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Commemorato l'affondamento del piroscafo Principe Umberto alla presenza del sen. Franco Marini

La Prefettura di Treviso e i Comuni di Treviso e di Casier mercoledì 8 giugno hanno commemorato il Centenario dell'affondamento del piroscafo "Principe Umberto"avvenuta l'8 giugno 1916, sul quale morirono 1764 soldati, tra i quali 521 trevigiani.

La Prefettura di Treviso e i Comuni di Treviso e di Casier mercoledì 8 giugno hanno commemorato il Centenario dell'affondamento del piroscafo "Principe Umberto"avvenuta l'8 giugno 1916, sul quale morirono 1764 soldati, tra i quali 521 trevigiani.
Nel pomeriggio, con inizio alle 19, i sindaci di Treviso e Casier hanno partecipato alla solenne deposizione delle corone di alloro al Monumento dedicato al 55° Reggimento Fanteria alla ex caserma Serena. La cerimonia -  in forma strettamente privata - ha visto la presenza delle massime autorità civili e militari e delle bandiere, dei gonfaloni e dei labari delle amministrazioni comunali e delle associazioni combattentistiche e d'arma.
Alle 20.30 all'Auditorium del Museo di Santa Caterina) era invece in programma un momento storico-culturale aperto a tutta la cittadinanza e alla stampa, con l'orazione del professor Daniele Ceschin sull'affondamento del piroscafo "Principe Umberto" e il concerto della banda cittadina "D. Visentin" e del Coro A.N.A. di Oderzo.
Alle celebrazioni ha partecipato anche Franco Marini, ex Presidente del Senato e Presidente del Comitato Nazionale Celebrazioni Grande Guerra

La storia dell'affondamento

Il piroscafo Principe Umberto salpò alle ore 19.00 dell’8 giugno 1916 da Valona (Albania), assieme ad altre navi della Marina italiana, la navigazione stava procedendo tranquillamente quando il Piroscafo "Principe Umberto", ancora in vista delle luci del porto di Valona, 10 miglia a sud-est di Punta Linguetta, avvertì una forte esplosione. Il panico si diffuse  su tutto l’equipaggio, si gridò "al siluro". La nave colpita al centro si spaccò in due ed affondò nel giro di pochi minuti.

Il sommergibile austriaco che aveva silurato con successo il "Principe Umberto" era l’U5 il quale faceva la spola tra Taranto e Valona alla ricerca di navi nemiche, civili o militari, che navigavano in quella zona di mare. Il suo Comandante (Tenente di Vascello Friedrich Shlosser), stando a quello che scrisse nel rapporto dopo l’accaduto, sembra non sapesse nulla del convoglio appena salpato da Valona: con l’approssimarsi della sera stava per andarsene e fare ritorno alla base di Cattaro quando sul periscopio si stagliò la sagoma del Piroscafo.

Furono lanciati due siluri:uno andò a vuoto, l’altro colpì la nave e successivamente provocò lo scoppio delle caldaie. Fu la più  grande  tragedia  navale italiana: perirono 52 Ufficiali e 1764 soldati del  55° Reggimento Fanteria "Marche" e 110 marinai dell’equipaggio. Per alcuni giorni emersero dal mare  sulla spiaggia di Valona  decine di corpi straziati ed irriconoscibili che furono sepolti  senza nome tra gli ulivi  ai bordi della strada che da Valona sale verso Kanina. Quel cimitero sistemato fu da tutti chiamato "il cimitero del 55° Reggimento".

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