giovedì, 24 aprile 2025
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Grandi manovre in aeroporto. E Treviso dice addio all'ampliamento

Un piano per gli scali del Nordest non riesce a decollare. Intanto Save, che gestisce il Marco Polo di Venezia e il Canova di Treviso, è alle prese con un incerto riassetto societario.E lo scalo trevigiano dice addio all’ampliamento, dopo il ritiro del masterplan del 2014.

Non decolla il piano aeroporti del Nordest. Il sogno, forse accarezzato da Save, di realizzare un’unica società che arrivasse a comprendere oltre che Venezia e Treviso anche il Catullo di Verona e Montichiari e Ghedi di Brescia, superando la concorrenza di Orio al Serio, sembra destinato a rimanere tale. La società, che può contare sul Marco Polo di Venezia, aeroporto internazionale del Nordest - dichiarato strategico dal piano aeroporti del ministero delle Infrastruture e dei trasporti -, non ha più energie per quel progetto, anzi è alle prese con un difficile riassetto societario e non è per ora riuscita a presentare un masterplan credibile e accettabile per Venezia e Treviso.
Da lunedì 3 aprile è scattata l’operazione che ha consentito ad Enrico De Marchi di rilevare la quota del 50 per cento dell’ex socio Andrea De Vido e quindi quest’ultimo uscirà dalla finanziaria di Save, la Finint di Conegliano. De Marchi trasferisce la nuova quota a Bidco, una nuova società controllata da lui stesso e dai fondi Deutsche Asset Management e InfraVia. Al di là di tutti i tecnicismi, la nuova compagnia Bidco lancerà un’Opa a 21 euro. Il titolo sul mercato è però schizzato in pochi minuti sopra al prezzo di Opa, probabilmente gli investitori credono in un possibile rilancio da parte di Atlantia (ex Autostrade spa) della famiglia Benetton che detiene poco più del 22 per cento di Save. Benetton potrebbe uscire incassando una lauta plusvalenza, dato che ha in carico le azioni a 14,75 euro, oppure rilanciare. Insomma una piccola guerra tra imprenditori trevigiani dall’esito incerto.
Dall’altra parte Save deve fare i conti con la resistenza di comuni e popolazioni che non accettano lo scarso rispetto delle regole nella gestione degli scali. A Tessera, poche settimane fa, il solo taglio di alcuni alberi per ampliare il parcheggio del Marco Polo ha fatto scattare la protesta, inoltre l’Enac non ha ancora presentato il piano di rischio per l’area di Tessera. Non parliamo di Treviso dove, ritirato il grande masterplan del 2014, lo sviluppo verrà ridimensionato, molto al di sotto dei 130 milioni di investimenti previsti.

Il sindaco di Quinto: "Chiedo rispetto per questo territorio"

Due mandati spesi a misurare, a verificare, a chiedere il rispetto delle regole per il sorvolo degli aerei sulla città. “Forse avevo immaginato il mio impegno di sindaco su altri fronti, ma oggi per la città di Quinto l’aeroporto Canova è un grave problema, che va regolamentato e controllato. Un sindaco affronta le priorità dei suoi cittadini, non può fare diversamente”. Mauro Dal Zilio, sindaco di Quinto di Treviso, sta sempre con il naso all’insù a guardare quegli aerei che sfiorano il campanile della chiesa parrocchiale e che a volte con i loro vortici strappano le tegole alle case. “So benissimo che dopo la bocciatura del masterplan del 2014, la Save aveva un nuovo progetto, ma qui da me non è venuto nessuno a parlare, non sono pregiudizialmente contro l’aereoporto, chiedo solo di rispettare le regole, di proteggere la salute dei miei concittadini”, aggiunge.
Alla Save aver trascurato il dialogo è costato caro, l’ambizioso piano di ampliamento del 2014, di fronte alla denuncia del Comune, è stato bocciato. “Loro dicono che non è stato bocciato dalla magistratura, in realtà è un gioco di parole: non è stato bocciato perché lo hanno ritirato prima”.
Dal Zilio lamenta gli attacchi del presidente del Comitato per le riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Treviso, Giulio Corradetti. “Si dimentica pure della diffida che abbiamo appena inviato al Ministero per il nuovo sforamento dei voli: a settembre 2016 la quota di 16.300 vettori, che arrivano e partono dal Canova, era già stata raggiunta, così fino a fine anno abbiamo sopportato molto più di quello che dovevamo sopportare”. La Save si difende dicendo che la quota non comprende i voli privati, ma questa interpretazione non trova conferme, un volo o un sorvolo sono tali sia se fatti da voli di linea che da privati. Continua Dal Zilio: “Mi rendo conto di quello che questo scalo rappresenta per per il turismo, l’occupazione e per gli scambi della Marca trevigiana. Tassisti, albergatori, manutentori, sono tante le categorie coinvolte in questa attività economica. Semplicemente l’aereoporto deve imparare a rispettare il territorio. Quinto esiste prima dell’aeroporto. L’asilo di San Giorgio è stato fondato nel 1919, l’aeroporto, una striscia di campo, fu inaugurato nel 1936 dal duce Mussolini per far volare la piccola aviazione di quei tempi. Poi è diventato un aeroporto militare un po’ più consistente, nulla però faceva prevedere un’aerostazione collegata con il terzo scalo d’Italia, il Marco Polo di Venezia: nessuna programmazione né viaria, né urbanistica prevedeva l’arrivo di due milioni di passeggeri l’anno”.
Quando chiediamo al sindaco se nei suoi incontri nell’Ancai, Associazione nazionale comuni aeroportuali italiani, l’ultimo lunedì 3 aprile a Linate, è riuscito a capire come vengono programmati gli aeroporti in Italia, quale legame viene previsto con i progetti urbanistici e viari, ci risponde laconicamente: “Chi da più anni si occupa di questi problemi dice che quello della programmazione è un libro tutto da scrivere”. Insomma sugli aeroporti in Italia si navigherebbe a vista.
Ammette dal Zilio che i suoi predecessori hanno seguito una politica urbanistica discutibile e alcune costruzioni si potevano evitare, ma ora bisogna discutere con le regole vigenti. E fra queste regole c’è una addizionale comunale che ogni passeggero deve versare al momento dell’acquisto del biglietto compresa nella tassa d’imbarco. “Per il nostro comune sono 8 o 9 mila euro, che solo quest’anno abbiamo visto con puntualità dopo il ricorso dell’Ancai”. A dire il vero il nome comunale non si attaglia molto a questa tassa, dal momento che i 6,60 euro che ogni passeggero versa vanno per 1 euro e fino a 30 milioni all’Enac, per 50 centesimi per la sicurezza, ovvero per i Vigili del fuoco, e per la quota di ben 5 euro all’Inps per il salvataggio dell’Alitalia effettuato nel 2008. “Quello che resta viene distribuito ai comuni in base alla porzione di superficie comunale occupata dall’aeroporto. Per noi quasi un presa in giro, solo 8 mila euro contro i 70 di Treviso, dal momento che le «torri faro» per l’atterraggio canalizzano gli atterraggi e i decolli totalmente su Quinto di Treviso; solo se l’aereo ha un vento in coda superiore ai 5 nodi, il decollo avviene sorvolando Treviso”.
Conclude il sindaco: “Credo che il ridimensionamento sia anche un po’ merito nostro. Per questo non accetto le critiche di chi dice che non facciamo nulla”.

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