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Sanità: chi decide quali esami sono inutili?

Medici preoccupati e pazienti disorientati per il decreto Lorenzin che individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva per 203 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.

Dallo scorso mese di gennaio negli studi dei medici di famiglia campeggia un’importante avviso agli assistiti: “Il decreto del ministro Lorenzin del 20/01/2016, riduce la possibilità di prescrivere esami da parte del vostro medico di famiglia”. Non una bella notizia per chi dal dottore di fiducia va non solo per curarsi una “banale” influenza. A finire sotto scure dal ministro Lorenzin “le condizioni di erogabilità e le indicazioni  di  appropriatezza  prescrittiva  delle  prestazioni  di assistenza  specialistica  ambulatoriale  erogabili  nell’ambito  del Servizio sanitario nazionale”. In termine concreti le prescrizioni di esami di laboratorio, tac, risonanze e scintigrafie. Troppe, inutili, non motivate, secondo il Ministero della Salute, e soprattutto molto costose. Per porre un freno ed applicare la famigerata spending review e aiutare la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, ecco allora il Dm del 9 dicembre 2015 sull’appropriatezza prescrittiva. Che dal punto di vista dell’obiettivo etico (si prescrivono esami solo se necessari) ha trovato d’accordo tutti. Non, però sulla formulazione del decreto ministeriale e sulla successiva applicazione, come ci spiega il dottor Umberto De Conto, studio a Breda di Piave, che, come la totalità dei suoi colleghi, ha accolto con disappunto e preoccupazione il Dm, tanto da affermare perentoriamente che: “Il decreto appropriatezza è stato scritto da incapaci. Persone che avevano come unico obiettivo quello di limitare la spesa sugli esami”. Quello che è balzato subito agli occhi di chi lavora “sul campo” è che i termini medici sono sbagliati. Segno che chi l’ha scritto non era un medico.  A dire il vero “un medico nella Commissione che ha elaborato il testo c’era, un medico con dieci pazienti paracadutato lì dalla Sicilia non si sa come...”. Ufficialmente il Dm è in vigore dal 1° febbraio anche se è stato impugnato da diverse Regioni, compreso il Veneto. Il presidente Luca Zaia, infatti, ha dichiarato: “Una norma che invito il Ministro della Salute a sospendere e a rivedere al più presto, prima che i danni si estendano ai cittadini e ai medici, istituendo un Tavolo tra Governo, Regioni, e Organizzazioni rappresentative di tutti i medici, sia ospedalieri che territoriali”.
“E’ anche complicato applicare questo decreto - fa notare il dottor De Conto -. Ci sono codici da esporre nella ricetta ma manca il regolamento che dice dove scriverli. E’ il codice a giustificare che io medico so che prescrivo quell’esame per quel determinato motivo”. I medici si sentono limitati nella loro attività, ma anche vedono con preoccupazione il rapporto che si verrebbe a instaurare ora tra medicina generale e specialisti. Tuttavia, in 40 giorni di applicazione del Dm, solo una volta al dottor De Conto è capitato di trascrivere su ricetta bianca un esame prescritto da uno specialista che a De Conto appariva ingiustificato. In questo caso l’esame non è risultato mutuabile e si è pagato interamente.
Ci sono poi altri aspetti da tenere in considerazione che variano da Asl ad Asl. “Un ecocardiogramma in alcune Asl è prescrivibile solo dal cardiologo, in altre dal medico di base”. Insomma, il rischio è che regni la confusione, creando incomprensione soprattutto tra i pazienti.
“I controlli sono necessari, siamo d’accordo - afferma il medico -. Andiamo a vedere anche nei reparti ospedalieri dove ci sono batterie di esami per sospetto diagnostico. In alcuni reparti possono comprendere 4/6 esami, in altri fino a 24 esami...”. La regola che dovrebbe sottostare è, invece, quella “della sensibilità e specificità di un accertamento, fatto per gradi: si fa un primo livello e poi si approfondisce”. Significa che attraverso i primi esami, io medico devo trovare conferma o smentita rispetto a un’ipotesi che ho. Se non ho un’ipotesi, tutto diventa inappropriato. Anche i tempi sono fondamentali: una risonanza magnetica fatta entro un mese dal trauma, è inappropriata, “perché la distorsione delle immagini non consente di vedere in modo preciso”.
E allora che si fa con queste norme che i dottori sentono come “un bavaglio sulla libertà prescrittiva” degli stessi medici su cui pendono pure delle sanzioni (100 euro per ogni esame prescritto non appropriato), demandate, però, a un futuro accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni?
“I medici ritengono che questo decreto condizioni fortemente le attività di prevenzione e diagnosi precoce che appartengono da sempre alla medicina generale, tanto da farlo interpretare, dalla grande maggioranza, come un atto di smantellamento del SSN sul territorio a favore del mondo delle assicurazioni” ha dichiarato Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale. Per questo continuano i confronti tra il Ministero della Salute, le Regioni e la Federazione Nazionale dell’ordine dei medici, per fare chiarezza sul tema, ridiscutere e, possibilmente riscrivere il decreto. In ogni caso vale la regola prima della scienza e della coscienza del medico. E il dottor De Conto conclude con una massima: “Prima di prescrivere un esame, chiediti cosa farai nel caso risultasse positivo e nel caso risultasse negativo. Se la risposta è la stessa, l’esame è inutile”.

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