Questo tempo particolare, che ci vuole preparare nella duplice attesa del Natale del Signore e del suo...
Emergenza casa: in strada ci si ammala
Da anni, durante il periodo più freddo, si rifugiano in stazione, ma anche negli angoli delle strade più riparati, sotto i portici o negli androni dei palazzi, dove trovano un minimo di riparo. Sono le persone senza dimora che non hanno trovato spazio nel dormitorio comunale o in quello della Caritas.
“Sabato scorso - racconta Valerio Delfino, della comunità di Sant’Egidio, che da anni si occupa delle persone senza dimora - è finita in strada una donna di 75 anni, l’altra notte, invece, ci ha contattato la polizia per una donna finita in strada con quattro figli, il più piccolo di tre anni. Le forze dell’ordine in questi casi ci contattano, e noi diamo ospitalità temporanea finché non intervengono i servizi sociali. Per questa donna, che cercava di ricongiungersi al marito e alla nonna dei bambini, separati e sparsi in diversi centri di accoglienza, abbiamo pagato di tasca nostra una notte in albergo, perché nessuno di noi volontari poteva ospitare cinque persone, in altri casi, apriamo temporaneamente le nostre case. Quando ha capito che non avrebbe passato la notte fuori al freddo con i bambini si è sciolta in un pianto disperato. Il problema è che per le donne senza dimora non c’è nessun servizio, non c’è un dormitorio femminile, basterebbero quattro posto per far fronte al fenomeno, nell’arco dell’anno incontriamo una quindicina di donne in tutto, sono numeri più bassi rispetto agli uomini, ma è un fenomeno che non viene proprio considerato”. Come non c’è nulla che accolga le persone durante il giorno, ma in inverno non fa freddo solo di notte: “C’è chi si rifugia in biblioteca o in qualche bar, ma i nostri dati ci dicono che le persone senza dimora, così esposte al freddo, si ammalano di più, e accedono al pronto soccorso per cure mediche molto più spesso del resto della popolazione; in quelle condizioni è un attimo che un virus respiratorio evolva in polmonite”. Nonostante la chiusura del parcheggio sotterraneo all’Appiani, alcuni stranieri ancora gravitano i quell’area: “Ne abbiamo incontrati due nelle nostre ultime uscite - prosegue Delfino -. Ci hanno spiegato che preferiscono un parcheggio, perché è più riparato. Li abbiamo trovati in piazza, ma ci hanno detto che dormivano nelle vicinanze”. Attorno al supermercato Panorama, alle Stiore, si trovano cartoni usati come giacigli, gli anfratti usati come bagni, i resti di cibo e bevande ancora ben visibili durante il giorno. Sono circa una ventina, secondo le stime di Sant’Egidio e Caminantes, le persone che dormono fuori. I volontari escono in strada due volte alla settimana, portano un pasto e bevande caldi: “Cerchiamo di proporre una dieta variegata, che possa aiutare le precarie condizioni di salute di queste persone. Certo probabilmente non intercettiamo tutti, comunque, adesso che sono stati aperti anche dei posti alle caserme Serena c’è un po’ meno gente in strada, ma i numeri, in totale, sono stabili rispetto all’anno scorso”. Tra queste persone, migranti che lavorano, ma non riescono a pagarsi un’abitazione, stranieri in attesa del rinnovo dei documenti, poveri che si trovano in strada da lungo tempo, ma anche giovani, con dipendenze da alcol o droghe. “C’è la possibilità di lavorare per togliere queste persone dalla strada, ma è un percorso lungo, che parte dal dargli un posto dove stare anche di giorno e non solo in emergenza”. Sullo sfondo, lo spettro dell’enorme problema della casa. Cinquanta gli sfratti previsti in via Pisa a cui il Comune è chiamato a porre rimedio, per non lasciare tutte quelle famiglie per strada. E poi, gli affitti insostenibili e i mutui insolvibili, con le case che vanno all’asta.
Intanto, nei giorni scorsi, Marco Magrin, un uomo di 53 anni, è morto da solo, al freddo, in un garage. Fino a poco tempo prima aveva vissuto, senza pagare le spese, in un appartamento di proprietà di Andrea Berta, attivista del centro sociale Django che spesso si è battuto per il diritto alla casa. Ne è nata una polemica con il sindaco, Mario Conte, che ha minacciato un esposto in procura per chiarire la vicenda. Alle accuse di aver sfrattato l’uomo, Berta ha replicato che l’uomo si sarebbe allontanato volontariamente, dicendo di aver trovato un’altra soluzione. Viste le circostanze, i toni della polemica si sono alzati, ma la sostanza non cambia: parliamo dell’ennesima vittima della solitudine, dell’abbandono e della noncuranza.
Dal 13 dicembre, nel panorama dei servizi per i senza dimora c’è, tuttavia, una novità: è infatti divenuta operativa la comunità alloggio nella nuova sede dell’ex macello di Treviso (nelle immediate vicinanze del Comando della Polizia locale di via Castello d’Amore), frutto di un progetto complessivo suddiviso in due stralci che prevedeva come primo step la ristrutturazione dell’immobile esistente per rifunzionalizzare come centro di accoglienza 24 ore su 24 per persone in grave marginalità, con funzioni di sostegno sociale al progetto di vita della persona con la prospettiva del reinserimento sociale, lavorativo e abitativo.
Il primo stralcio, relativo all’asilo notturno (costo 2,3 milioni, 1,2 milioni fondi Sisus Por- Fesr e 1,1 milioni dell’ente) è stato completato mentre sono stati consegnati i lavori per il secondo stralcio.
L’asilo notturno, affidato alla gestione di Nova Facility e che nelle prossime settimane ospiterà le persone che dormivano nell’edificio ex Eca di via Risorgimento, verrà allestito con 14 posti letto (in stanze singole e/o doppie) con bagno autonomo a cui si aggiungono spazi di accoglienza, servizio e controllo riservati agli operatori.
In questa fase gli spazi accoglieranno inoltre 25 posti della mensa solidarietà (attualmente nella zona dell’ex Eca-Palazzo Moretti) che sarà poi trasferita definitivamente nel secondo stralcio appena ultimato. Restano attivi i 20 posti in asilo notturno di Via Pasubio e 15 posti letto di accoglienza straordinaria invernale negli spazi concesso dalla Prefettura alla Caserma Serena.
Chi volesse sostenere il lavoro della comunità di Sant’Egidio può scrivere ai volontari alla mail santegidio.treviso@gmail.com.