Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Settimana sociale di Trieste: ogni giorno, il videoracconto dei trevigiani
Due video quotidiani con gli aggiornamenti dalla Settimana sociale di Trieste e le voci dei delegati della nostra diocesi. E’ l’iniziativa di comunicazione che accompagna queste intense giornate triestine, su iniziativa della Diocesi, in particolare attraverso l’ufficio per le Comunicazioni sociali, e il nostro giornale, attraverso la presenza diretta a Trieste.
Il primo video è stato diffuso mercoledì 3 luglio, poco dopo l’apertura e l’intervento del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, e del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Ma, fin da subito, è stato dato rilievo alle buone pratiche portate a Trieste dalla nostra diocesi.
Giovedì 4 luglio
Mentre sono molti i commenti all’apertura di ieri, con gli interventi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del cardinale Matteo Zuppi, tutta la città di Trieste di anima a partire da oggi. In particolare, i villaggi delle Buone pratiche, dove è presente anche la nostra diocesi con quattro progetti, e con i “dialoghi delle buone pratiche”, in corso da stamattina e per tutta la giornata. Uno di questi, riguarda le Comunità energetiche rinnovabili (Cer), nel quale l’economo della diocesi, Sergio Criveller, porta l’esperienza di Treviso, prima diocesi in Italia ad avviare una simile esperienza.Di ambiente si è parlato anche nella sala principali, alla presenza dei circa mille delegati di tutte le diocesi. Michele Nicoletti, dell’Università degli studi di Trento, nella sua relazione ha richiamato alcune sfide che gravano sulla democrazia. “Esiste anzitutto una sfida ambientale. È proprio sul terreno del pensiero democratico che si manifesta la maggiore vivacità di costruzioni teoriche e di pratiche politiche per rispondere alla sfida ambientale”. La seconda sfida “è quella migratoria. L’impatto della questione sulla vita politica e lo sviluppo delle democrazie è sotto gli occhi di tutti”. La terza sfida delineata da Nicoletti è di natura economica. “Il destino delle democrazie è concettualmente e storicamente legato alla loro capacità di consentire un effettivo accesso a uguali opportunità di benessere e a una ragionevole equità nella distribuzione delle risorse”.
C’è un clima di gioia, che parte dalla consapevolezza di essere presente dentro un evento percepito come importante”. Mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, descrive così l’atmosfera che si respira qui a Trieste, dopo l’esordio di ieri pomeriggio e l’inizio dei lavori in plenaria di oggi, mentre questo pomeriggio, oltre ai dialoghi delle Buone pratiche, cominciano in tutta la città gli incontri delle “Piazze della democrazia”.Una modalità nuova, e aperta a tutti, di vivere la Settimana sociale. Non mancano diverse persone e gruppi che, oltre ai delegati, sono venuti dal nostro territorio, per partecipare a questi eventi.
Un dato molto significativo che caratterizza questa 50ma edizione delle Settimane sociali, ha fatto notare mons. Baturi, “è la presenza di tanti giovani, molti dei quali portano esperienze di solidarietà e di impegno. È una presenza di grande consolazione e di grande speranza”.In precedenza, l’intervento di Annalisa Caputo, dell’Università di Bari. “Non possono esistere invisibili in un tessuto democratico - ha detto -. Se ciò che desideriamo nelle istituzioni è la giustizia e se ciò che desideriamo nella democrazia è l’universalizzazione di questa giustizia, non possiamo non desiderare la partecipazione di tutti. Si tratta di quella che Bergoglio già nel 2010 chiamava una ‘democrazia ad alta intensità’. Ogni filo che manca è un buco nel tessuto ecclesiale e sociale”.
Venerdì 4 luglio
Nel pomeriggio di ieri, in varie zone di Trieste, hanno preso il via le “Piazze della Democrazia” e i “Dialoghi delle Buone Pratiche”, con momenti di approfondimento e dibattito su tematiche come la famiglia, la salute, l’ecologia integrale, lo sport e l’inclusione. Nelle “piazze della democrazia” si è parlato anche di famiglia. “Basta politiche di bonus e piccole mancette, le famiglie vanno trattate con dignità e messe in condizione di dare il meglio di se stesse, nelle loro imperfezioni e risorse”.
A lanciare l’appello è stato il trevigiano Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari. “La generatività delle famiglie non è solo biologica: le famiglie sono generatrici di capitale sociale, di relazione”, ha ribadito Bordignon a proposito del protagonismo delle famiglie. “In Italia non è così”, ha obiettato: “le famiglie vengono considerate o come un dato di fatto o come luogo delle emozioni, spazio del privato”. Stamattina, sono ripresi i dialoghi delle buone pratiche. Molti i temi trattati: dalla giustizia riparativa alla cittadinanza attiva, dall’agricoltura alla promozione dei territori, dai giovani all’educazione, dalle migrazioni all’editoria. Nel pomeriggio, si prosegue con i dialoghi, ma anche con le piazze della democrazia, con temi come le periferie, il carcere, l’economia civile, le istituzioni locali.
