Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Treviso universitaria, si punta a seimila studenti nel 2026
Treviso città universitaria: è questo uno dei grandi sogni dell’Amministrazione Conte, che punta a raddoppiare nel 2026 la presenza giovanile a 6mila studenti e studentesse tra Università Ca’ Foscari di Venezia e Università degli Studi di Padova; è aperto anche un dialogo con Iuav, ma è ancora prematuro parlare di un suo ritorno in termini di offerta didattica. Certamente una bella sfida non priva di numerosi punti di domanda, a partire dagli spazi dedicati non solo allo studio ma anche alla vita di questi ragazzi, per non parlare del costo della vita e del nodo affitti.
Università di Padova
Attualmente l’ateneo patavino, che conta 74 mila studenti in 14 sedi tra Veneto e Trentino, vede a Treviso 2081 studenti e studentesse iscritti, di cui 762 Scuola di Giurisprudenza (corso di studio di 5 anni) e 1319 della Scuola di Medicina e Chirurgia (Infermieristica, Ostetricia, Tecnici di radiologia, Igiene dentale, Tecniche di laboratorio, Tecniche audioprotesiche, Assistenza sanitaria e una laurea a ciclo unico di 6 anni in Medicina e Chirurgia). Le attività didattiche si suddividono tra l’Ospedale e limitrofi (es Chiesa Votiva), e Palazzo San Leonardo, dove si concentrano le attività della Scuola di Giurisprudenza, in condivisione a giorni alternati con i corsi dell’ateneo veneziano. Il futuro vedrà il Bo dividersi tra la Cittadella della Salute (2025?) con aule, laboratori e auditorium, gli spazi dell’ex caserma Salsa (2026) che oltre a Giurisprudenza ospiteranno anche uno studentato con mensa e spazi comuni, e ancora San Leonardo. L’ateneo sta collaborando attivamente con gli enti territoriali per trovare spazi, “non solo per migliorare la sistemazione degli studenti attuali ma per un’utile organizzazione logistica di quelli futuri - spiega il professor Paolo Sambo, Prorettore con delega alle sedi decentrate dell’Università di Padova -. Si pensi soltanto che, dall’anno scorso, il numero degli studenti iscritti al Corso di Infermieristica è stato portato da 100 a 200. Questo richiederà la necessità di reperire 4 o 5 aule che abbiano una capienza minima di 100 studenti. È immaginabile inoltre che essendo Treviso considerata una sede in fase di sviluppo servano, a venire, nuovi spazi per eventuali ulteriori corsi di studi, anche se, al momento, non sono in programma”. L’Ateneo patavino conferma la volontà di investire sulla nostra città, dove è presente da oltre vent’anni, con un occhio di riguardo a perfezionare sempre più la dotazione delle proprie strutture per accogliere le necessità degli studenti: “Treviso ha rappresentato sempre un territorio particolarmente «fertile» per lo sviluppo universitario sul quale si lavora continuamente per aumentare gli studenti e migliorare i servizi offerti - continua Sambo -. In questi giorni è stato potenziato per esempio il servizio di Segreteria degli studenti inviando una nuova unità di personale, ma anche fornendo, tra gli altri interventi, aree dotate di forni a microonde. Non solo, negli anni scorsi è stato allestito un nuovo laboratorio informatico presso le sedi delle professioni sanitarie e sono state allestite alcune nuove aule attrezzate con tecnologie moderne”.
