Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
L'abbraccio di Marcon a don Enrico
“La gioia più profonda è la contemplazione dell’opera di Dio, che ha portato a compimento l’opera iniziata con don Enrico” ha ricordato don Matteo Gatto nell’omelia della prima messa di don Enrico Fusaro. Il neosacerdote ha ringraziato la sua famiglia, la parrocchia di Marcon, il Seminario e le comunità in cui ha svolto il suo servizio
“Misericordias Domini in aeternum cantabo”: canterò in eterno le misericordie del Signore! Questo il motto scelto da don Enrico Fusaro per la sua ordinazione presbiterale; questo lo stile con cui ha celebrato domenica scorsa, 21 maggio, la sua prima Messa a Marcon. Un abbraccio caloroso quello che tutta la Comunità parrocchiale ha rivolto al novello sacerdote: una parrocchia che è abituata ad organizzare questo tipo di festa. Infatti, è già il secondo anno consecutivo che festeggia per la grazia di un nuovo sacerdote diocesano dopo quella dell’anno scorso per don Matteo Andretto. Don Enrico Fusaro ha celebrato nella chiesa dei Santi Patroni d’Europa assieme al parroco don Silvano Filippetto, alla sua famiglia, a tantissimi amici, a numerosi confratelli sacerdoti, ma soprattutto circondato da un affetto sincero e spontaneo che è stato valorizzato anche dagli splendidi canti eseguiti dal Coro giovanile ed adulto di Marcon, dall’animazione del gruppo Scout, Catechisti e dall’Azione cattolica presenti numerosi alla celebrazione. Don Matteo Gatto, parroco di San Giuseppe di Treviso, dove don Enrico ha svolto il suo servizio negli ultimi quattro anni, nell’omelia ha evidenziato che la gioia più vera e profonda è la contemplazione dell’opera di Dio, che ha portato a compimento l’opera iniziata con don Enrico. Don Matteo ha più volte sottolineato che non eravamo lì per celebrare una persona ma Dio, per contemplarlo, manifestandogli una profonda gratitudine e rinnovando la nostra fiducia nella sua opera provvidente che mai delude le nostre aspirazioni e le nostre grandi speranze: ha affidato, infine, don Enrico alla misericordia del Signore augurandogli che sia sempre Lui il protagonista della sua vita, sia nei momenti felici che in quelli difficili, e che don Enrico, nel suo essere sacerdote, sia sempre quel Gesù buon pastore che è dono per la Chiesa, per il mondo, per gli altri, per tutti coloro che credono, che stanno cercando Dio o che hanno smesso da tempo di cercare. Don Enrico, alla fine della celebrazione, con quello stile semplice e famigliare che lo contraddistingue, ha voluto ringraziare le comunità che l’hanno portato a diventare sacerdote: in primis la sua famiglia, la sua parrocchia d’origine, il Seminario diocesano e quelle in cui ha svolto il suo servizio. Ha ringraziato di cuore, in particolare, tutti coloro che negli anni del suo cammino vocazionale hanno pregato per lui e che, in vari modi, l’hanno aiutato a consacrare definitivamente la sua vita a Dio: uno speciale saluto è stato rivolto al parroco “storico” di Marcon, don Domenico Trivellin, presente alla celebrazione, così come ai cappellani che si sono succeduti negli anni, don Daniele Liessi, don Paolo Magoga e don Claudio Girardi; quest’ultimo, dal cielo - ha ricordato don Enrico -, ha continuato a vegliare su di lui e l’ha sempre ispirato nel suo cammino di servizio al Signore e ai fratelli.