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Santa Maria sul Sile, futuro incerto per i negozi di prossimità

Ma c’è una novità importante: al via il nove settembre il mercato del quartiere. Grazie alla collaborazione tra Comune e parrocchia, che offre gli spazi
06/09/2024

Santa Maria sul Sile è sempre stata molto vivace. I suoi abitanti hanno avuto modo di compiacersi di vivere in un quartiere in cui era possibile trovare tutto l’indispensabile impiegando i famosi 15 minuti da casa, il raggio massimo, considerato anche dalle ricerche di settore, in cui un cittadino possa trovare i servizi essenziali. Proprio su questo tema, la ricerca condotta ad aprile 2024 da Confcommercio parla chiaro: gli italiani vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi rafforzano le comunità (per il 64% degli intervistati), fanno sentire più sicure le persone (57%) e fanno crescere il valore delle abitazioni (fino al 26% in più). Eppure, nell’ultimo periodo si sta assistendo alla chiusura di alcuni negozi e anche qui a Santa Maria sul Sile, come altrove, i motivi sono molteplici: mancanza di ricambio generazionale, difficoltà nei passaggi di proprietà, nuove abitudini dei consumatori, concorrenza dei grandi punti vendita.

A settembre dell’anno scorso, ha chiuso Calzature Baldin, che era aperto dal 1965; a dicembre è stata la volta dell’edicola-Bazar Sant’Angelo e da pochissimo è toccato al panificio. Storia diversa, invece, per la vineria e per il barbiere, che si sono spostati all’interno del quartiere per un ampliamento dei locali. Segni concreti di una comunità che cambia, a volte anche per il meglio. Il cambiamento, però, lo fanno anche i cittadini e le cittadine, che negli anni hanno scoperto e in parte consolidato nuove abitudini: per esempio, preferendo fare la spesa nei supermercati, spesso aperti in orari e giorni competitivi rispetto alle botteghe e riforniti di numerosissime categorie di generi, alimentari e non solo. “Se la chiusura dei negozi è percepita come un danno per il quartiere, significa che un negozio è un bene comune, e in quanto tale va difeso - sostiene il parroco di Santa Maria del Sile, don Giovanni Kirschner -, per preservarlo serve un movimento che coinvolga tutti: l’Amministrazione comunale, le aziende, le associazioni di categoria e anche i singoli cittadini, quindi la comunità tutta”.

Grande lavoro, futuro incerto

La passione e l’inventiva, i commercianti ce la mettono tutta. Arianna Cittolin ha preso in mano nel 2017 “El Casoin”, in zona Ghirada, bottega di famiglia aperta dal 1965, che ha recentemente ampliato e che funziona bene, nonostante le tante difficoltà; al suo interno ha allestito uno spazio gioco per i bambini, di modo da tenerli occupati mentre i genitori si dedicano agli acquisti. Walter Pezzato del panificio di Canizzano, quartiere limitrofo dove le chiusure pesano altrettanto, porta anche gli acquisti a casa se la borsa è troppo pesante, e sforna (oltre al pane) anche ottimi consigli culinari. Anche iniziative come Too good to to (iniziativa contro lo spreco alimentare) o i buoni acquisto del progetto Bike to work vedono l’adesione dei piccoli negozi. Ciò che manca, ripetono a più voci, è una semplificazione della burocrazia e un alleggerimento delle spese: “Il passaggio di proprietà da mio padre a me è costato migliaia di euro”, racconta Arianna Cittolin.

C’è anche dell’ottimismo

“I grossi non fanno tanta paura a chi lavora bene: noi diamo un servizio molto diverso”, sostiene Walter Pezzato dal suo panificio, riassumendo tutti i vantaggi del negozio sotto casa rispetto alla grande distribuzione. Nelle botteghe di quartiere c’è spazio per quella parola o attenzione in più, la loro dimensione e collocazione si presta facilmente a essere raggiunti a piedi in pochi minuti, si fanno forza a vicenda e rendono frequentate le strade del quartiere, incoraggiando anche la presenza di altri servizi per la comunità; in termini di prodotti, spesso la scelta e la selezione si fa con altri presupposti (ed esempio qualità e prossimità); inoltre i negozi rendono la zona più pulita e ordinata, perché ciascuno si occupa della parte antistante al proprio esercizio, ma anche più sicura. Dove mancano i negozi, in altre parole, il territorio s’impoverisce e la comunità si disgrega. Tuttavia, permangono degli ostacoli per chi possiede o vorrebbe possedere un’attività: l’elevato costo del personale, il monte ore di lavoro da gestire con poche risorse, la già citata pressione fiscale. “Per i negozi storici è un po’ più facile - ammette Renzo Ghedin, fiduciario di Treviso per Confcommercio - per i nuovi l’impresa è ancora più ardua e, infatti, di solito resistono per poco tempo, perché non fanno in tempo a farsi conoscere”.

La novità da lunedì 9 settembre

In parziale risposta a queste difficoltà, e visto anche il successo che riscuote in altre zone della città, anche Santa Maria sul Sile avrà un proprio mercato rionale a partire da lunedì 9 settembre. Si svolgerà in via sperimentale per sei mesi tutti i lunedì dalle 8 alle 12.30 sul piazzale della chiesa, grazie anche al coinvolgimento della parrocchia, sempre molto attiva nel proporre iniziative. L’idea nasce dalla Latteria Sant’Andrea, già presente al mercato del centro storico, e coinvolge, al momento, altre tre attività produttive del territorio: un’ortofrutta, un panificio e una macelleria. “I mercati sono importanti occasioni di incontro per la cittadinanza - osserva con entusiasmo l’assessora al Commercio del Comune di Treviso, Rosanna Vettoretti -. Abbiamo riscontro certo dagli altri quartieri e dal centro storico che i giorni di mercato movimentano anche le attività commerciali limitrofe, fungendo da volano per tutta la zona”.

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