giovedì, 17 ottobre 2024
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Da Treviso gli aiuti in Senegal

La storia: un container con materiale medico è già partito alla volta dell'ospedale di Saint Louis, grazie alla tenacia del trevigiano Mouhamadou Moustapha Fall e alla solidarietà del presidio ospedaliero di Monastier Giovanni XXIII e del Blue Medical Group di Godega di Sant'Urbano. Ora è stata trovata anche un'ambulanza, si raccolgono fondi per la spedizione

Una storia di solidarietà, ma anche di tenacia e di superamento dei pregiudizi. E’ quella che racconta il trevigiano Mouhamadou Moustapha Fall, per gli amici Tapha, che con la sua ostinazione è riuscito a realizzare il suo sogno e a raccogliere macchinari medici destinati all’ospedale di Saint Louis, in Senegal, suo paese di origine. Iniziativa ancora più sentita e importante in un momento in cui gli ospedali di tutto il mondo sono sotto pressione a causa dell’emergenza sanitaria. Il primo container con cinque ecografi, un mammografo, due macchinari per l’anestesia, una trentina di letti, comodini, strumentazione per l’endoscopia e altre attrezzature varie, donate dall’ospedale di Monastier “Giovanni XXIII” e dal centro per la salute “Blue Medical Group” di Godega di Sant’Urbano, attraverso l’associazione Around us onlus, è partito lo scorso 20 febbraio dal porto di Venezia e dovrebbe arrivare a destinazione, dopo un viaggio di 6.000 chilometri, fra il 21 e il 25 marzo: “Ho avuto la conferma giovedì scorso che è stata trovata anche un’ambulanza, che era la prima cosa che avevo cercato, così ora prepareremo la spedizione di un altro container”. L’entusiasmo nella voce di Tapha è palpabile; ad aiutarlo un gruppo di amici da tutto il mondo che si sono costituiti nell’associazione “Les amis d’enfance de Sindoné”.

Tutto è partito da due eventi traumatici, come racconta Moustapha, che dal 2001 vive in Italia con la sua famiglia e attualmente lavora come stock manager in una boutique del centro storico di Venezia: “Leggendo online i giornali senegalesi nel 2019 mi sono trovato di fronte a una notizia terribile, un mio conoscente infatti era deceduto a seguito di un incidente stradale perché non sono arrivati i soccorsi, l’unica ambulanza dell’ospedale di Saint Louis era rotta. Poi ho toccato con mano la situazione con mio padre quando è stato ricoverato. Il medico mi ha detto che aveva bisogno di una tac, ma che il macchinario era rotto e che bisognava andare a Louga, a 150 chilometri, per farla. Il trasporto doveva avvenire in ambulanza, ma anche quella non c’era più. Ho dovuto noleggiarne una privata. Così mi sono chiesto come fosse possibile: una volta, Saint Louis aveva un ospedale d’élite. Ora avevo visto usare rami per appendere le flebo, il Pronto soccorso era in condizioni terribili”. Da quel momento per Tapha cercare di migliorare la situazione sanitaria nel suo Paese di origine diventa un pensiero fisso, inizia a parlarne, a chiamare, a scrivere e-mail: “Lo stesso giorno in cui sono tornato dal Senegal ho iniziato a scrivere, al Ca’ Foncello, alla Croce rossa, alla Croce verde, alla Regione Veneto… Non ho avuto riscontri positivi, ma non mi sono arreso, lo ho fatto per la memoria di mio padre, che poi è mancato”. In prima battuta Moustapha cerca un’ambulanza, parla con chiunque conosca, chiede consigli, finché non riesce a contattare la direttrice del presidio ospedaliero “Giovanni XXIII”: “Quando ho chiamato Emanuela Calvani ho trovato subito un grande entusiasmo, ci siamo incontrati a ottobre del 2020 una prima volta, poi però non ho avuto più notizie per qualche mese. Lì devo dire che ho dubitato un po’, invece mi sbagliavo: il 3 gennaio è arrivata una chiamata, sono andato all’ospedale di Monastier dove mi hanno fatto vedere tutta una serie di materiali dicendomi che se lo volevo avrebbero donato tutto all’associazione per l’ospedale di Saint Louis. Io faticavo a crederci. Ho scritto al primario a Saint Louis, mi ha richiamato quasi immediatamente, piangeva per l’emozione”.

Da quel momento è stato necessario pensare all’organizzazione della spedizione e raccogliere fondi per l’invio del materiale. Su consiglio dell’ospedale “Giovanni XXIII” Tapha si è rivolto alla Dcs Fiorini di Marghera, che oltre a mettersi a completa disposizione con i propri mezzi, una volta saputo lo scopo del trasporto, ha anche ridotto all’osso il costo, per contribuire all’iniziativa solidale. “A questo punto bisognava trovare i soldi, e ho iniziato con la comunità senegalese trevigiana e gli amici sparsi in tutto il mondo che fanno parte dell’associazione, poi ho organizzaro un pranzo solidale: ho preparato il cous cous per 35 persone, è la mia specialità, e viste le restrizioni per la pandemia ho presentato il mio progetto e poi chi ha voluto è venuto a prendere il pasto da asporto con le proprie stoviglie e ha fatto una donazione”. Grazie a un video inviato a tutti gli amici trevigiani poi è continuata la raccolta. Così sono stati trovati i soldi necessari alla partenza del container e al suo viaggio fino a Dakar, il sindaco di Saint Louis si occuperà personalmente del pagamento delle tasse per i diritti di sbarco, ma poi sarà necessario sostenere ancora 1.000 euro di spese per il viaggio da Dakar a destinazione. Inoltre per il secondo container, quello che finalmente porterà in Senegal anche l’ambulanza, ci vorranno altri 3.400 euro. Dunque chi volesse sostenere il progetto potrà farlo con una donazione al conto corrente intestato a Mouhamadou Moustapha Fall, in quanto rappresentante italiano dell’associazione Les Amis d’enfance de Sindoné, che avendo sede in Senegal non può avere un conto italiano. IBAN IT80O3608105138221907221911. “Sono emozionato e contentissimo – ha concluso Tapha – questa è l’ennesima conferma della solidarietà veneta: come diceva mio padre, «l’uomo è il rimedio dell’uomo». Inoltre in questa mia piccola impresa ho scoperto che non si può andare avanti da soli e che è necessario non avere pregiudizi e fidarsi della buona volontà degli altri, oltre che essere dotati di tanta pazienza e perseveranza”.

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