Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Cittadella dell'Appiani, l'ora dei grandi dubbi
Ultimatum alla Camera di commercio di Fondazione Cassamarca, la quale dichiara che, decorso il mese di febbraio senza un accordo, metterà l’immobile sul mercato, sentendosi libera di provvedere a una diversa destinazione per l’edificio. Si attendeva una svolta l’11 febbraio, quando i due enti dovevano comparire davanti al giudice del Tribunale di Treviso. Invece, tutto è stato rinviato al 18 giugno.
Sembrava risolto il contenzioso fra Fondazione Cassamarca e Camera di Commercio di Treviso. Quest’ultima, infatti, dopo un braccio di ferro durato quasi quindici anni, circa un anno fa aveva dato il proprio parere positivo al trasferimento e dunque all’acquisto dei nuovi uffici nella torre C del complesso Appiani e di 100 posti auto per i dipendenti, a un prezzo di 30 milioni di euro. Il costo, secondo quanto dichiarato da Fondazione Cassamarca in una nota, era basato sulla perizia del docente universitario Giovanni Stellin, consulente della Camera di Commercio.
“Nonostante le molteplici sollecitazioni – hanno raccontato da Ca’ Spineda – perché si formalizzasse quanto concordato davanti al Tribunale di Treviso, così da concludere con un verbale di conciliazione il contenzioso, la Cciaa non ha mai ritenuto di procedere in tal senso”.
Il punto è che a fine dicembre la Camera di Commercio ha ricevuto la stima dell’edificio fatta dal Demanio, che gli permette di spendere per l’acquisto solo 23,7 milioni. A cui tuttavia andrebbero aggiunti 5,8 milioni che una perizia di Fondazione Cassamarca ha stimato come ammontare del danno per i maggiori costi sostenuti nell’adeguare l’edificio alle esigenze di Camera di Commercio, per il deprezzamento dell’immobile che ormai è sfitto da numerosi anni a causa del contenzioso in corso e per la ridotta commerciabilità dell’immobile allo stato attuale, qualora non lo comprasse la Cciaa.
Dalle difficoltà a trovare un accordo è arrivato infine l’ultimatum di Cassamarca, la quale dichiara che, decorso il mese di febbraio senza un accordo, metterà l’immobile sul mercato, sentendosi libera di provvedere a una diversa destinazione per l’edificio. Si attendeva una svolta l’11 febbraio, quando i due enti dovevano comparire davanti al giudice del Tribunale di Treviso. Invece, tutto è stato rinviato al 18 giugno.
Da qui le speculazioni su un nuovo possibile utilizzo della torre C dell’Appiani, con il sindaco Mario Conte che propone una struttura ricettiva scatenando le ire delle opposizioni e di Federalberghi Treviso: “Siamo contrari – ha affermato il presidente Giovanni Cher – a un nuovo albergo all’Appiani. I 65 alberghi della provincia, di cui 16 nel Comune di Treviso, coprono totalmente le richieste e hanno un’occupazione media di camere che non supera il 50%. Diciamo no a nuovi alberghi e sì piuttosto al rinnovamento di quelli esistenti”.
Inoltre, per realizzare una struttura ricettiva sarebbe necessario cambiare la destinazione d’uso dell’edificio all’interno del Piano degli Interventi da pubblico a privato, cosa che ha fatto drizzare le orecchie alle opposizioni, che chiedono non si lasci il destino e la programmazione del futuro della città solo in mano ai privati.
Nel contesto di totale incertezza si moltiplicano le ipotesi di destinazione per l’edificio. Tra queste ci sarebbe anche quella di portare all’Appiani l’Università, vista l’esigenza di nuove aule e strutture che hanno sia Padova che Venezia.
Altra carne al fuoco la mette l’eventuale spostamento alla caserma Salsa, proprietà del Demanio, della Guardia e dell’Intendenza di Finanza. I tempi saranno sicuramente lunghi, visto che ancora non sono iniziati i lavori di recupero dell’ex casema, ma c’è già chi denuncia il pericolo, fra mancato arrivo della Camera di Commercio e il vuoto creato dai trasferimenti, di un nuovo buco nero in città e del fallimento del progetto Appiani.