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Contro la violenza comunicare la bellezza e la necessità della differenza

Servirebbero fiumi di inchiostro per dire che si insegna con l’esempio il valore di sé, il rispetto per gli altri, il “non tutto” e il “non subito”, creando in famiglia un ambiente affettivo sano e ripetibile a livello sociale.

11/12/2020

La violenza palese o subdola sulle persone vulnerabili è un fenomeno arcaico e universale presente in ogni epoca e in ogni classe sociale.

In particolare il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel recente 1999.

Si scelse il 25 novembre perché in quel giorno del 1960 furono stuprate, torturate ed uccise tre attiviste, le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, per ordine del dittatore della Repubblica Dominicana Rafael Trujillo.

Nell’ordinamento penale italiano il termine “femminicidio” ha fatto la sua comparsa nel 2013, praticamente ieri, con la legge 119.

Si tratta di delitti orribili e vili che vanno assolutamente perseguiti e soprattutto prevenuti, perché la violenza di genere è una realtà sommersa e cronica che non può venire alla luce solo quando è acuta.

Servirebbero fiumi di inchiostro per dire che si insegna con l’esempio il valore di sé, il rispetto per gli altri, il “non tutto” e il “non subito”, creando in famiglia un ambiente affettivo sano e ripetibile a livello sociale.

Concretamente significa che è necessario che, se nasci maschio i genitori siano felici che tu sia maschio, e che se nasci femmina i genitori siano felici che tu sia femmina.

Come pure è importante che tuo padre sia contento di essere uomo e tua madre sia contenta di essere donna.

In particolare, che tuo padre stimi e rispetti le donne e che tua madre stimi e rispetti gli uomini.

Ma è importante anche che le differenze tra maschi e femmine né cadano nello stereotipo, né vengano negate.

Infine, è fondamentale che la mamma insegni - principalmente ma non esclusivamente - ad amare dando cura e conforto, e che il papà insegni - principalmente ma non esclusivamente - a vivere dando protezione e coraggio.

Tra i genitori, non ce n’è uno che abbia minore responsabilità quando esce di casa un figlio potenzialmente violento o una figlia allevata come probabile vittima.

Serve non fare discriminazioni - dalla camera più bella all’eredità -, occorre dare le stesse opportunità di studio e lavoro, pretendere cavalleria dai maschi e non tollerare atteggiamenti rinunciatari nelle femmine.

Puntare all’autonomia: dal farsi – tutti - la patente, ad imparare a fare una lavatrice, dal lavorare per realizzarsi al lavorare per non dipendere economicamente.

Serve dimostrare che la relazione di coppia non può che essere paritaria, che le mancanze di rispetto non vanno scusate, che nessuno è nato per buttare la sua vita dietro a un “caso perso”.

E ce ne sono di “casi persi” dietro cui le nostre giovani donne si perdono a loro volta, ma tutto parte lontano, quando viene chiesto loro di portare pazienza per le intemperanze del fratello e in cambio ti puoi... laccare le unghie.

Comunicare la bellezza e la necessità della differenza Animus-Anima, altro che entrare in classe per fare educazione sessuale ed esordire dicendo “Lo sapete vero, bambini, che se volete, potete cambiare sesso da grandi!”.

Le nuove generazioni, e anche più di un rappresentante della vecchia, avrebbero bisogno di sentirsi dire: “Ciò che conta davvero non dovrebbe essere alla mercé di ciò che non conta affatto” (Goethe).

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