Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Ospedale Castelfranco, Benazzi non convince il comitato locale
Il riassetto dell'ospedale di Castelfranco non convince molti, in testa il comitato “Difendiamo il nostro ospedale” di Castelfranco Veneto e poi i 20mila cittadini che hanno firmato la petizione proposta dagli attivisti. I quali, di recente, si sono rivolti direttamente al governatore Luca Zaia, per ottenere un incontro.
Lo IOV rimarrà a Castelfranco. Dove approderà entro il 2019. Lo ha affermato il direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi all’incontro organizzato dal Gruppo culturale godigese nella serata di mercoledì 14 giugno. E riguardo all’ospedale generalista, dice: “Non è vero che si vuole smantellare”. L’obiettivo del piano regionale sarebbe piuttosto quello di uniformare il servizio, rendendolo omogeneo nel territorio. E allo stesso tempo tagliare i costi, divenuti ormai insostenibili.
Da qui scaturisce la riforma, che prevede un assetto completamente rinnovato del servizio sanitario. In primis, una valorizzazione delle eccellenze, come la chirurgia della laringe a Vittorio Veneto, esemplifica Benazzi. D’altra parte, spiega il direttore generale, sono i dati a confermare che i pazienti tendono a rivolgersi al miglior specialista nel campo, per risolvere i loro problemi di salute. E poi c’è l’articolazione in hub e spoke: grandi ospedali con tutte le specialità ed ospedali satellite, strutture fortemente ridimensionate nella quantità e nella varietà dei servizi offerti.
Un riassetto che non convince molti, in testa il comitato “Difendiamo il nostro ospedale” di Castelfranco Veneto e poi i 20mila cittadini che hanno firmato la petizione proposta dagli attivisti. I quali, di recente, si sono rivolti direttamente al governatore Luca Zaia, per ottenere un incontro.
“Quando un Irccs (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ndr)si affianca a un ospedale di territorio per offrire servizi aggiuntivi destinati all’intera regione esso non opera a scapito dell’esistente e dovrebbe, per definizione e per buon senso, vedere i propri posti letto quantificati come ulteriori rispetto a quelli Ulss, non come causa di tagli massicci e di pesantissimi ridimensionamenti” scrive il presidente del Comitato Alberto Genesin. “Per non parlare del destino di alcuni reparti non oncologici – prosegue – quelli che il piano della Regione intende far confluire nello IOV e che oggi erogano decine di migliaia di prestazioni non oncologiche ogni anno. Chi assicurerà queste prestazioni, dalla Gastroenterologia all’Urologia, fino all’Anestesia e alla Rianimazione per pazienti non oncologici?”. La Gastroenterologia, secondo i dati meticolosamente raccolti dal Comitato, effettuerebbe ogni altro 17mila prestazioni di tipo ambulatoriale, meno del 20% delle quali riguarderebbe l’ambito oncologico. “Come verranno riassorbite quelle prestazioni quando sarà trasferita sotto lo IOV?” chiede Genesin. Rassicurazioni “generiche”, secondo il presidente, quelle ottenute finora, rispetto a possibili future convenzioni con l’Istituto, il quale, per vocazione, dovrebbe occuparsi soltanto di casi iper-specialistici.
Da queste considerazione scaturisce la proposta del Comitato: ripartire equamente il sacrificio, in termini di posti letto, tra tutti gli ospedali del Veneto, ciascuno dei quali cederebbe due posti letto. In sintonia con tale prospettiva il capogruppo Pd Claudio Beltramello, che aveva proposto la cessione di un posto letto per ospedale, per arrivare dai 170 posti generalisti promessi dal dirigente area sanità in Regione Domenico Mantoan, a 225. Ma per Genesin non basta e bisogna puntare a 270 posti letto circa. Anche i sindaci della Castellana si sono mobilitati, esortando una decisione definitiva sulla radioterapia, un occhio di riguardo alla medicina territoriale e all’ospedale di comunità e un aumento dei posti letto.
Chi vivrà, vedrà, verrebbe da dire. E in molti vivranno, se è vero che, come vanta Benazzi, la provincia di Treviso è prima in Italia e al mondo per vita media delle donne. Un dato che da solo confermerebbe l’eccellente servizio sanitario offerto in questo territorio, almeno per ora.