Università Ca’ Foscari Venezia
I primi corsi dell’ateneo veneziano in città sono arrivati nell’anno accademico 1993-94 e ad oggi sono circa 1500 gli studenti e le studentesse cafoscarini che frequentano la città, iscritti ai cinque corsi di studio del Centro Selisi - Scuola in Economia Lingue e Imprenditorialità per gli Scambi Internazionali, ovvero le lauree triennali in Commercio Estero e Turismo, e Mediazione Linguistica e Culturale, e tre corsi magistrali in Global Development and Entrepreneurship, Traduzione ed Interpretazione e la recente Biotecnologie per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile. Come già detto, questi corsi si collocano negli spazi di San Leonardo, ma anche di San Paolo, l’ex distretto militare (entrambi di Fondazione Cassamarca). A differenza di Padova, che avrà un campus “diffuso” nella città, quello di Venezia sarà un vero e proprio campus cittadino di 10mila mq concentrato negli spazi in ristrutturazione dell’ex Turazza, per il quale è stata firmata una convenzione di 30 anni. Il professor Stefano Soriani, Direttore del campus trevigiano, lo definisce “uno smart campus in una smart area, capace di offrire le migliori e più attrattive condizioni sociali, economiche e culturali del territorio”. Qui nell’estate del 2025 sono previsti i primi ingressi degli studenti nell’area dell’ex Fleming, mentre nel 2026, quando i giovanissimi delle scuole medie Stefanini potranno entrare nella loro scuola rinnovata, si insedieranno i rimanenti corsi di Ca’ Foscari, svuotando l’ex distretto militare.
Iuav
Nel sogno dell’amministrazione c’è anche il ritorno dell’università Iuav, che già dal 2000 al 2015 ha avuto alcuni corsi nella nostra città. Sul suo ritorno, dichiara il sindaco Mario Conte, “c’è un dialogo aperto, ma è prematuro parlarne nel dettaglio”. Così del resto commenta (e conferma) il Rettore Benno Albrecht, partendo dal presupposto che Iuav non ha mai fatto mancare a Treviso la presenza di incontri, convegni ed esposizioni: “Da tempo si è aperto un proficuo dialogo con l’amministrazione perché Iuav sia di nuovo presente a Treviso con una serie di attività, dalla didattica alla ricerca e alla terza e quarta missione, che sono attualmente oggetto del confronto istituzionale”.
Non solo studio
Questi ragazzi e ragazze, è evidente, a Treviso non dovranno solo frequentare le lezioni, ma anche studiare, dormire, mangiare, acquistare, socializzare, consumare cultura, vivere. Su questi temi abbiamo interrogato direttamente il sindaco, Mario Conte, l’architetto del progetto città universitaria. Partendo dall’accoglienza: “Uno spazio importante sarà l’ex Eca (Palazzo Moretti in via Isola di Mezzo, con lo spostamento della mensa solidale nei futuri spazi dell’ex macello comunale in via Castello d’Amore, ndR) per il quale abbiamo partecipato a un bando ministeriale per la realizzazione degli studentati, così come per la palazzina della caserma Salsa: entrambe le proposte sono state accolte e quindi si faranno con fondi statali”. La questione degli affitti è sotto la lente d’ingrandimento dell’amministrazione: “Stiamo monitorando e cercando delle soluzioni agevolative per chi darà risposta alle esigenze degli studenti, non solo in centro ma anche nei quartieri”. A proposito di spazi, il sindaco cita il previsto ampliamento della biblioteca ex Gil, il lavoro portato avanti sulle palestre e il complesso di San Paolo, “che ha un vincolo urbanistico su circa il 30% della proprietà che prevede spazi universitari, quindi in parte sarà ancora dedicato ai giovani”. Infine l’ipotesi di una Carta dello studente per i giovani che studiano a Treviso (ma anche per i giovani trevigiani che studiano altrove) con agevolazioni su librerie, cartolerie, cultura, trasporto pubblico, bike sharing, lavanderie ecc. “Ora ci stiamo concentrando su servizi, accoglienza e spazi - chiosa il sindaco - ma sappiamo che se vogliamo una comunità di giovani in città, di fatto una comunità nella comunità, dobbiamo adeguarci anche da altri punti di vista. Stiamo andando nella direzione di poter offrire quanti più servizi a chi sceglierà Treviso per il proprio percorso accademico”.