Alla Settimana sociale dei cattolici in Italia si può parlare di democrazia e partecipazione anche con la musica, come è successo ieri sera in piazza Unità d’Italia, con il concerto che ha visto sul palco Riccardo Cocciante, Roberto Vecchioni, Tiromancino, Mister Rain, Maninni, Simone Cristicchi, Amara, la FVG Orchestra e il maestro Leonardo De Amicis.
Ancora una intensa giornata, oggi. Continuano, infatti, le occasioni di incontro e riflessione, di scambio e di presentazione delle buone pratiche che molte diocesi italiane hanno portato a Trieste. La nostra diocesi di Treviso è presente con quattro buone pratiche e uno stand tra i più visitati. Nel pomeriggio di venerdì 6 luglio si è parlato, tra i vari temi, di Intelligenza artificiale e di giovani, mentre la sera si mettono al centro dell’attenzione la vicinanza ai malati con una lettura teatrale della vita di Raoul Follereau, e il tema della pace e della testimonianza cristiana in Pakistan con Paul Bhatti, fratello del ministro pakistano Shahbaz, ucciso nel 2011. Ascoltiamo le impressioni di questi giorni dalla voce dei nostri delegati, Laura Agnoletto, della Commissione diocesana di Pastorale sociale e del lavoro, e la neoeletta sindaca di Mussolente, Ellena Bontorin.
Sabato 6 luglio
Dopo la serata di venerdì 5 luglio, dedicata a due figure di credenti e testimoni, Raoul Follereau e Shahbaz Bhatti, una riflessione spirituale ha aperto oggi, sabato, la quarta giornata della Settimana sociale dei cattolici in Italia; un momento guidato dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi, con una meditazione della prof. Arianna Rotondo, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Catania, sulla Lettera a Diogneto, considerata il manifesto della doppia cittadinanza dei cristiani.
Ascoltiamo il vescovo Tomasi che fa un primo bilancio di questi giorni.
I protagonisti oggi sono stati i delegati chiamati, nei “laboratori della partecipazione”, a fare sintesi, a fornire proposte e a indicare nuovi percorsi per rianimare il “cuore della democrazia”: suggestioni condivise poi nel momento assembleare. Nel pomeriggio tornano a riempirsi le “piazze della democrazia” con dibattiti su cittadinanza e migrazioni, pace e disarmo, istituzioni politiche e governabilità, ma anche sull’Europa delle nuove generazioni.
E di giovani parlerà nel pomeriggio il trevigiano Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, che parteciperà all’evento “Progetto Fosbury - per Attivare il Protagonismo Giovanile”.
Domenica 7 luglio
E’ cominciata presto, per i delegati, l’ultima giornata della 50esima Settimana sociale dei cattolici italiani, che si è svolta a Trieste tra incontri, laboratori, piazze, teatri, villaggi delle buone pratiche.Domenica mattina, 7 luglio, i 1.200 delegati si sono ritrovati tutti insieme al Centro congressi per accogliere papa Francesco, al quale ha rivolto un saluto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana: “La democrazia è una sinfonia meravigliosa a cui come cattolici vogliamo contribuire, con la spiritualità e con il sociale, per realizzare il sogno di Dio: la casa comune dei fratelli tutti” ha detto il cardinale.Un intervento ricco di spunti, quello del Papa ai delegati, invitati a essere artigiani di democrazia e testimoni coraggiosi di futuro, capaci, sull’esempio di Giorgio La Pira, di organizzare la speranza, con progetti di buona politica che partono dal basso.Francesco ha ricordato che la prima volta in cui ha sentito parlare di Trieste è stato da suo nonno, che – ha detto – “ha fatto il 1914 sul Piave e mi insegnava le canzoni che parlavano di Trieste”.
Il Papa ha ricordato anche Giuseppe Toniolo, il laico trevigiano che nel 1907 fondò le Settimane sociali dei cattolici italiani. “Oggi la democrazia non gode di buona salute” ha detto il Papa, “ma questo ci interessa, perché è in gioco il bene dell’uomo”.
Insomma, un forte appello, quello del pontefice, alla partecipazione e alla formazione politica dei cattolici, al protagonismo, in collaborazione con le altre componenti della società e con le istituzioni, per risanare una democrazia che ha il cuore ferito, come ha detto nell’omelia della messa, in piazza Unità d’Italia, dove ha parlato dello “scandalo della fede” di fronte a ottomila persone.Il Papa ha invitato a pensarsi come popolo e ha ricordato la fecondità dei principi di solidarietà e sussidiarietà: un popolo si tiene insieme nei legami che lo costituiscono, e questi si rafforzano quando ciascuno viene valorizzato.”Dobbiamo passare dal parteggiare al partecipare. Quando anche una sola persona viene scartata, non c’è fraternità universale” ha detto Francesco, invitando ad avviare processi, non a occupare spazi”. “Senza la speranza - ha ribadito - saremo amministratori del presente, non profeti di futuro”.
Da piazza dell’Unità d’Italia, poi, l’invito a pregare e operare per la pace. E ai triestini, quello a continuare a impegnarsi in prima linea nell’accoglienza, specialmente di coloro che arrivano dalla rotta balcanica: “come cristiani avete il Vangelo, come cittadini la Costituzione”, l’appello accorato