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Verso le Europee/6. Donazzan (Fratelli d’Italia): “Difenderò radici cristiane e piccole imprese”

Elena Donazzan è nata a Bassano del Grappa il 22 giugno del 1972. Eletta nel Consiglio regionale del Veneto, per la prima volta, nel 2000, nel 2005 diventa assessora con diversi referati tra i quali Istruzione e Formazione professionale. Aderisce a Fratelli d’Italia, è rieletta nel 2010, nel 2015 e nel 2020, ricopre ininterrottamente la carica di assessora per quasi vent’anni

Elena Donazzan è nata a Bassano del Grappa il 22 giugno del 1972. Eletta nel Consiglio regionale del Veneto, per la prima volta, nel 2000, nel 2005 diventa assessora con diversi referati tra i quali Istruzione e Formazione professionale. Aderisce a Fratelli d’Italia, è rieletta nel 2010, nel 2015 e nel 2020, ricopre ininterrottamente la carica di assessora per quasi vent’anni. E’ una delle candidate “di punta”, per il Veneto, nella circoscrizione Nordest, nella lista guidata, come in tutta Italia, dalla premier Giorgia Meloni. In lista ci sono anche la sindaca di Villa Del Conte, Antonella Argenti, e Silvia Bolla, finora referente per le piccole e medie imprese di Confindustria Veneto est. Queste le risposte di Donazzan.

Per quale idea di Europa lavorerà? Per una maggiore integrazione europea o no, di fronte alle sfide epocali che ci interpellano?

Lavorerò per una maggiore integrazione europea, che però dovrà significare rafforzamento delle diverse identità e della identità europea. Dobbiamo mettere alla base le radici giudaico cristiane, che purtroppo non sono mai state inserite nella Costituzione europea. Qualsiasi integrazione tra gli Stati europei deve ripartire da queste radici, chi vive in Europa deve stare dentro questo riferimento culturale. Certo, tutti abbiamo la nostra fede, ma, come diceva Benedetto Croce, non possiamo non dirci cristiani. Oggi l’Europa si sta scristianizzando e l’Unione europea, disconoscendo le proprie radici, è diventata solo una tecnocrazia.

Quale sarà la sua priorità, se eletta, nell’impegno di eurodeputata?

Due cose semplici: difendere la cultura giudaico-cristiana, mettendola prima di qualsiasi direttiva. Seconda cosa, difendere le imprese italiane e venete, perché il nostro modo di fare impresa è un modello economico sociale completamente ignorato e disconosciuto da anni in Europa. L’Europa che abbiamo realizzato finora, ha messo in campo misure ideologiche a favore di grandi aggregazioni finanziarie, non ha riconosciuto i legami fra territorio e lavoro: legami che stanno alla base di un’economia sociale che per me è ben descritta e individuata dalla dottrina sociale della Chiesa. (Mariano Montagnin)

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