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Maddalena Volpato dichiarata venerabile, la gioia dei familiari e della comunità di Sant’Alberto

La notizia ha suscitato gioia nella comunità di Zero Branco, e in particolare di Sant’Alberto, dove è nata. Siamo stati nella sua casa natale, e nel cimitero. Ora si tratta di valorizzare il suo messaggio, ancora attuale

Una piccola casa rurale, oggi dismessa, immersa nelle campagne della Bertoneria, località del Comune di Zero Branco a circa tre chilometri dal centro della frazione di Sant’Alberto. Parte da qui il nostro breve itinerario alla scoperta delle radici di suor Maddalena Volpato (nata il 24 luglio 1918 a Sant’Alberto e morta il 28 maggio 1946 a Venezia), delle Figlie della Chiesa, dichiarata venerabile lo scorso 24 gennaio da papa Francesco.

Con il nipote nella casa natale

Siamo in via Gobbi, stradina che tra campi coltivati a radicchio, patate americane e tabacco, ci fa presto incontrare il fiume Zero, lungo il cui corso la stessa Maddalena - fin da bambina - raggiungeva a piedi, quasi quotidianamente, la chiesa parrocchiale.

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Qui incontriamo Giancarlo Volpato, uno dei nipoti di suor Maddalena. Aprendoci le porte di casa, dove in cucina campeggia un grande ritratto della Figlia della Chiesa, arriva subito la precisazione: “Ma io non l’ho mai conosciuta, sono nato nel ’51, lei era morta cinque anni prima - specifica col sorriso Giancarlo -. I miei ricordi sono, quindi, legati a quanto mi raccontavano i miei familiari: dicevano di quando andavano a trovarla in ospedale, a Venezia, al Lido, e di come fin da bambina avesse sentito la vocazione. Ha sofferto molto, tanto che le sue ossa erano state come mangiate dalla malattia. In questi giorni, con questa notizia, abbiamo ricevuto moltissimi messaggi di familiari, anche in giro per il mondo, di amici e concittadini zerotini che - da generazioni - conservano un ricordo di suor Maddalena”.

Quella di Maddalena - nona di dieci fratelli, come attesta il certificato di “stato di famiglia” che ci mostra Giancarlo - era una famiglia semplice, di quelle in cui l’unione e la solidarietà facevano la differenza. Per far fronte ai mille sacrifici che il periodo storico richiedeva. Siamo, infatti, verso la fine della Grande guerra, Maddalena nacque circa tre mesi prima dell’offensiva sul Piave e sul Grappa, poco prima della firma dell’armistizio.

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Giancarlo, attraversando il giardino della sua proprietà, ci accompagna, quindi, alla casa dove nacque Maddalena. Una piccola casa in mattoni, nata dove originariamente c’era una stalla e oggetto di ampliamento, man mano che la famiglia si ingrandiva. Poche finestre in legno, più di qualche crepa a segnare il trascorrere del tempo. Su tutto, colpisce una cosa: la terra battuta, a fare da pavimento nella maggior parte delle piccole stanze che la caratterizzano.

Il parroco: “Spiritualità da riscoprire”

Quella stessa terra in cui, più di cent’anni fa, Maddalena ha visto la luce, tra paglia e qualche coperta. Ma oggi quella terra rappresenta anche altro. Dice, infatti, bene don Davide Menegon, parroco di Zero Branco, Sant’Alberto e Scandolara, che incontriamo nella parrocchiale dove Maddalena fu battezzata, quando spiega che quella di suor Maddalena è “una vicenda preziosa e particolare allo stesso tempo, che ci fa tornare a una spiritualità a cui non siamo più abituati. Maddalena ha, infatti, offerto la propria sofferenza a Dio per l’unità dei cristiani, facendo proprio in tutto e per tutto il carisma della sua congregazione. La sofferenza, quindi, offerta per amore e redenzione. Questa vicenda, e l’enorme gioia e sorpresa con cui la nostra comunità ha appreso la notizia - peraltro durante la settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, aspetto che ci fa aprire ulteriormente gli occhi su questa tematica fondamentale - ci richiede un percorso di riscoperta, perché la vicenda di suor Maddalena continui a parlare a noi, nel mondo d’oggi. Pur nell’apparente distanza da quei valori e sentimenti, infatti, siamo chiamati a custodire la testimonianza di suor Maddalena, ad accogliere ogni giorno di più la grazia che questa notizia ha destato nella nostra comunità, quella di Sant’Alberto in particolare”.

Anche con questi sentimenti, in occasione della Quaresima, l’Unità pastorale di Zero Branco proporrà un ciclo di incontri, guidati da don Antonio Guidolin che, tra le altre cose, approfondiranno anche storia e vicende di suor Maddalena Volpato, così profondamente legate al mistero pasquale. Ma questo - assicurano da più voci a Zero Branco - non sarà l’unico modo in cui sarà rinnovato il ricordo di suor Maddalena.

Il sindaco: “La sua figura
un dono grande”

Il nostro percorso si chiude poco più in là della parrocchiale, al cimitero di Sant’Alberto dove, dal novembre 1972, riposano le spoglie mortali della Figlia della Chiesa. Qui, incontriamo il sindaco di Zero Branco, Luca Durighetto. Perché attorno alla vicenda di suor Maddalena comunità parrocchiale e civile, da sempre, hanno cooperato affinché la sua figura venisse valorizzata e ne fosse coltivato il ricordo. Percorriamo qualche metro dal portico di ingresso al cimitero - dove anni fa fu installata una targa che informa che “Qui riposa suor Maddalena Volpato, serva di Dio” - e arriviamo alla tomba di famiglia. Sulla lapide campeggia una preghiera alla Santissima Trinità ed è difficile, subito a fianco, non notare i molti rosari appesi alla lampada votiva.

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“La sua storia ha unito determinazione e impegno: cresciuta in una famiglia di agricoltori, come molte della nostra zona, ha dedicato la sua vita al servizio della comunità e a un ideale più grande. Ha abbracciato la vocazione religiosa con tutto il cuore, affrontando la sofferenza con una forza interiore straordinaria. La sua figura, per tutti gli zerotini, è un dono grande”, dice Durighetto. Per la famiglia, la Chiesa trevigiana, la sua congregazione, ma anche per la cittadinanza di Zero Branco.

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