale di Castelfranco - ha affermato - non si tocca e non ci sarà nessuna chiusura. Lo stesso vale per Vittorio Veneto, dove, anzi, ci saranno degli investimenti importanti con lo sviluppo di un centro di riferimento per gli interventi di cataratta e per il Maxillofacciale, sarà realizzata la Terapia intensiva che prima non c’era e potenziato l’ospedale di comunità”.