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Sui passi di san Paolo da Antiochia a Perge

Pellegrinaggio delle Cooperatrici pastorali diocesane in Turchia. Incontro con le tracce del passato raccontato negli Atti degli Apostoli e i piccoli germogli della chiesa di oggi.
17/05/2024

“Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani” (At 11,26). Da questa città della Turchia è iniziato il pellegrinaggio delle cooperatrici pastorali con l’assistente don Virgilio, dal 27 aprile al 5 maggio scorsi. Questa esperienza, inizialmente prevista lo scorso anno nella ricorrenza dei trent’anni dall’inizio della vocazione, era stata rinviata a causa del terremoto che il 6 febbraio 2023 aveva pesantemente colpito Turchia e Siria. Ad Antiochia sono visibili spiazzi di macerie, edifici gravemente danneggiati, e innumerevoli container dove vive la popolazione rimasta. Il parroco ci racconta come la piccola comunità cattolica latina – in Turchia i cristiani sono circa il 3% della popolazione, i cattolici di rito romano (latini) corrispondono allo 0,15% – vive l’ecumenismo celebrando la Pasqua nella stessa data dei cristiani ortodossi e promuove il dialogo interreligioso (in questa zona la popolazione islamica è prevalentemente alawita, a differenza della maggioranza in Turchia, sunnita). Dopo una visita all’antica Seleucia, siamo state ospiti in vescovado a Iskenderun – la cui cattedrale è crollata a causa del terremoto – dove ci è stato donato di incontrare il nuovo vescovo, padre Antuan Ilgit, gesuita turco, e ascoltare la storia della sua vita e del suo ministero; e di dialogare con padre Carmelo e Mario, focolarini, missionari. Ci hanno raccontato che molti giovani turchi entrano nelle chiese cristiane incuriositi, o dubbiosi, talvolta provocanti, e chiedono informazioni su Gesù, sul Dio dei cristiani, sulle scelte della chiesa cattolica latina... «Il cristianesimo non è una religione, è una persona: Gesù Cristo». Questo è stato ribadito da chi abbiamo incontrato: il cristiano è chiamato a essere testimone della persona viva di Gesù risorto.

Siamo state accolte anche da quattro monache di clausura presenti in un’ala del vescovado: sono giovani dell’istituto del Verbo divino incarnato che manifestano il volto di una chiesa gioiosa, accogliente e fraterna.

Dopo aver pregato nella chiesa di san Paolo a Tarso, ora museo, siamo salite a Konya, città estremamente religiosa il cui panorama è costellato di minareti. Lì vive Mariagrazia Zambon, ordo virginum, fidei donum della diocesi di Milano, che cura l’esigua comunità cristiana formata da studenti africani trasferiti per studio in Turchia, da profughi di Siria, Iran e Afghanistan, fuggiti perché cristiani, e da una manciata di cattolici turchi. Questi profughi, che con dolorose separazioni dalla famiglia e dalla patria affrontano un drammatico viaggio sperando di arrivare in Europa ed essere aiutati dai fratelli cristiani, non riescono a credere che nelle nazioni europee non sono accolti, non sono voluti, vengono respinti.

Dopo una tappa nell’antica Antiochia di Pisidia, ora Yalvac, il nostro pellegrinaggio si è concluso ad Antalya, città di mare turistica e occidentalizzata, vicina all’antica città di Perge che ora è un museo a cielo aperto dove continuano gli scavi archeologici e le scoperte. In questa grande città l’unica chiesa è una cappella ricavata in una casa privata in affitto, voluta per accompagnare i tedeschi che vivono ad Antalya.

Molto ancora abbiamo visto, ascoltato e gustato grazie alla competenza della guida Murat, all’abilità dell’autista Sayim e alla sapienza di padre Paolo Bizzetti che ci ha guidate in questo pellegrinaggio intrecciando per noi la Parola di Dio scritta dagli apostoli e quella incarnata dai cristiani di ieri e di oggi in Turchia: ci auguriamo che molti altri possano farne esperienza!

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