Solo eccentrico o anche pericoloso?
Quelle che molti ritenevano delle “sparate” un po’ eccentriche di...
Basterebbe guardarsi bene attorno in una passeggiata in Calmaggiore per notare le avvisaglie di un problema di lunga data del centro storico trevigiano: la crisi delle attività commerciali. I verdeggianti bambù dell’artista Freak of nature disegnati sulle vetrine sfitte lo rendono ancora piu evidente, ma lo individuano nero su bianco i dati Confcommercio analizzati da Alessandro Minello, economista all’Università Ca’ Foscari: dal 2012 al 2021 i negozi del centro storico sono scesi del 17% (66 in meno), e se in centro si piange, nei quartieri non si ride: -16%, 114 attività perse. “A crescere sono tutte le attività legate al turismo, ad esempio la ricettività (soprattutto extralberghiera) e in parte enogastronomia e ristorazione” nota Minello. “Tra i cali maggiori quello dei negozi di vestiario e calzature e quelle attività definite “per uso domestico” come mobili, ferramenta e simili; a incidere è il calo della domanda relativo alla diminuzione dei residenti e l’esplosione dell’e-commerce (settore cresciuto del 1400% in dieci anni)”. Un commento che risponde già ad alcuni perché, ma per raccogliere pareri e umori in materia abbiamo fatto una metaforica passeggiata tra le botteghe del centro storico, tralasciando volutamente i negozi di catena poiché soggetti spesso ad altro tipo di dinamiche, per fare due chiacchiere con i commercianti (che in tanti hanno voglia di essere ascoltati). Il quadro che ne emerge non è senz’altro né completo né esaustivo, ma offre diversi spunti di riflessione.
Andrea Penzo Aiello, Bar Filò
La questione era stata recentemente sollevata da un personaggio abbastanza noto nel panorama trevigiano. In un lungo sfogo su Facebook, Andrea Penzo Aiello del Bar Filò (viale Cadorna) non usa mezzi termini: “mai la situazione è stata drammatica come in questi ultimi due/tre anni, forse neanche durante la pandemia” commenta, “Ubriachi di lavoro e di chiacchiere per quei 30/35 weekend all’anno [quelli dei grandi eventi come Deejay Ten, Giro d’Italia, Natale Incantato ecc] ci troviamo gli altri 300 giorni dell’anno a fare impresa in una città stanca, inquinata, “rumorosa” nelle pagine della cronaca nera e poco sicura. i mesi e gli anni passano, le spese corrono, la gente in settimana è sempre meno, la gente dei weekend e degli eventi non basta più, la paura di trovarti una vetrina sfondata dal vandalo di turno la mattina è sempre più grande e molti iniziano a pensare che forse l’unica alternativa sia veramente chiudere e arrendersi”.
Paola Roella, Mangiafuoco
Mangiafuoco in via Riccati è più di un negozio: è un laboratorio con 43 anni di attività alle spalle. Per la proprietaria Paola Roella la differenza in questi ultimi 30 anni è abissale: “i costi sono alti, tanto per i commercianti quanto per i potenziali residenti: non è una città per giovani e in generale si sta spopolando”. Un altro problema significativo lo individua nelle vendite online: “è una falsa comodità, si perde il rapporto umano, il gusto del vivere, la capacità di discernere la qualità, ma anche l’attenzione al recupero. In negozio ricevo molti complimenti ma pochi acquistano, quindi il turismo mordi e fuggi o il grosso evento secondo me funziona solo per i bar. La pedonalizzazione potrebbe essere una bella idea, il nord Europa insegna che può funzionare in una città come la nostra”.
Matteo Tonellato, I fiori di Anna e Azeglio
Siamo in viale Cesare Battisti, a pochi passi da piazza Pio X dove in dicembre si è verificato lo scontro che ha portato alla morte del 22enne. Qui il tema della sicurezza è toccato con mano: “Da noi sono venuti dentro due volte tra ottobre e dicembre dello scorso anno, sempre attraverso una piccola finestrella di 40cm che lasciamo aperta per evitare la condensa delle piante. In 80 anni di attività non è mai successo nulla di simile. Abbiamo fatto richiesta al Comune di mettere una telecamera perché la più vicina è in Calmaggiore; per ora non abbiamo visto nulla, ma speriamo che arrivi con il rifacimento della strada [viale Cesare Battisti]. C’è sempre la paura che possano entrare un’altra volta. Per il resto noi siamo felici, abbiamo il nostro giro, vengono anche da fuori Treviso, ma immagino le difficoltà dei colleghi da quando hanno fatto uscire gli uffici più grossi dal centro storico”.
