Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Centro vittime di reato: un aiuto a superare l’evento negativo
Sono passati 15 mesi dall’apertura – anche in provincia di Treviso dopo l’esempio virtuoso di Verona – del Centro per l’accoglienza, la cura e il supporto alle persone che hanno subìto reato, finanziato da Cassa per le ammende e Regione Veneto attraverso i progetti Re-Agire e You-be Hub, gestiti sul territorio dalle cooperative Kirikù, Una casa per l’uomo, Ceis Treviso e La Esse, con partner il Comune di Treviso e l’Unione dei Comuni della Marca Occidentale. Da luglio dello scorso anno, 28 persone hanno usufruito dei servizi del Centro.
I percorsi e le modalità
Il servizio prevede un accompagnamento gratuito e temporaneo alla persona che ha subito un danno fisico, mentale-emotivo o perdite economiche causato direttamente da un reato, offrendo incontri di accoglienza, di informativa sui diritti, di supporto emotivo, di orientamento ai servizi del territorio dedicati e di accompagnamento a percorsi riparativi. Vengono accolti anche quanti non abbiano sporto denuncia, orientandoli a una possibile comprensione del danno subito, e anche i familiari o persone vicine alle vittime, spesso lasciate fuori dai processi di giustizia penale e dai percorsi di orientamento psicologico. Vi si accede esclusivamente su appuntamento contattando il 328 2859689 il mercoledì dalle 9 alle 11 e il venerdì dalle 15 alle 17, o in alternativa scrivendo una mail a centrovittimetv@gmail.com.
I dati
Al Centro lavorano 4 operatori per l’accoglienza, 2 psicologhe e 3 avvocati, messi tutti a disposizione dalle cooperative coinvolte nell’iniziativa. 28 sono invece le persone servite, tra vittime dirette (19) e familiari (9), che hanno effettuato il colloquio di prima accoglienza e/o ricevuto supporto psicologico, informazioni sui propri diritti o sui servizi dedicati; a una persona è stato proposto l’accompagnamento a un percorso di giustizia riparativa. Si tratta prevalentemente di donne (18 su 28), persone di cittadinanza italiana e di diverse fasce d’età; dei 18 che hanno svolto il colloquio di prima assistenza, la metà ha riportato di aver subito tipologie di reato contro la persona.
Le esperienze
“La violenza non è necessariamente definita da una denuncia, ma da come ci si sente rispetto a un fatto subito”, spiega Nicoletta Regonati di Una casa per l’uomo, una delle tre psicologhe coinvolte nel progetto: proprio qui, sottolinea la professionista, si trova il valore aggiunto dello sportello, perché la persona viene accolta proprio quando non sa ancora cosa fare, a quale servizio specifico rivolgersi o addirittura se farlo o meno. “Le persone arrivano con un turbinio di emozioni: rassegnazione, paura, confusione, vergogna, dolore, senso d’impotenza. Nei nostri colloqui (dieci al massimo) le aiutiamo a mettere ordine”, racconta ancora, ricordando però che questa consulenza psicologica non corrisponde a una presa in carico, e lo stesso vale per i colleghi avvocati, con le loro consulenze legali. La violenza domestica è tra i reati più riportati, genitori verso i figli oppure tra coniugi/conviventi, nonostante il territorio proponga molti servizi per questa tipologia di reato, e ancora casi di violenza domestica assistita, anche subita in passato, ma ancora irrisolta, violenza sessuale, casi di spaccio, difficili relazioni di vicinato, oppure tra giovani e giovanissimi. Tra questi “abbiamo accolto anche un genitore il cui figlio è stato vittima di atti intimidatori da parte dei suoi pari”, racconta Giulia Fiorin della cooperativa Kirikù e responsabile del Centro, “raccogliendo in questo caso i legittimi dubbi su come agire e affrontare la situazione, la rabbia, il senso di impotenza e l’istinto di tutela del proprio figlio. In questo senso il Centro è l’unica realtà che supportare i familiari, perché purtroppo non hanno modo di essere aiutati altrove, laddove è solo la vittima a essere presa in carico”.