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Volontari in rete a Povegliano

Il progetto è attivo dal 2010 e mette insieme Servizi sociali del Comune, parrocchie e associazioni: per offrire ascolto, aiuto concreto e prospettive per il futuro a chi ha più bisogno
02/02/2024

Da oltre tredici anni, a Povegliano, è attivo il “Progetto rete” (Pr) sorto a sostegno di persone bisognose a seguito della crisi economica del 2008, abbattutasi su molte famiglie, in particolare straniere, che si vennero a trovare in serie difficoltà economiche per la perdita del lavoro. I crescenti disagi ricadevano sui parroci e sui Servizi sociali del Comune che, pertanto, dettero avvio a un programma di assistenza che richiedeva la collaborazione attiva della cittadinanza. In tale contesto, si venne a costituire un gruppo di solidarietà che ancora oggi vede il coinvolgimento del gruppo Auser di Povegliano, dei gruppi Alpini del territorio, dell’associazione “Al centro della vita” di Povegliano, del Ceod (Centro educativo occupazionale diurno, operante a Santandrà). Nasceva, così, una struttura territoriale formata da volontari, sensibili ai problemi degli altri e disponibili all’ascolto delle persone sole, prese da difficoltà di integrazione sociale e lavorativa, oltreché abitativa. Fin da subito, fiducia ed empatia sono state la vera forza del sistema: antidoto ai momenti di sconforto spesso dovuti al sovraccarico di impegni, nella constatazione che le altrui problematiche richiedevano tatto e professionalità, che le esigenze della gente da aiutare superavano le stesse disponibilità dei volontari.

Attualmente i volontari del Pr, appositamente e periodicamente formati, sono una cinquantina: intervengono sotto l’egida dei Servizi sociali e della parrocchia, ai quali compete il compito di segnalare dove intervenire; agiscono in coordinamento con i gruppi sociali sopra indicati al punto di dare forma a una struttura bene articolata, capace di ottimizzare le risorse e l’operato degli stessi volontari. E’ stato creato e sviluppato un sistema operativo, costruito sulle necessità di ciascuna famiglia, spesso ad personam, che comporta l’affiancamento di un tutor, il quale si fa carico di instaurare rapporti interpersonali e percorsi di accompagnamento: i beni materiali sono strumenti per farsi aprire le porte, per generare fiducia, empatia e amicizia solidale, per far emergere difficoltà occulte e trovare possibili rimedi. Tutto ciò ha fatto sì che il Pr di Povegliano potesse diventare pioniere di una solidarietà verso il prossimo e di riferimento anche per altre realtà territoriali.

L’operatività del progetto

Fin dal 2010, il Pr ha dato sostegno alimentare alle famiglie attraverso le raccolte effettuate dai volontari nei supermercati del territorio e con le donazioni di generi da parte dei parrocchiani. In aggiunta, dal 2021, ha avuto l’opportunità di aderire a un Banco alimentare, finanziato da fondi nazionali ed europei, potendo fruire di prodotti non deperibili con frequenza mensile e di frutta/ortaggi, con frequenza più o meno quindicinale. Il magazzino di riferimento è situato nei locali della cooperativa Amici della solidarietà di Montebelluna, mentre il deposito dei generi pronti per la distribuzione è nella canonica di Santandrà. In caso di necessità, le famiglie possono usufruire anche di farmaci da banco, che vengono raccolti durante la Giornata nazionale del farmaco nelle farmacie del territorio. I conferimenti di indumenti e scarpe dismessi e in buono stato da parte della cittadinanza è fattibile al Banco vestiario di Camalò, gestito da Auser comunale; parte del vestiario viene destinato a popolazioni colpite da calamità, guerre, povertà potendo fare affidamento ad associazioni caritatevoli del posto (per esempio alla popolazione ucraina, ai terremotati della catena dell’Atlante, in Marocco, a migranti della rotta balcanica), ma anche al carcere minorile di Treviso, a case di riposo, ospizi.

Bilancio dell’attività

Attualmente il Pr segue e assiste 20 famiglie: ben il 70% è italiana. Emerge che grande parte di esse, pur usufruendo del lavoro, non riesce a fare fronte ai costi della vita (affitto, scuola dei figli, alimenti, vestiario, bollette, ecc.); altre persone hanno perso il lavoro e per età o inabilità sono difficilmente rioccupabili. Tra i risultati che maggiormente gratificano i volontari, è la constatazione che dopo poco tempo alcune famiglie sono diventate resilienti, riuscendo nel giro di un paio di anni a proseguire da sole e a raggiungere una autonomia finanziaria: il bilancio di questi anni di attività mostra come quattro famiglie siano riuscite ad acquistare casa! La cosa più gratificante è l’apertura al dialogo, che le famiglie cercano di mantenere con i volontari che le hanno accompagnate nei periodi di difficoltà.

Prospettive future

Una analisi superficiale su quanto possa ancora servire al progetto fa emergere la necessità di ampliare la rete dei volontari. Pur dando atto dell’encomiabile opera dei Servizi sociali, da parte della gestione pubblica, servirebbe una politica più impegnata sul problema casa, così come nella costituzione di un sistema integrato che porti a favorire una maggiore offerta lavorativa: solo tramite un partenariato tra le Amministrazioni locali del circondario potrebbe essere facilitato l’inserimento nel mondo del lavoro degli inattivi. A ben considerare, la missione del Progetto rete si concilia con l’augurio formulato dal vescovo, Michele Tomasi, quando si è rivolto agli amministratori, invitandoli a essere capaci di “prendersi cura delle persone concrete, dei bisogni reali, della vita vera”. La silenziosa e discreta opera dei volontari del progetto ha dimostrato di poter soccorrere ai bisogni altrui non solo con le cose, ma con lo spirito di vicinanza e di conforto, facendo diventare realtà quello che è molto di più che un sogno.

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