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Monastier: una nuova presenza

Indagine sull'infermiere di famiglia e la popolazione anziana insieme all'Università di Padova e all'Ulss2

La nuova figura professionale dell’infermiere di famiglia o di comunità, prevista dal decreto Rilancio 2020, sarà al centro di un’iniziativa di ricerca alla quale collabora il Comune di Monastier di Treviso insieme all’Università di Padova e all’Ulss 2 Marca trevigiana. Il progetto è condiviso e approvato anche dalla Conferenza dei sindaci, che ne ha validato l’interesse per l’intera comunità territoriale. Nello specifico, l’attività consiste in una tesi di laurea sperimentale, grazie alla quale la laureanda intervisterà, tramite questionari anonimi, i circa 450 anziani di oltre 75 anni residenti a Monastier.

L’iniziativa è stata presentata alla stampa lunedì 31 maggio, in municipio, durante una conferenza stampa alla quale sono intervenuti i referenti delle varie realtà coinvolte nell’iniziativa: la sindaca di Monastier, Paola Moro; il direttore generale dell’Ulss 2, Francesco Benazzi; il direttore del distretto socio sanitario Treviso Sud, Maurizio Sforzi; la presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 2, Paola Roma; la relatrice della tesi di laurea, Silvia Sturniolo, con la sua laureanda in Scienze infermieristiche, Graziella Roggio, e il direttore del Servizio professioni sanitarie dell’Ulss 2, Alberto Coppe. In conferenza stampa c’erano infine Giuliana Menegaldo, infermiera di Monastier, che conosce bene il territorio e collabora in varie attività insieme all’Amministrazione comunale e Antonio Cristofoletto, della Protezione civile di Monastier, l’organizzazione di volontari che consegnerà nei prossimi giorni i questionari agli over 75 del paese.

La sindaca Moro ha spiegato come è nata l’opportunità di questo importante progetto di ricerca applicata, ringraziando tutti i referenti coinvolti. “L’infermiere di famiglia è colui che aiuta gli individui ad adattarsi a malattia e disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo lavorativo a domicilio della persona assistita e della sua famiglia. L’obiettivo è mantenere, e migliorare nel tempo, l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute”. Il dg Benazzi, annunciando l’assunzione di una settantina di questi infermieri da parte dell’Ulss ha ribadito quanto sia fondamentale questa nuova professionalità, facendo anche un excursus storico: “Di territorialità nell’assistenza sanitaria si iniziò a parlare nel lontano 1978, con l’istituzione del Servizio sanitario nazionale. L’infermiere di famiglia completerà quella riforma, creando un trait d’union fra utente-paziente e medico. Quando parliamo di cronicità, solitamente pensiamo alla popolazione anziana; in realtà, in Veneto il 12% delle persone con patologie gravi, è giovane. L’infermiere di famiglia avrà sia una funzione di cura della cronicità, ma anche di prevenzione”.

Tecnicamente, gli over 75 anni di Monastier riceveranno il questionario a casa in questi giorni; avranno tempo per restituirlo compilato fino al 26 giugno, anonimo, in una cassetta all’ingresso del Municipio. Le domande sono semplici, nel linguaggio e nella forma, con risposte chiuse oppure con l’opzione sì-no; sono state già testate du un piccolo campione. I questionari indagheranno sulle necessità sanitarie e di assistenza delle persone, per capire e analizzare i loro bisogni effettivi. La discussione della tesi di laurea è prevista per autunno 2021, solo allora si potranno conoscere i risultati. “Una delle maggiori lezioni del Covid - ha commentato il direttore distrettuale Sforzi - è che le persone possono essere curate bene anche a domicilio. Questa nuova figura di assistenza di prossimità, avrà un ruolo cruciale, poiché l’infermiere parla la stessa lingua dell’utente, gli è vicino, è colui che lo può comprendere e aiutare meglio, in rete con gli altri servizi territoriali”.

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