La parola ai giovani
Com’è studiare a Treviso? Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti e studentesse frequentanti o da poco laureati ai corsi di cui sopra. Il nodo centrale è quello degli spazi, di cui sostanzialmente tutti gli intervistati sentono la mancanza: “Le biblioteche sono poche e sempre stracolme, perché ci sono anche tanti studenti delle superiori” commenta Giorgia, studentessa di Infermieristica (UniPd) fresca di laurea, mentre Bianca, iscritta a Giurisprudenza (UniPd) è ancora più tranchant: “Non ci sono gli spazi sufficienti, soprattutto per lo studio individuale”. Si dividono sull’offerta culturale e di intrattenimento: c’è chi trova Treviso tranquilla e completa di tutto, con un’ampia offerta culturale, e chi lamenta la mancanza di luoghi e occasioni di socialità e aggregazione, “fondamentali per sentirsi parte di una comunità universitaria” spiega Ilaria, studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale (UniVe). Poche anche le attività di approfondimento per gli studenti, segnala Giorgia, che il suo ateneo propone quasi esclusivamente nella “città madre”. Anche sulla mobilità sono d’accordo: si gira bene in bici, ma mancano i mezzi pubblici, soprattutto di sera; chi non è fuori sede ammette di usare molto la macchina per cercare cultura e intrattenimento serale in provincia (e spazi per lo studio di giorno).
Ma Treviso ha la stoffa per essere città universitaria? Da questo punto di vista risultano totalmente agli antipodi le esperienze di due studentesse fuori sede: per Elena, che frequenta la laurea magistrale in Traduzione ed Interpretazione (UniVe) e si è trasferita da Catania, “Treviso è quella bomboniera che a prima vista ti sembra perfetta, e che se sei piccolo/anziano o una famiglia ti calza al pennello, altrimenti sembra solo una città rimasta nel passato. Dopo tre anni ho visitato tutti i bar, pizzerie, gelaterie, parchi, mura, biblioteche e tutta la Restera in bici; i bar sono tantissimi, ma dopo un po’ ci si stanca a provarli poiché propongono tutti lo stesso copione; il famosissimo «mercolegin» qui non è così famoso né popolato, e i giovani sembrano essersi dileguati. Non c’è la possibilità nel fine settimana di spostarsi dopo le 20, non si riesce neppure a trovare una soluzione per portare i giovani in quei luoghi di ritrovo come per esempio la discoteca, il bowling o il cinema”. E non manca di citare le difficoltà sull’affitto e con gli affittuari. Diversa invece, dicevamo, l’esperienza di Erica, che si è trasferita da Terni per frequentare Infermieristica (UniPd), da cui si è recentemente laureata: “È stata un’esperienza molto positiva per me, Treviso a differenza di altre città è molto sicura, soprattutto nella zona centrale in cui vivevo. In questi anni ho girato spostandomi in bicicletta senza mai sentire il bisogno di portare su la macchina. Treviso non è una vera e propria città universitaria, ma ha il potenziale per diventarlo, soprattutto grazie alla sua estensione e a tutti i servizi presenti all’interno delle mura”. In effetti gli studenti sembrano cauti, ma speranzosi sulla prospettiva di un ampliamento della comunità universitaria e suggeriscono studentati per i fuori sede e l’erogazione di agevolazioni per renderla più attrattiva; ma soprattutto, luoghi e tempi di socialità: “Raddoppiare gli iscritti potrebbe rappresentare uno stimolo positivo per incrementare la vita universitaria - torna a ribadire Ilaria - sia a livello di miglioramento delle aule e di tutti gli spazi dedicati agli studenti, sia di rafforzamento della comunità universitaria locale, colmando quel vuoto nelle attività e nelle opportunità riservate agli studenti”. A patto, secondo Davide, studente di Medicina (UniPd), che la natura della città non ne venga stravolta: “Una delle cose che mi ha convinto a studiare a Treviso è il fatto che è una città vivibile, in particolare per i tirocini: qui credo di poter ancora essere seguito bene, mentre a Padova è più difficile”. Su questo ultimo punto, anche Erica concorda: “La cosa che più mi è piaciuta è sicuramente la dedizione di professori e tutor ai propri studenti, poiché essendo in numero minore rispetto ad altri corsi hanno potuto puntare alla qualità della formazione”.