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Lavoro, la manager Alessandra Venturin: "giovani, mettetevi in gioco"
La top manager castellana nel gruppo multinazionale VF Corporation si racconta. "Da ogni lavoro si deve tirar fuori il meglio possibile, riconoscendo le competenze acquisite, l'impegno, il progresso, con onestà e verità" e, nonostante la crescente disoccupazione giovanile in Italia, Alessandra incita i giovani: "siamo noi, con i nostri comportamenti, a fare la differenza".
La grinta per mettersi in gioco, la perseveranza a raccogliere il buono da ogni esperienza, l’umiltà con cui guardare al proprio percorso. Ed anche la passione che è cura per ciò che si fa ma prima ancora per ciò che si è. Alessandra Venturin, senior manager nel gruppo multinazionale VF Corporation, ne è convinta: il mondo del lavoro oggi è sicuramente complesso ma resta uno dei luoghi per eccellenza in cui misurare non solo le proprie compentenze professionali ma anche le risorse personali.
Classe 1975, castellana di origine, da alcuni anni vive vicino a Lugano. Era partita dall’Italia alla volta di Londra una decina di anni fa, in tasca una laurea in economia, un corso di perfezionamento all’università americana di Asolo e diverse esperienze professionali, oltre che “il desiderio di fare qualcosa di più, entrare a contatto con mondi, culture, approcci diversi – racconta -; in pochi mesi sono stata assunta in Timberland, ho fatto la mia gavetta maturando competenze ed esperienza di vita. Ho subito imparato che non per forza arriva subito il lavoro che tu pensi «perfetto» per te, ma da ogni lavoro si deve tirar fuori il meglio possibile, riconoscendo le competenze acquisite, l’impegno, il progresso, con onestà e verità”.
Quando Timberland venne acquistata dal gruppo americano VF Corporation, il quartier generale si trasferisce in Svizzera. Ed anche Alessandra. “Lavorare per una realtà così grande ed articolata è una sfida: ciò che conta sono i risultati, il fatturato che devi raggiungere e sulla base del quale si esprimono gli analisti e la borsa. Per centrare gli obiettivi, però, l’azienda ti offre un ampio spazio di autonomia e di libertà, che poi significa la responsabilità delle scelte che compi. E’ un aspetto molto importante, questo, perchè ti porta a tirare fuori tutte le tue risorse ed a migliorare”. Lei usa la parola “ti stretchiano”, che in inglese significa letteralmente “allungarsi al massimo delle possibilità”.
“E’ poi c’è un altro tema importante, che proprio a partire dalle generazioni più giovani va recuperato: quello della stima tra colleghi. Non se ne parla mai perché si preferisce vedere gli aspetti negativi, sottolineare ciò che non funziona. Ma le aziende cercano persone capaci di essere collaborative, e non è una «finta» richiesta perché apprezzare i colleghi, mettersi nelle condizioni di provare stima per chi lavora accanto a te è ispirazione, energia, stimolo a migliorare. Così è facile arrivare a sorprendersi, per gli altri o per se stessi”. Vale per il mondo del lavoro, ma non solo.
“E’ innegabile che in Italia il tema della disoccupazione, della lenta ripresa, della fatica a trovare un impiego incidano anche sull’approccio dei giovani e sulla frustrazione che si respira - prosegue Alessandra -, ma alla fine io sto capendo che siamo noi, con i nostri comportamenti, a fare la differenza anche nei contesti poco stimolanti o addirittura negativi”.
Per questo, conoscere bene una lingua straniera ed allenarsi al confronto con le diversità per avere un approccio aperto sono risorse utili da poter mettere in campo all’occorrenza: “Quando arrivai in Inghilterra mi colpì la loro concretezza: ciò che conta è cosa sai fare e cosa puoi fare di utile per l’azienda; l’età, il sesso, l’accento, non sono aspetti che possono incidere. La scelta di trasferirsi all’estero non è per tutti, ma di ciascuno è la responsabilità di decidere come si vuole stare dentro ai luoghi della vita quotidiana, compresi quelli lavorativi”.