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Mura di Treviso, un bene da proteggere

Le associazioni culturali e di salvaguardia ambientale del territorio chiedono il vincolo di tutela monumentale. I nodi dell'ex Pattinodromo, bastione del Castello ed ex Enel in via Oriani

Diverse associazioni trevigiane si sono unite nel chiedere il vincolo di tutela monumentale per la cerchia muraria rinascimentale della città.

A rivolgersi al Ministero per Beni e le attività culturali e il Turismo sono state le sezioni locali di Italia Nostra, Treviso Sotterranea, Fai, Rotary Club (Tv Nord e Tv), Ateneo di Treviso, associazione Amici dei Musei, Auser e Lions Club. Attualmente, il vincolo è in vigore solo per le porte monumentali di accesso al centro storico.

Tre le motivazioni che spingono le associazioni alla richiesta del vincolo di tutela, finalizzato a preservare e ristabilire l’unicità del “più importante e riconoscibile monumento trevigiano”.

In primo luogo l’unicità del complesso murario, prima sperimentazione e dunque prototipo di fortificazione realizzato dalla Serenissima. La fortezza trevigiana infatti, già nei primi anni successivi alla sua edificazione, tra il 1515 e il 1525, dimostrò di avere diversi difetti di costruzione che vennero corretti nella successiva fortificazione di Padova.

In seconda istanza, il sistema idraulico realizzato da fra’ Giovanni Giocondo da Verona che sfrutta a scopo difensivo la portata dei numerosi corsi d’acqua.

Inoltre, vi sono le porte di San Tomaso e Santi Quaranta, sporgenti, a differenza delle costruzioni classiche che prevedevano l’allineamento con il resto delle mura.

Paola Crucianelli, presidente di Italia Nostra Treviso, ha sottolineato la necessità di interventi di manutenzione costante e di restauro, nonché di valorizzazione della cinta.

La richiesta di tale vincolo, tuttavia, si scontra con alcune opere attualmente in programma a ridosso del perimetro murario. Si tratta della realizzazione di un parcheggio sotterraneo all’ex Pattinodromo, “un prato con sotto una colata di cemento armato”, opera ipotizzata dalla precedente Amministrazione come compensazione alla società Parcheggi Italia per la mancata realizzazione del park in piazza Vittoria, progetto della Giunta Gobbo, e che l’attuale Amministrazione dice di non poter bloccare se non pagando una ingente penale. Altro progetto che fa discutere è quello al bastione Castello o Camuzzi, dove oggi al posto dei vecchi stabilimenti dell’agenzia del gas è prevista una nuova edificazione. Inoltre preoccupa il progetto per la realizzazione di un condominio al posto dell’enorme complesso ex Enel tra via Oriani e le mura. In quel tratto è già stato realizzato un palazzo a porta Carlo Alberto.

“Operazioni irreversibili andrebbero evitate - denuncia il presidente del Fai Treviso Mario Gemin -, è necessario creare soluzioni diverse e meno impattanti”.

Secondo le associazioni dunque il primo passo è il vincolo di tutela, per poi passare alla valorizzazione per la quale Rotary e Lions propongono di stendere e finanziare un piano fatto di piccoli progetti volti al miglioramento e alla riqualificazione e, attraverso il progetto, spingono per l’intercettazione di fondi europei. Il primo intervento in assoluto è la manutenzione ordinaria, per la quale l’Amministrazione comunale si sta muovendo grazie ad esempio all’utilizzo di droni per il diserbo delle pareti murarie.

Sebbene, a detta delle associazioni, la richiesta del vincolo di tutela monumentale sia stato accolto con freddezza dalla Maggioranza comunale, il sindaco Mario Conte ha rilanciato con la volontà di candidare il monumento per l’inserimento fra i beni salvaguardati dall’Unesco.

“Complesso candidare la cinta muraria a patrimonio Unesco quando cade a pezzi - la replica delle associazioni -. E’ una proposta che consideriamo la ciliegina sulla torta, che arriva alla fine di un percorso e non all’inizio, un bel traguardo. Se verranno realizzate le opere all’ex Pattinodromo, al bastione Camuzzi e all’ex Enel sarà impossibile ottenere la tutela Unesco. Oggi il sistema è solo leggermente compromesso, con il vincolo monumentale potremmo attirare i fondi europei per il restauro, che è costoso, ma anche vincolante alla candidatura all’Unesco visto che uno dei requisiti è che ci sia una progettazione in corso con un cantiere avviato”.

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