Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Serve una figura paterna che vada al di là degli stereotipi
Per troppi adolescenti, non solo figli di famiglie separate o divorziate, il padre è persona indifferente o problematica, mentre la madre viene considerata presente e non di rado “rompente”, cioè un punto di riferimento, ma che impone delle regole.
Si sentano valorizzati tutti quei papà in gamba che ascoltano, danno regole, fanno i tassisti a tutte le ore e mettono su una pasta ben condita.
E si sentano riconosciute tutte quelle donne che di fatto fanno da padre e da madre: è difficile essere l’unico reddito di casa, cucinare come tua nonna, seguire i figli a scuola come faceva tua madre e occuparti delle riparazioni come faceva tuo padre.
Cosa può comportare questo a livello sociale si vede chiaramente.
I dati raccolti dall’Università di Padova, all’interno del progetto di Prevenzione andrologica permanente, hanno evidenziato la responsabilità del ruolo genitoriale nel determinare i comportamenti a rischio dei giovani e come essi percepiscano la figura paterna e materna: la prima in caduta libera, la seconda àncora educativa.
In realtà, la figura del così detto pater familias, con la sua patria potestà, è in declino ormai da moltissimo tempo, almeno da quel ’68 che ha inaugurato il necessario e desiderabile processo di destrutturazione del modello patriarcale.
Oggi, deve essere considerato rispettoso nei confronti della figura paterna, non considerare un uomo come un semplice bancomat e un regolatore di conti a fine giornata.
Ma gli uomini, per non essere considerati così, devono fare molto di più, e molti già lo fanno.
I padri che con la separazione coniugale spariscono dalla vita dei loro figli, spesso non c’erano neanche prima.
Quando, poi, si sentono cercati “solo per i soldi”, spesso è perché prima lo consideravano un punto d’onore
e di forza.
La soluzione ai problemi dei minori non è togliere la figura materna, ma aggiungere quella paterna, che sappia reinventarsi come figura genitoriale più completa e presente, profonda e complessa.
Lo stereotipo patriarcale continua anche dopo, se il padre rifila i figli alla propria madre o alla propria nuova... fiamma, di nuovo a un’altra donna, perché lui deve lavorare o giocare a calcetto.
E’ sempre lo stereotipo patriarcale che denigra i maschi, chiamandoli “mammi” se non rivestono i panni del cacciatore, che a fine giornata sbatte la selvaggina sul tavolo.
Cose viste, anche col benestare degli esperti, quando non si è consapevoli della propria ombra.
Sappiamo come l’alienazione delle figure genitoriali si associ all’aumento di situazioni problematiche psicologiche, se non psichiatriche, nei figli.
La critica al modello patriarcale e la riorganizzazione della struttura familiare possono rappresentare un’importante opportunità e un input positivo affinché i padri si affranchino dalle connotazioni tradizionalmente negative attribuite al loro ruolo, con l’unico obiettivo del benessere dei minori e dell’armonica continuità tra generazioni.