lunedì, 16 settembre 2024
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“Piano Mattei” per l’Africa varato dal Governo

Il provvedimento, non privo di elementi “neo-coloniali”, durerà quattro anni e si pone come grande obiettivo di far tornare centrale l’Italia nei rapporti con il “Continente Nero”

E’ stato approvato nel Consiglio dei ministri della scorsa settimana un decreto legge (dl) recante come titolo “Disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del continente africano”. Il dl è un documento di sei pagine composto da sette articoli e introduce diverse disposizioni, tra cui la creazione di una cabina di regia specifica.

Da mesi, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlava e scriveva di un piano italiano per l’Africa, che avrebbe preso il nome dell’imprenditore e uomo politico Enrico Mattei. Ne aveva parlato in più occasioni, tra le quali, a luglio, nell’ambito dei “falliti” accordi con il presidente tunisino Saïed, e a settembre, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ anche uno dei principali contenuti del programma elettorale di Fratelli d’Italia.

Cos’è il Piano Mattei?

Il Piano Mattei è un documento programmatico strategico che rappresenta la base su cui viene attuata la collaborazione dell’Italia con Stati del continente africano. Ha una durata quadriennale, e può essere aggiornato anche prima della scadenza. Individua diversi ambiti di intervento e priorità di azione, come, ad esempio, il contrasto all’immigrazione irregolare, la cooperazione allo sviluppo, la ricerca, l’istruzione, la promozione delle esportazioni, gli investimenti, l’approvvigionamento delle risorse naturali (comprese quelle idriche ed energetiche) e il potenziamento delle infrastrutture digitali.

Un elenco generale e generico di cose che in larga parte sono già in atto e che, comunque, non sono incastrate in un disegno esplicito. Per ora, una scatola vuota senza risorse e progetti che possano interessare i Paesi africani.

Sullo sfondo (ma nemmeno troppo) c’è la questione migratoria e la promozione dell’export italiano e l’accaparramento di materie prime. Di sostegno diretto allo sviluppo dell’Africa poco si parla nel dl, anche se si sono susseguiti, nei mesi scorsi, diversi incontri istituzionali. Senza un coinvolgimento, è difficile che un tale piano possa raccogliere interessi comuni.

Africa comparsa o protagonista?

Il direttore di Amref Italia ha dichiarato, nei giorni scorsi, che non si dovrebbe parlare “di un Piano per l’Africa, ma con l’Africa. Un piano figlio del dialogo con l’Africa in primis e, in Italia, con chi il continente lo conosce e lo vive”. Secondo Guglielmo Micucci, non devono prevalere “solo gli interessi italiani o europei”, ma il Piano deve essere costruito a partire da un’idea di uno sviluppo comune, attraverso sì le leve dell’economia e del lavoro, ma senza dimenticare i diritti essenziali. “Pensare di creare posti di lavoro o parlare di sviluppo in Paesi dove ancora si muore di parto o di malnutrizione, non è solo inutile ma anche potenzialmente dannoso”.

Un piano che dovrebbe chiudere definitivamente la drammatica pagina del colonialismo e di nuove forme di sfruttamento. Un piano a cui accanto al nome di un italiano (Enrico Mattei) si potrebbe aggiungere quello di un africano. Sarebbe un altro primo passo, non banale, per dare concretezza a un’attenzione per l’Africa che la cooperazione italiana ha sempre dimostrato.

Alla luce del peggioramento del contesto internazionale di sicurezza, la conferenza Italia-Africa prevista per il mese di novembre è stata rinviata all’inizio del 2024. Occasione rinviata per presentare il Piano durante la presidenza italiana del G7.

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