martedì, 19 novembre 2024
Meteo - Tutiempo.net

Restauro a San Nicolò per l'affresco di San Michele arcangelo

L’opera, risalente al 1348, è attribuita ad un artista minore vicino alla bottega di Tommaso da Modena. A sponsorizzare i lavori l’associazione non profit internazionale Round Table, che raggruppa giovani imprenditori con meno di 40 anni,

Hanno preso il via ufficialmente lo scorso 22 giugno i lavori per il restauro dell’affresco di san Michele Arcangelo che uccide il diavolo, all’interno della chiesa di san Nicolò. A sponsorizzare l’opera l’associazione non profit internazionale Round Table, che raggruppa giovani imprenditori con meno di 40 anni, con la comune passione per il servizio alla comunità a carattere filantropico.
L’associazione, come ha spiegato il suo presidente Giulio Marchesoni, ha potuto finanziare il restauro per mezzo di una raccolta fondi e delle donazioni di alcuni sponsor. Il dipinto riceverà nuova luce grazie all’operato della restauratrice Benedetta Lopez Bani, che nel prossimo mese e mezzo si adopererà per pulire l’opera dalla polvere e per far riemergere colori e dettagli scomparsi nel tempo, visto che l’ultima manutenzione risale al 1997. Rimarranno alcuni danneggiamenti storicizzati, come i graffi e le scritte sul corpo del diavolo, che venivano incisi dai fedeli alla fine delle messe. Don Paolo Barbisan ha presentato l’opera, risalente al 1348 e attribuita ad un artista minore vicino alla bottega di Tommaso da Modena. E’ stato commissionato dopo il lascito testamentario di una nobildonna trevigiana e rappresenta l’iconografia classica del bene che sconfigge il male.
Profondamente affascinante l’esecuzione, che si può inscrivere nella corrente del gotico internazionale, con uno stile elegante con abbondanza di finiture e particolari, come l’acconciatura dei capelli di san Michele, raccolti in ciocche e adornati da perle. Decorati con perizia e minuziosità di dettagli sono anche la corazza e il mantello dell’arcangelo. Interessante infine l’accenno di prospettiva empirica data dalla cornice che dà profondità e il movimento dei capelli che rende l’opera dinamica.
“Un’opera – ha concluso don Paolo – segno della nostra identità e delle nostre radici religiose, ma anche culturali; un cantiere che è qualcosa di importante per il patrimonio dei beni ecclesiastici di Treviso che hanno sempre bisogno di cura”. Il lavoro concluso sarà poi presentato al pubblico il prossimo settembre.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
07/11/2024

Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...

25/10/2024

La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....

06/08/2024

Non tutti potranno beneficiare di una vacanza al mare o ai monti o di un viaggio. Oltre a tanti anziani,...

TREVISO
il territorio