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Treviso: il nuovo volto del San Camillo che accoglie i pazienti Covid 19

“Siamo stati contattati dalla Regione per far fronte all’emergenza e curare pazienti positivi al virus – ha spiegato suor Lancy Ezhupara, direttrice amministrativa del nosocomio –, la nostra risposta è stata immediata".

Domenica 15 marzo il governatore del Veneto Luca Zaia ha annunciato in conferenza stampa che alcuni ospedali della Regione saranno dedicati interamente all’assistenza di pazienti positivi al coronavirus. Si tratta del piano ospedaliero regionale per l’emergenza, che ha portato alla creazione di centri Covid 19 in ogni Provincia.

Fra questi nella Marca trevigiana sarà operativo il San Camillo, ospedale convenzionato con il Sistema sanitario nazionale.

“Siamo stati contattati dalla Regione per far fronte all’emergenza e curare pazienti positivi al virus – ha spiegato suor Lancy Ezhupara, direttrice amministrativa del nosocomio –, la nostra risposta è stata immediata. Abbiamo concluso tutte le attività programmate fino a giovedì 19 marzo e messo a disposizione 120 letti per i malati Covid che sono arrivati già venerdì 20. Si tratta di persone stabilizzate, dalla terapia subintensiva e reparti di pneumologia, medicina o malattie infettive. Il primo giorno ne sono arrivati 10, poi 5 ogni giorno nei giorni successivi, oggi che è lunedì abbiamo ricoverate nell’ala Sud, a uso esclusivo di pazienti con il virus, 26 persone. In caso di necessità abbiamo dalle 6 alle 10 postazioni di terapia intensiva. Avendo sospeso gli interventi chirurgici saranno tutte dedicate a questi pazienti. Se ce ne fosse bisogno comunque l’accordo prevede anche la possibilità di spostare persone al Ca’ Foncello, vista la vicinanza fra le due strutture. Tuttavia speriamo non sia necessario: nei giorni scorsi prevedevamo che tutti i 120 posti sarebbero stati occupati, ma gli ultimi dati ci fanno sperare che non sarà così. In ogni caso siamo pronti”. Purtroppo una persona è deceduta nei giorni scorsi.

Il resto delle attività è completamente sospeso, a parte gli interventi chirurgici salvavita, o le visite con impegnativa di tipo B, urgenti e da effettuare entro 10 giorni, o di priorità 048, quella dei pazienti oncologici. L’ala Nord, ben separata dall’altra e seguita da differente personale medico, ospita ancora una trentina di persone ricoverate.

Nel frattempo 8 persone sono impegnate tutto il giorno nel lavoro di segreteria, necessario per annullare visite e interventi già fissati.

“Stiamo chiamando tutti – ha continuato suor Lancy – si tratta di migliaia di appuntamenti da disdire, non li spostiamo, poiché non possiamo sapere quando l’emergenza sarà finita. Quando potremo richiameremo tutti e fisseremo nuovamente gli appuntamenti che si sommeranno ai nuovi che sarà necessario fissare, si tratta di un lavoro enorme, ma d’altronde è un momento molto difficile per tutti”.

Con il fatto che tutte le attività normali vengono a mano a mano chiuse il personale sanitario al momento può lavorare su turni. Tutti nel reparto Covid hanno le dotazioni di sicurezza necessarie al lavoro. Le due ali dell’ospedale rimangono completamente separate l’una dall’altra e per le zone comuni dove il personale si può incrociare sono state adottate misure di igiene straordinarie: “Devo dire che tra il personale medico ho trovato grande solidarietà e disponibilità. Ho ricevuto tutta una serie di richieste e di messa a disposizione a lavorare nel reparto, in questi momenti la deontologia professionale supera anche la paura. Al loro fianco, e a fianco di tutto il personale che sta lavorando, ci sono anche 10 religiose, caposala nei vari reparti. In quanto struttura privata accreditata non avevamo dispositivi di protezione, poiché tutto è stato requisito dalla Protezione civile. Nell’accordo con l’Azienda Zero e con l’Ulss2 c’era anche la fornitura delle protezioni e infatti ci è arrivato il materiale richiesto e continua ad arrivare in base alle necessità”. 

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