Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
"Farci prossimi", il Vescovo nel 20° dalla morte di Luciano Bottan
“Anche se rinnegarmi per seguirti e portare la tua croce puo farmi soffrire, dammi il coraggio di farlo”. Con le parole del suo diario è iniziata la celebrazione per i vent’anni dalla morte del missionario laico Luciano Bottan. Presieduta dal vescovo Tomasi, hanno concelebrato il parroco di Santa Maria del Sile, don Giovanni Kirschner, don Lino Nichele, don Antonio Guidolin e don Saverio Fassina.
“Anche se rinnegarmi per seguirti e portare la tua croce puo farmi soffrire, dammi il coraggio di farlo. La mia vita vuole essere legata alla tua; portare il tuto carico può essere soave perché leggero. Nei fratelli Signore fammi scorgere il tuo volto, fa’ che io non abbia paura del mio prossimo, ma fa rendere in ogni mio primo incontro un incontro di perfetta armonia e di comunione reciproca”. Con le parole del suo diario è iniziata la celebrazione per i vent’anni dalla morte del missionario laico Luciano Bottan. Presieduta dal vescovo Tomasi, hanno concelebrato il parroco di Santa Maria del Sile, don Giovanni Kirschner, don Lino Nichele, don Antonio Guidolin e don Saverio Fassina. Era questo l’ultimo appuntamento proposto dal Consiglio pastorale parrocchiale per far conoscere la sua persona e i frutti che il suo insegnamento ha fatto nascere, come ha spiegato il fratello Emanuele: “Abbiamo vissuto l’accoglienza gustando l’abbraccio della musica di Erica Boschiero e la canzone di Luciano. Abbiamo capito che non si può parlare di Luciano senza parlare di Gesù. Poi, abbiamo vissuto il tempo dell’incontro con l’Africa, dove Luciano è morto, ascoltando la testimonianza di due missionari, p. Filippo e p. Osorio: abbiano conosciuto più da vicino le difficoltà e le differenze culturali, ma anche un legame spirituale di fondo che ci lega tutti e per cui possiamo dire Padre Nostro e dirci fratelli tutti e tutti missionari. Oggi è il tempo della festa e lo viviamo con gioia celebrando il dono gratuito di Gesù e riconoscendo l’amore di Dio in tutta la storia di Luciano”.
Il Vescovo ha voluto collegare la memoria di santa Bertilla, che ricorre il 20 ottobre, con il ricordo di Luciano, morto il 20 ottobre del 2000 a Fianga: “Nella memoria viviamo il presente e ci apriamo al nostro futuro, a quello che il Signore vorrà donarci. Ci troviamo qui stasera nel 20° di Luciano e celebriamo la memoria di santa Bertilla, un’occasione per capire la festa dell’amore, per viverla, e per sentire davvero che siamo intessuti di un panno meraviglioso”. “C’è un regalo di generazioni di santità - ha spiegato il Vescovo nell’omelia - se la liturgia di santa Bertilla regala alla messa per Luciano questi brani della Parola che onestamente non hanno bisogno di commenti a voce, ma di commenti a vita, quelli possono venire solo nella logica della nostra vita di fede” e che portatano a “vivere la mia esperienza come un grande dono. Lo è in sé e lo diventa in noi se siamo in grado di accettarlo e come tale lo spendiamo. Non ho conosciuto Luciano, ma ne vedo le tracce nella nostra diocesi e le vedo quando ci sono giovani, in tutte le volte che si incontrano persone che hanno fatto l’esperienza di essere dono di fede per altre chiese, tutte le volte che si cantano le sue parole nella canzone che è repertorio ufficiale della nostra diocesi. Tutto questo dice che le tracce ci sono e sono feconde. Mi pare che possono essere lette e vi suggerisco di leggerle così: la carità che non avrà mai fine. Santa Bertilla e Luciano hanno realizzato cosa vuol dire fraternità. Non esiste la definizione teorica di prossimo, esiste la responsabilità mia di avvicinarmi, di farmi prossimo, di riconoscere in te una persona amata di Dio”. E’ questo che tiene in piedi in mondo.