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Rubinato sul caso Villorba: “Sui contributi alle scuole d'infanzia paritarie non si può applicare l'Isee”

Questo indicatore, spiega la deputata del Pd, che tra l'altro non può essere applicato dai privati, non può essere adottato per la copertura di un servizio pubblico fondamentale che l’ente pubblico ha l’obbligo di garantire e per il quale i genitorigià pagano le imposte

“Pensare di applicare l’Isee a un diritto fondamentale come le prestazioni erogate dalle scuole dell’infanzia paritarie è assurdo e fuori da ogni principio dell’ordinamento. Forse che si applica l’Isee per la frequenza dei bambini dai 3 ai 6 anni delle scuole materne statali? Certo che no. Allo stesso modo non è possibile applicarlo alle famiglie che iscrivono i propri bambini agli asili parrocchiali perché non trovano posto altrove”. Lo afferma Simonetta Rubinato, parlamentare del Pd che è stata consultata nei giorni scorsi dai rappresentanti della Fism trevigiana in merito alla vicenda che vede contrapposte l’amministrazione comunale di Villorba da una parte, intenzionata a tagliare il 45% del contributo alle scuole paritarie, le parrocchie e le famiglie dall’altra. “La Corte costituzionale – aggiunge la deputata - nel 2008 ha già avuto modo di affermare con la sentenza n. 50 che lo Stato deve garantire a queste scuole la continuità nell’erogazione delle risorse finanziarie. Per cui soluzioni diverse rischiano di porsi fuori dalla legge”.

“So bene che oggi il grande latitante è lo Stato – afferma la deputata da anni impegnata in Parlamento contro i tagli dei contributi alle scuole paritarie – e che i Comuni del Veneto, compreso Villorba, stanno facendo da sempre la loro parte per garantire questo servizio essenziale. E non voglio sindacare strumentalmente le scelte politiche del sindaco Serena, sulle quali il giudizio spetta prima di tutto al consiglio comunale e alla comunità locale di Villorba. Mi permetto di mettere solo in guardia rispetto alla richiesta fatta dal sindaco ai parroci del Comune di applicare l’indicatore Isee per definire l’entità del contributo da assegnare ad ogni singola famiglia. Ribadisco, questo indicatore, che tra l’altro non può essere applicato dai privati, non può essere adottato per la copertura di un servizio pubblico fondamentale che l’ente pubblico ha l’obbligo di garantire e per il quale i genitori che pagano la retta versano già - come le famiglie che accedono alla materna statale - anche le imposte che servono per sostenere il sistema scolastico pubblico. Tra l’altro grazie agli asili paritari lo Stato risparmia solo in Veneto ogni anno 500 milioni, visto che hanno un costo a bambino molto più basso di quello standard (3.500 euro l’anno contro i 5.507 euro di costo standard nella materna statale)”.

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