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Treviso, commemorato il bombardamento del 7 aprile. Il Vescovo ricorda "coraggio e responsabilità dei superstiti"

Ancora vivo nella memoria il ricordo delle celebrazioni dello scorso anno, con il sindaco Conte solo in una piazza dei Signori deserta. Quest’anno la cerimonia si è svolta in forma ridotta. Mons. Tomasi ha presieduto la messa nella Chiesa Votiva.

Mercoledì 7 aprile si sono svolte le celebrazioni del 77° anniversario del bombardamento di Treviso che nel 1944 provocò circa 1.600 vittime fra i civili e la distruzione quasi totale del patrimonio edilizio della città. Ancora vivo nella memoria il ricordo delle celebrazioni dello scorso anno, con il sindaco Conte solo in una piazza dei Signori deserta. Quest’anno la cerimonia si è svolta in forma ridotta, alla presenza del sindaco, del Consiglio comunale e dei rappresentanti delle Autorità militari e delle Forze dell’ordine. Alle ore 10 si è tenuta la messa nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, celebrata dal vescovo di Treviso Michele Tomasi. Proprio quella chiesa, conosciuta dai trevigiani come “chiesa Votiva”, frutto di un voto fatto durante la Grande Guerra, fu distrutta durante il bombardamento del 1944 e poi ricostruita negli anni ’50. “Il 7 aprile del 1944 era Venerdì santo - ha commentato il Vescovo nell’omelia -. Immediatamente dopo il bombardamento vennero evocate da molti le parole del Vangelo: «e si fece buio su tutta la terra» (Mc 15,33): il fumo, la polvere, la desolazione. E il buio, non soltanto del cielo ma delle menti e delle coscienze. Anche la nostra fede nella Pasqua, nella Risurrezione di Cristo dai morti, non può essere proclamata senza la proclamazione della Passione e della Croce: non c’è domenica di Risurrezione senza Venerdì santo. Ricordiamo tutti i morti di quel bombardamento, tutti i morti della guerra, allora come sempre «inutile strage». Piangiamo tutto quello che essi non hanno potuto essere, e tutto quello che è stato sofferto. Viviamo però in questa nostra città così bella, in cui i superstiti allora non si sono lasciati andare, hanno reagito. E vissuto, e ricostruito. Hanno ricostruito le case, le chiese, i palazzi della cittadinanza. Soprattutto hanno ritessuto un legame civile, si sono sentiti cittadini, si sono sentiti popolo, e ci hanno donato un periodo di prosperità, e di pace. A loro dobbiamo gratitudine, oltre che la pietà del ricordo e della preghiera”. Dopo la deposizione di una corona davanti alla lapide a palazzo dei Trecento, che ricorda le morti di quel tragico giorno, e la lettura della preghiera per tutte le vittime civili di guerra, la cerimonia si è spostata in piazza dei Signori. Lì, alle 12.50, il tenore Francesco Grollo, accompagnato dal maestro Antonio Camponogara, ha introdotto il momento di raccoglimento con l’Ave Maria di Gounod prima dei solenni rintocchi della campana della Torre Civica.

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