Alessandra Cervellini, Libreria San Leonardo
La San Leonardo in via Sant’Agata è l’ultima libreria completamente indipendente dentro le mura e si trova al centro di grande fermento culturale. Alessandra è una attenta indagatrice della realtà e dei temi della città, tanto che martedì 25 febbraio alle 18 ospiterà in libreria lo psicoterapeuta Jacopo Lodde e il sindaco Conte per un confronto sul tema della sicurezza. Anche se un’idea in merito pare averla chiara in testa: “mancano gli educatori di strada”. Il suo negozio risente molto dello svuotamento del centro da parte di uffici e residenti, mentre la sfida universitaria al momento pare ancora sostanzialmente persa: “da quando è stata portata via la questura questa zona è morta e per ora all’università nessuno ci ha mai creduto veramente. Poi ci sono i clienti e i turisti, che girano in una rete di strade ben precise di cui noi non facciamo parte; la scelta di pedonalizzare piazza Santa Maria dei Battuti è stata buona, lo spazio si è senz’altro vivacizzato, ma servirebbero delle attrattive, negozi di grande richiamo, attività culturali... a Treviso c’erano nove cinema, adesso ce n’è solo uno: fa pensare”.
Massimiliano Bisetto, Erboristeria A’Nanda Ka’Nan
Dalla sua erboristeria in piazza Trentin, Massimiliano potrebbe definirsi “sollevato” al fatto che la famosa ztl di via Roggia, che doveva partire la scorsa estate, non si sia ancora concretizzata: l’impressione è che penalizzerebbe la sua attività. “La mia clientela mi conosce, oppure sono persone che parcheggiano qui davanti: per me il parcheggio è fondamentale. Le persone sono abituate al centro commerciale: si scende dalla macchina e si entra”. Sulla questione furti e degrado sociale non rileva problematiche personali, ma aggiunge: “I clienti parlano del tema sicurezza, sono preoccupati: certamente la cosa non può essere abbandonata a sé stessa, ma secondo me il problema viene troppo amplificato”.
L., negozio tessile
“Una volta Treviso aveva negozi accattivanti e molto vari, la città era affollata, ma negli ultimi anni non è più così, non c’è più l’armonia che ricordo io” racconta L., forte però di una clientela storica e affezionata che non le fa mancare il via vai. Sa di essere fortunata: “molti negozi sono sfitti, c’è sicuramente più preoccupazione nel girare con il buio, e poi aver portato via dal centro strutture importanti e uffici non ha aiutato, perché quelli fanno lavorare un po’ tutti. Le iniziative che si stanno facendo aiutano a movimentare la situazione, ma le persone dovrebbero poter venire tutti i giorni a fare degli acquisti, invece il problema del parcheggio è per tutti limitante”.
Annarosa Mancinelli, Amani
“Vorrei vedere avanzare proposte concrete, tanto dall’amministrazione quanto dalle associazioni di categoria” spiega Annarosa Mancinelli dal suo negozio in via San Francesco, “interventi puntuali e immediati come possono esserlo telecamere di sicurezza e illuminazione, sul tema sicurezza, ma anche agevolazioni sul costo del parcheggio come avevano fatto in periodo Covid o delle navette dai parcheggi attorno al centro come il Miani, che oltretutto ad oggi è ancora chiuso, per quanto riguarda la questione dell’accessibilità. Dal lunedì al giovedì pomeriggio la città è vuota: vedo poco via vai e il turismo, che è quello di riflesso da Venezia, non comporta un aumento delle vendite. Servirebbero iniziative culturali di richiamo, come mostre di livello nazionale, invece di grandi eventi estemporanei e di facciata”.
Francesca Bettiol, La stanza del tè
Francesca viene al lavoro in treno e camminando fino al suo negozio in via Santa Margherita il problema sicurezza lo vede. “Nella zona tra la stazione e piazza Borsa non si respira un’aria serena” spiega lei: “La nostra non è una via di passaggio, il che è una fortuna perché non è interessata da particolari pericoli e tensioni, al contempo però, proprio perché di passaggio, non ha un via vai costante. L’impressione è che lo sviluppo della città non stia andando avanti di pari passo con quello del turismo e il centro è pieno solo in determinate occasioni, per il resto si è svuotato. Noi vendiamo anche online e vediamo che acquistano i nostri prodotti anche dai comuni limitrofi: preferiscono pagare la spedizione piuttosto che venire in centro a cercare parcheggio, perché di fatto le persone sono abituate a parcheggiare nelle vicinanze. Potrebbe essere utile fare una fascia oraria pomeridiana infrasettimanale in cui il costo del parcheggio venga ridotto”.