Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Senza dimora, iniziata l’accoglienza temporanea in alcuni locali del Seminario: segno per chi deve dare risposte
Martedì 16 gennaio sera sono entrate nell’ala del Seminario di Treviso le persone senza dimora che dallo scorso 8 dicembre avevamo trovato riparo dal gelo nella chiesa di Santa Maria sul Sile e in uno degli spogliatoi del campetto sportivo. Accompagnati dal parroco don Giovanni Kirschner e dai volontari che li avevano aiutati in queste settimane, hanno preso posto in quella che sarà la loro “casa” per la notte nei prossimi mesi. Qui hanno trovato un letto anche le persone che erano in lista di attesa per entrare in Casa della carità in via Venier, dove Caritas tarvisina ospita già da alcuni anni 18 persone senza dimora.
Sono dodici i posti per persone senza dimora negli spazi del Seminario vescovile: così la diocesi di Treviso ha deciso di dare una risposta al momento di particolare difficoltà che sta toccando in questo periodo la città.
“Già dopo l’incontro del 5 dicembre, in Prefettura a Treviso, in seguito alla morte di Mandeep Singh - ci spiega don Bruno Baratto, coordinatore ad interim delle attività di Caritas tarvisina, che era presente insieme al vicario generale don Mauro Motterlini - stavamo valutando di trovare un posto adeguato per i senza dimora in diocesi. Non è quindi, questa, una risposta all’emergenza in cui si è trovata la comunità di Santa Maria sul Sile, ma è stata pensata in precedenza. Perché questi locali di proprietà del Seminario e non altri? Perché si tratta di ambienti autonomi dal Seminario, con accesso indipendente dall’esterno, forniti di servizi e di quanto necessario a una dignitosa sistemazione di queste persone in difficoltà. Uno spazio a sé, a tutela della vita ordinaria della comunità del Seminario, delle attività dei giovani seminaristi e di tutte le iniziative culturali e formative che si svolgono all’interno del Seminario durante il giorno e la sera, ma soprattutto a tutela degli ospiti stessi, dei quali va salvaguardata la tranquillità e la riservatezza”. Questa soluzione era l’unica possibile in tempi brevi. Altre, ci dice don Bruno Baratto, prevedevano il coinvolgimento delle comunità, un lavoro di accompagnamento e di condivisione che abbisogna di tempi lunghi.
La Caritas diocesana coordinerà l’accoglienza, insieme a operatori della cooperativa La Esse, che hanno esperienza in questo campo, avendo gestito in passato il dormitorio di via Pasubio. A loro, ma non per il servizio di gestione notturna degli spazi, si aggiungeranno anche i volontari che in questo periodo hanno dato il loro aiuto a Santa Maria sul Sile, ad esempio per le colazioni, che saranno offerte in questi nuovi locali. Per la mensa, la lavanderia e gli altri servizi, queste persone potranno ora far riferimento alla Caritas tarvsina.
“E’ il segno di una presenza della Chiesa trevigiana in un momento di particolare difficoltà per la situazione di queste persone, aggravata dal freddo - sottolinea don Bruno Baratto -. Tutti sappiamo che la soluzione a questi particolari problemi è responsabilità primariamente dello Stato e delle Amministrazioni locali; tuttavia, la comunità cristiana, da sempre impegnata accanto alle diverse povertà, a livello diocesano e soprattutto nelle parrocchie, con tante iniziative e volontari straordinari, ha voluto fare questa scelta di ulteriore vicinanza. L’auspicio è che soluzioni strutturali per il futuro siano individuate per tempo, senza ritrovarci a dare risposte emergenziali in pieno inverno”.
Nessuno ha la pretesa di aver così risolto il problema, ribadisce don Bruno. In tanti in questi giorni si sono informati chiedendo se c’è posto per questa o quella persona in difficoltà alloggiativa: a tutti è stato risposto di contattare il centro di ascolto della Caritas e mettersi in lista. Non esiste esclusivamente un’emergenza freddo, ma tante persone in grave difficoltà tutto l’anno. A questa domanda serve dare una risposta.
Sono stati più di 700 i senza dimora morti nel biennio 2022-2023, undici nella prima settimana del 2024. Già “sapere” che dopo l’autunno, viene l’inverno sarebbe un passo in avanti per non trovarsi sempre impreparati. (Lucia Gottardello)